Il settore delle estrazioni è in crisi?

Una società del settore un tempo ricchissima oggi è costretta a svendersi: Bloomberg dice che la sua storia potrebbe essere esemplare

di Thomas Biesheuvel – Bloomberg Business

(AFP PHOTO / MARCO LONGARI)
(AFP PHOTO / MARCO LONGARI)

Persino per una società che un tempo aveva il monopolio mondiale della produzione dei diamanti e che per un secolo si è quasi sempre soltanto ingrandita, la drastica diminuzione dei prezzi dei prodotti di lusso è stato un colpo duro. La Anglo American, una società angloamericana che ha avuto il suo picco negli anni Novanta e col tempo aveva investito in diversi settori, si restringerà fino a diventare irriconoscibile: martedì scorso il suo CEO Mark Cutifani ha annunciato la vendita di diversi asset dell’azienda, la chiusura di alcune miniere e il taglio di posti di moltissimi lavoro. Secondo il Financial Times, le “colpe” di Anglo American sono molte: non ha sfruttato l’estemporanea espansione del mercato del lusso in Cina, ha troppi interessi in Sudafrica dove il governo è molto rigido sul business e ha provato più volte a “ristrutturarsi” senza successo.

Fra le probabili vittime dei tagli annunciati da Cutifani ci sarà anche la Minas Rio, una miniera brasiliana di materiali ferrosi costata 14 miliardi di dollari e diventata l’epitome dei fallimenti della Anglo American. Secondo Jeremy Wrathall, responsabile delle risorse naturali della società di consulenza Investe, «Minas Rios è stata la dimostrazione più eclatante dei loro fallimenti, causata da una serie di errori strategici in una specie di abbaglio collettivo». Come le banche prime della crisi finanziaria o le società di energia prima del crollo dei prezzi del petrolio, quella della Anglo American è la classica parabola della società che vive al di sopra delle proprie possibilità e poi rimane con in mano quasi nulla quando il mercato prende un’altra strada. Cioè quello che sta capitando ad altre società che si occupano di materiali preziosi, colpite dalla fine del “boom” del lusso e di altri materiali in Cina: secondo Associated Press, la crisi di Anglo American è «il segno di una crisi globale del settore».

85mila posti di lavoro in meno
Cutifani ha detto che la Anglo American impiegherà solamente 50mila persone, cioè 85mila in meno di oggi. Controllerà solamente 25 asset, 30 in meno di quanti ne possiede oggi. E le miniere che non renderanno saranno vendute o semplicemente chiuse. Eppure banche come la HSBC dicono che tutto questo non sarà sufficiente, nel caso i prezzi bassi del lusso diventeranno la norma.

Mercoledì 9 in borsa Anglo American è arrivata a perdere il 14 per cento, prima di recuperare e chiudere sotto “solamente” del 2 per cento. Solamente a Londra, quest’anno le sue azioni hanno perso il 73 per cento, diventando la peggiore azienda secondo l’indice indipendente FTSE 100. La Anglo American non è l’unica compagnia di estrazioni che sta soffrendo: lo scorso mese la britannica Lonmin Plc ha dovuto ricorrere ai propri azionisti per evitare il crollo.

Cutifani, che ha 57 anni ed è CEO dal 2013, ha spiegato che gli asset di Anglo American «devono rendere soldi, altrimenti non saranno più compresi nel portfolio. Semplice». Nel 2007, nel periodo di massimo splendore della società, quando il prezzo del platino e del nickel erano quasi al loro livello record, l’azienda aveva un profitto annuale di 7,3 miliardi di dollari e il valore delle sue azioni superava gli 80 miliardi. Secondo gli analisti quest’anno Anglo American avrà perdite per 2,8 miliardi di dollari. Cutifani ha detto agli azionisti che la società non distribuirà dividendi almeno fino al 2017. Oggi le azioni di Anglo American valgono circa 6,3 miliardi di dollari, e ha contratto debiti per 11,9 miliardi.

Paul Gait, un analista della società londinese Sandord C. Bernstein, ha detto a Bloomberg TV che «questi sembrano i primi segnali del fatto che l’industria delle estrazioni stia per crollare. Anglo era una società molto diversificata. Ora vende il 60 per cento degli asset».

Fondata nel 1917 dall’imprenditore e filantropo Ernest Oppenheimer, Anglo American è stata costruita sfruttando le enormi miniere d’oro presenti in Sudafrica. Nel 1926, dopo aver preso il controllo della famosa azienda De Beers – di cui possiede ancora l’85 per cento – si è concentrata molto sui diamanti. In seguito si è occupata anche di platino e carbone, e nel corso del Ventesimo secolo è diventata sempre più ricca e potente. Sotto Harry Oppenheimer, il figlio di Ernest, la Anglo American espanse i propri orizzonti, entrando nel business di acciaio, legno e persino rame.

Più di recente, ha cercato di espandersi nel settore dei materiali ferrosi per cercare di sfruttare l’apparentemente insaziabile bisogno della Cina di acciaio. Sull’onda di quella tendenza, venne comprata e costruita Minas Rio per un totale di 14,1 miliardi di dollari: da allora il prezzo dei materiali preziosi – così come quello di carbone, diamanti, oro e altri materiali estratti dal suolo – è crollato. Cutifani dice che Minas Rio difficilmente rientrerà nella lista di miniere che non verranno chiuse, ma che le verrà data una possibilità di migliorare i propri numeri prima di prendere una decisione finale.

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