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  • Mercoledì 4 novembre 2015

La storia del veterinario piemontese che ha ucciso un leone

Se ne parla molto per via di una sua foto con un leone che ha ucciso: lui si è difeso e dice di voler far causa a chi lo ha insultato

(Twitter)
(Twitter)

Sui giornali di oggi si parla molto di Luciano Ponzetto, un veterinario di Caluso, un comune vicino a Torino, che durante un safari in Tanzania ha ucciso un leone. Ponzetto è stato paragonato da molti a Walter Palmer, il dentista del Minnesota che alcuni mesi fa uccise il leone Cecil, uno dei più famosi e popolari animali del parco nazionale Hwange in Zimbabwe. Il leone fu portato con un’esca fuori dal parco – dove la caccia è illegale – e poi ucciso. Nel caso di Ponzetto non ci sono prove del fatto che l’uccisione del leone sia stata illegale. Ciononostante Ponzetto è stato molto criticato su internet, un po’ come successe con Palmer: molti trovano soprattutto incoerente la professione di veterinario con l’atto di uccidere un leone “per hobby”.

https://twitter.com/Agenzia_Ansa/status/661850027392933888

L’immagine che mostra Ponzetto con il leone ucciso – scattata circa cinque anni fa, secondo quanto detto da Ponzetto – si trovava (non è ben chiaro da quando) sul sito del club “Safari Italian Chapter” di Biella, in Piemonte: sul sito c’erano anche altre foto di Ponzetto con altri animali uccisi. Qualcuno ha riconosciuto Ponzetto nell’immagine e ha iniziato a diffondere la fotografia sui social network, spesso accompagnandola a degli insulti. Il sito di “Safari Club International – Italian Chapter” ha ora rimosso la foto di Ponzetto, insieme a quelle di altri membri del club ritratti con gli animali da loro uccisi. Il club si definisce una «associazione dedita alla conservazione della natura e difesa della caccia».

Ponzetto ha 50 anni, è direttore sanitario del canile di Caluso e nelle ultime ore ha diffuso un comunicato in cui spiega che «la professione di veterinario non è incompatibile, né sotto il profilo deontologico né sotto quello morale, con attività di caccia o safari, praticate nel rispetto delle vigenti leggi, ove esse possono essere svolte». Ansa scrive che Thomas Bottello, presidente dell’ordine dei medici veterinari della provincia di Torino, ha dato ragione a Ponzetto, spiegando: «Si tratta di una attività hobbistica regolamentata dalle leggi che non ci consentono dunque di prendere provvedimenti nei suoi confronti”. Ansa scrive che nel frattempo Ponzetto ha presentato due denunce presso i carabinieri di Caluso: «Una contro ignoti per quanto riguarda i commenti postati sul web e una per diffamazione a mezzo stampa».

In un’intervista data alla Stampa, Ponzetto ha confermato di essersi rivolto ai carabinieri e ha spiegato che continuerà a cacciare «fino a quando le leggi lo permetteranno», aggiungendo che «quello che per tanti è un hobby inaccettabile, è un pezzo della mia vita, della mia cultura e delle tradizioni che oggi tutti vorrebbero dimenticare».  Alla domanda “E questi viaggi, in fin dei conti non hanno lo scopo di uccidere?”, ha risposto:

No. I safari in Africa, i tour in Nepal e in Pakistan a cui ho avuto la fortuna di partecipare, sono prima di tutto delle avventure. Ho vissuto esperienze indimenticabili, notti trascorse nella neve, in condizioni proibitive. Il fatto di poter rientrare a casa con una sorta di trofeo, una preda uccisa, è solo un aspetto secondario. Tanti dimenticano che la sopravvivenza di certi parchi è retta anche da questa forma di turismo.