Le proteste contro Renoir a Boston

Un gruppo di persone chiede che siano rimossi i quadri del pittore francese dal Museum of Fine Arts perché "fanno schifo"

La manifestazione di lunedì davanti al Museum of Fine Arts di Boston (Instagram)
La manifestazione di lunedì davanti al Museum of Fine Arts di Boston (Instagram)

Lunedì 5 ottobre un piccolo gruppo di persone ha organizzato una protesta davanti al Museum of Fine Arts di Boston, negli Stati Uniti, per chiedere al museo di rimuovere tutti i quadri di Pierre-August Renoir, pittore francese tra i più importanti esponenti dell’Impressionismo. I manifestanti hanno mostrato cartelli con le scritte “ReNOir”, “Dio odia Renoir” e “Renoir fa schifo”, guidati dall’organizzatore della manifestazione Max Geller, che intervistato dal Guardian sul perché di tanto odio nei confronti di Renoir ha risposto: “Perché così tante persone pensano che fosse bravo? Avete visto i suoi quadri? Nella vita reale, gli alberi sono meravigliosi. Se prendessimo per buone le cose fatte da Renoir, penseremmo che sono un’accozzaglia di scarabocchi verdi”.

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L’insolita campagna contro Renoir dura da qualche tempo e ha anche portato alla creazione di un account su Instagram, che si chiama “Renoir dipinge da schifo”, dove vengono mostrate fotografie dei quadri con persone che fanno smorfie disgustate. A Geller l’idea è venuta dopo avere visitato la Barnes Foundation di Philadelphia, dove sono conservati molti quadri del pittore francese. Anche grazie al recente interesse dei media, l’account Instagram ha raggiunto quasi 5mila iscritti e molte fotografie hanno più di cento like e molti commenti.

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Tra i commentatori delle fotografie c’è anche una Genevieve Renoir, che dice di essere una lontana discendente del pittore. Sotto a una foto ha scritto che Geller non dovrebbe fare critiche di quel tipo, visto che nessuno dei suoi avi ha dipinto quadri con quotazioni da decine di milioni di euro: “Nel frattempo, comunque, possiamo dire che il mercato ha parlato e che Renoir non faceva schifo a dipingere”. Geller ha risposto dicendo che si tratta di un’assurdità pensare “che dovremmo lasciare il libero mercato a decidere la qualità”. L’iniziativa di Geller sembra comunque quella di un troll, considerato il tipo di risposte che dà, alla signora Renoir ha anche detto che il libero mercato ha favorito molte altre cose che “fanno decisamente schifo” come il cambiamento climatico, la schiavitù, il colonialismo, la distruzione degli ambienti marini delle otarie e le pubblicità in televisione.

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Secondo Geller, il museo di Boston dovrebbe sostituire i Renoir con altri quadri che rappresentino una realtà più composita, al posto delle sue opere con “solo uomini bianchi e i loro sguardi fissi da uomini bianchi”. Sebastian Smee del Boston Globe, il principale giornale della città, ammette che alcuni quadri di Renoir sono stucchevoli e ripetitivi, ma sostiene che nelle collezioni del museo ce ne sono anche di magnifici come “Ballo a Bougival”, concludendo impietosamente il suo articolo con una considerazione: “Se non ti piace Renoir, benissimo, schifalo. Sia tu che io abbiamo un sacco di altri quadri tra i quali scegliere al Museum of Fine Arts. Se vuoi mettere in piedi una protesta contro Renoir, probabilmente hai altri motivi. O nessun motivo significativo per farlo”.

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