Chi era Claudio Caligari

Spiegato da Valerio Mastandrea che era stato protagonista del suo secondo film, produttore del suo terzo film e suo amico

Mastandrea e Caligari, in una foto postata sul 
 profilo Twitter di Valerio Mastandrea
Mastandrea e Caligari, in una foto postata sul profilo Twitter di Valerio Mastandrea

La sera del 26 maggio è morto a Roma, a 67 anni, il regista Claudio Caligari. Nella sua vita Caligari ha diretto tre film: Amore tossico nel 1983, L’odore della notte nel 1998 e Non essere cattivo, finito di girare nell’aprile 2015. Amore tossico è un film su un gruppo di ragazzi romani con dipendenza da eroina: la sua particolarità è che a interpretarli non furono attori ma persone con un problema – presente o passato – di dipendenza da eroina. L’odore della notte parla invece di una banda di rapinatori nelle periferie romane degli anni Settanta. Il film è tratto dal romanzo Le notti di arancia meccanica di Dido Sacchettoni e l’attore protagonista è Valerio Mastandrea.

Grazie all’aiuto e alla collaborazione di Mastandrea, Caligari ha potuto negli ultimi mesi girare il suo terzo ed ultimo film – Non essere cattivo – anch’esso ambientato nella periferia di Roma. Dopo la morte di Caligari, da tempo malato, Mastandrea ha pubblicato su Tumblr un testo per ricordare Caligari e l’ultimo film da lui girato «con l’amore e la cattiveria che la malattia gli imponeva. Con la dolcezza di chi riconosce la magia del cinema e delle persone che lo fanno. Con la stronza intelligenza di chi urlava il diritto al cinema da conoscere e da poter fare».

“Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film.” Se n’è uscito così, ad un semaforo rosso di Viale dell’Oceano Atlantico circa un anno fa. Stavamo andando insieme a parlare con un amico oncologo in ospedale. La risposta ce l’avevo pronta ma l’ho lasciato godere di questa sua epica attitudine alle frasi epiche che accompagneranno per sempre tutti quelli che lo hanno conosciuto. Ho aspettato il verde in un altrettanto epico silenzio (sono molti anni che era stato operato alle corde vocali). Ripartendo ho detto “C’è gente che ne ha fatti trenta ed è molto più stronza di te”. Il suono leggero della sua risata soffocata mi ha suggerito il suo darmi ragione, confermato dall’annuire ripetuto della sua testa grande. Di gente stronza Claudio se ne intendeva, ne ha conosciuta tanta, e tanta ne ha liquidata con quel metro di giudizio. Stronzo è una parola che detta da lui aveva un altro significato. Più potente. Più profondo. Il Nord “di lago” da cui proveniva deve avergli dato una dimensione molto particolare nello scegliere le parole e nella forza con cui scagliarle. E le parole che gli mancavano da parecchio tempo è sempre riuscito a fartele sentire anche se arrivavano scariche di suono. La grandezza di un uomo così viene anche da questo. Dal poter fare a meno delle armi convenzionali che servono per vivere la vita e dal continuare a battagliare con ogni mezzo mosso solo dalla voglia di esserci e di fare della propria vita una vita. Il suo lavoro ne è l’esempio unico, assoluto. Non ha mai smesso di fare film Claudio. Ne ha girati tre ma ne ha scritti, fatti e visti almeno il triplo. Questo deve accadere ad un regista che vede sfumare i propri progetti per motivi enormi o a causa di persone piccolissime.

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