Augusto Minzolini dopo la condanna

Dopo la sentenza definitiva per peculato – "un tempo si sarebbe definita esemplare" – decadrà da senatore e perderà il posto in RAI, racconta la Stampa

Vincenzo Livieri - LaPresse
Vincenzo Livieri - LaPresse

Ugo Magri ha raccontato sulla Stampa di sabato della condanna in Cassazione a due anni e mezzo di reclusione per peculato contro Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia e giornalista, già inviato ed editorialista della Stampa e direttore del TG1 dal 2009 al 2011. Minzolini era stato accusato di aver utilizzato indebitamente la carta di credito aziendale messagli a disposizione dalla RAI quando era direttore del TG1 e di aver speso 65 mila euro in modo non giustificabile. Il processo era iniziato nel 2012 e Minzolini era stato assolto in primo grado nel febbraio del 2013 dal tribunale di Roma “perché il fatto non sussiste”. Il processo di appello, tuttavia, si era concluso nel 2014 con una condanna e Minzolini aveva fatto ricorso in Cassazione. Ora, spiega la Stampa, Minzolini sconterà la sua pena probabilmente agli arresti domiciliari o con un affidamento ai servizi sociali: perderà il suo posto da senatore, per via della legge Severino, e il posto di lavoro in RAI da cui era in aspettativa.

Chi si augurava che Augusto Minzolini venisse severamente punito per quei 65 mila euro spesi con la carta di credito della Rai, tutti restituiti ma non in tempo per schivare l’inchiesta penale, adesso può essere soddisfatto: l’ex direttore del Tg1 è stato condannato in via definitiva a 2 anni e mezzo di carcere, pena che un tempo si sarebbe definita «esemplare», sei mesi più di quanto avessero chiesto gli stessi pubblici ministeri e solo due in meno di quanti ne ha patteggiati l’ex governatore del Veneto Galan, con tutto che si trattava del Mose e di tangenti per milioni. Se gli va bene, Minzolini finirà ai servizi sociali, altrimenti lo terranno a scontare chiuso in casa o dietro le sbarre.

Verrà logicamente espulso dal Senato per effetto della legge Severino, dunque niente più indennità parlamentare che percepiva dal 2013 quando fu eletto nelle fila forziste. Sarà inoltre allontanato dalla Rai, dov’era in aspettativa, anche come conseguenza dell’interdizione dai pubblici uffici comminata in appello. Cosicché a 57 anni, di cui 35 passati a raccontare da giornalista gli intrighi di palazzo, una laurea «honoris causa» quale retroscenista spregiudicato e una voce a lui dedicata sull’enciclopedia Treccani, «Minzo» si ritroverà sul lastrico (oltretutto senza nemmeno un soldo da parte, essendosi affidato per la difesa a costosissimi principi del foro). E con un’altra inchiesta penale a carico, per aver declassato di ruolo una collega quando dirigeva il Tg1 (abuso d’ufficio è l’ipotesi di reato).

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