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  • Giovedì 19 novembre 2015

Reuters non userà più i file RAW

Ai profani la cosa non dirà niente ma per i fotoreporter è una notizia: l'agenzia vuole immagini più leggere e aderenti alla realtà, e le vuole prima

YOSHIKAZU TSUNO/AFP/Getty Images
YOSHIKAZU TSUNO/AFP/Getty Images

L’agenzia di stampa internazionale Reuters ha chiesto ai suoi fotografi freelance di non inviare più fotografie in formato RAW e di preferire sempre i file JPEG, che vengono prodotti dalla macchina fotografica al momento dello scatto. I file RAW – una parola che in inglese significa “grezzo”, nel senso di “non lavorato” – sono molto usati in fotografia perché raccolgono le informazioni necessarie per riprodurre le immagini digitali senza elaborarli come succede quando, per esempio, viene prodotto un file JPEG. Quando si scatta una fotografia salvandola come file RAW, quindi, si ottiene un file più pesante ma che permette maggiori manipolazioni successive senza che si perda la qualità dell’immagine finale. Per fare un paragone: il file RAW è più simile al negativo di una foto scattata su pellicola, mentre il JPEG è, per restare nel paragone, una fotografia già stampata e che quindi si può manipolare di meno.

Reuters ha spiegato la decisione di non accettare più fotografie RAW dicendo di averla fatta per preservare il lato giornalistico del lavoro fotografico rispetto a quello artistico. Per farla breve, dice Reuters, il file JPEG offre maggiori garanzie di fedeltà alla realtà e quindi ha un valore giornalistico superiore. Reuters ha anche parlato di un secondo fattore che ha determinato la scelta, ovvero dare priorità alla velocità sulla qualità: i file JPEG non richiedono molto lavoro di post produzione e possono quindi essere inviati più rapidamente. Meno lavoro e maggiore velocità di invio può significare, per un’agenzia di stampa, avere un’immagine e poterla distribuire ai suoi clienti prima della concorrenza.

La scelta di Reuters, soprattutto se si pensa al valore giornalistico delle fotografie, si inserisce nella discussione che va avanti da tempo sull’opportunità di ritoccare o meno una fotografia giornalistica per renderla più bella ed efficace ma meno aderente alla realtà. Molte delle foto che vediamo ogni giorno hanno subito procedimenti di ritocco che le rendono diverse dalla loro prima versione, quella prodotta dalla macchina fotografica: spesso le foto vengono ritagliate, i colori vengono regolati così come anche la luminosità dell’immagine. Come ha fatto notare The Verge, tuttavia, vietare i file RAW potrebbe compromettere doppiamente la qualità delle immagini. Molte delle regolazioni permesse dai file RAW in post produzione, per esempio il bilanciamento del bianco, possono essere fatte prima di ogni scatto cambiando le impostazioni della macchina fotografica a seconda delle condizioni di scatto. Queste operazioni, seppur non particolarmente complicate, richiedono del tempo e, in certe condizioni, potrebbero far perdere tempo prezioso ai fotografi.