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  • Martedì 21 luglio 2015

Le presidenziali in Burundi oggi

Ci sono stati scontri nella notte e dopo l'apertura dei seggi: si prevede la rielezione per un terzo mandato dell'attuale presidente

Una donna a un seggio di Bujumbura, Burundi, 21 luglio 2015 (AP Photo/Jerome Delay)
Una donna a un seggio di Bujumbura, Burundi, 21 luglio 2015 (AP Photo/Jerome Delay)

Oggi si vota in Burundi per le elezioni presidenziali: hanno il diritto di voto circa 3,8 milioni di persone. I principali giornali internazionali scrivono che molto probabilmente verrà rieletto per un terzo mandato il presidente Pierre Nkurunziza e che gli altri sette candidati hanno scarse possibilità di farcela. Nella notte e nella mattina di oggi ci sono stati spari, raffiche di mitra e esplosioni nella capitale Bujumbura e in altre diverse zone del paese: secondo un funzionario del governo citato dai media locali un poliziotto e un civile sono rimasti uccisi. Il governo ha definito le violenze delle ultime ore «atti terroristici» per impedire lo svolgimento del voto e ha esplicitamente accusato l’opposizione.

Martedì mattina, poche ore prima che i seggi aprissero, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha invitato le autorità del paese a «fare di tutto per garantire la sicurezza e lo svolgimento pacifico» delle elezioni presidenziali. Da tempo la situazione del paese è piuttosto caotica con continui scontri tra manifestanti anti-governativi e polizia che hanno causato la morte di almeno 80 persone e un tentato colpo di stato, poi fallito, lo scorso maggio.

Le proteste erano cominciate il 26 aprile, dopo che il presidente uscente, Pierre Nkurunziza, aveva annunciato di volersi candidare alle prossime elezioni. Nkurunziza è presidente dal 2005, eletto dal Parlamento, ed è stato poi rieletto con voto popolare nel 2010: per questo (per essere stato eletto la prima volta non con un voto popolare) aveva detto di poter presentare una nuova candidatura quest’anno, nonostante sia la Costituzione del paese che gli accordi di pace successivi alla guerra civile imponessero un limite di due mandati consecutivi, mentre i suoi oppositori lo accusavano e lo accusano di voler forzare la legge per mantenere il potere. Lo scorso 5 maggio la Corte Costituzionale del paese aveva dato ragione alla sua interpretazione della legge, autorizzando di fatto la sua nuova candidatura.

Il Burundi
Il Burundi è un paese senza sbocco sul mare dell’Africa centrale: si trova nella regione dei Grandi Laghi, conosciuta in Occidente per i massacri degli anni Novanta e in particolare per il genocidio in Ruanda, quando nel giro di 100 giorni furono uccise 1 milione di persone. Il Burundi, che è uno dei paesi più poveri al mondo (si stima che più di due terzi della popolazione viva al di sotto della soglia di povertà) ha circa 10 milioni di abitanti: l’etnia prevalente è quella degli hutu (85 per cento) e poi ci sono i tutsi (14 per cento). La storia del Burundi è molto legata a quella del Ruanda, come hanno dimostrato le stragi degli anni Novanta. Il paese controllato dai tedeschi fino alla fine della Prima guerra mondiale, poi diventò colonia del Belgio, che allo stesso tempo prese il controllo anche del Ruanda. Nel 1924 il Belgio ottenne mandato dalla Società delle Nazioni – l’antenato delle Nazioni Unite – di amministrare i due territori, che vennero chiamati come un’unica entità, il Ruanda-Urundi. La situazione rimase simile nel 1945, quando la Società delle Nazioni fu sostituita delle Nazioni Unite. Ruanda e Burundi ottennero l’indipendenza dal Belgio solo nel 1962.

I primi anni dall’indipendenza furono molto difficili per il Burundi. Il re aveva nominato un primo ministro tutsi, nonostante gli hutu fossero la maggioranza nel paese e in parlamento. Cominciò un periodo di grandi violenze, durante il quale gli hutu cercarono di prendere il potere diverse volte ma furono repressi dai tutsi. Alle violenze etniche si aggiunsero anche scontri politici interni alle varie fazioni. I tutsi rimasero al governo per molti anni: solo nel 1993 fu eletto il primo presidente hutu del Burundi, Melchior Ndadaye: sia lui che il suo successore, Cyprien Ntaryamira, furono uccisi nel giro di pochi mesi. Ntaryamira morì insieme al presidente del Ruanda mentre i due erano a bordo di un aereo che fu abbattuto da un razzo, episodio che diede inizio al genocidio ruandese. Dopo colpi di stato e vari massacri, hutu e tutsi raggiunsero un accordo ad Arusha, nel nord della Tanzania: tra le altre cose, l’accordo stabiliva che il presidente del Burundi non potesse rimanere in carica per più di due mandati.

Chi è Pierre Nkurunziza
È il presidente del Burundi dal 2005, e fino ad allora era stato il capo del partito “Consiglio nazionale per la difesa della democrazia – Forze per la difesa della democrazia”, CNDD-FDD in sigla, il più importante gruppo di ribelli durante la guerra civile in Burundi (1993-2005). Nkurunziza, di etnia hutu, si unì al CNDD-FDD nel 1995, dopo che un attacco dell’esercito controllato dai tutsi nel suo campus universitario uccise circa 200 persone. Nel 1998 un tribunale burundese lo condannò a morte in contumacia per i crimini che aveva commesso durante la sua militanza nel gruppo dei ribelli. Alla fine degli anni Novanta il CNDD-FDD si divise in varie fazioni, e Nkurunziza riuscì a prendere il controllo di una di queste. Nel 2003 riuscì a negoziare un accordo di pace con l’allora presidente Domitien Ndayizeye: come parte dell’accordo, Nkurunziza ricevette l’immunità nel processo in cui era stato condannato per crimini di guerra. Nel 2005 divenne presidente, votato dal parlamento, poi rieletto nel 2010.