I capi di stato e il jet lag

Il Washington Post racconta i guai causati dagli effetti dei voli lunghissimi a presidenti e ministri: negoziati saltati per nervosismo e scene imbarazzanti a cene di stato

di Dan Caldwell e William G. Hocking – Washington Post

Hillary Rodham Clinton sale su un aereo in Maryland, diretto in Corea del Sud e Myanmar, nel 2001 (AP Photo, Saul Loeb, Pool)
Hillary Rodham Clinton sale su un aereo in Maryland, diretto in Corea del Sud e Myanmar, nel 2001 (AP Photo, Saul Loeb, Pool)

Il jet lag è solitamente una seccatura per chi ha dovuto affrontare un lungo viaggio. Ma per i diplomatici può essere un vero guaio. Il caso più famoso di negoziati andati storti a causa del jet leg risale al 1956: l’allora Segretario di stato americano John Foster Dulles era andato in Egitto in aereo e aveva promesso al paese l’aiuto economico degli Stati Uniti per costruire la diga di Assuan. Dopo il lungo viaggio di ritorno a Washington DC, Dulles venne a sapere che l’Egitto aveva comprato un bel po’ di armi dai sovietici. Furibondo, cancellò immediatamente l’accordo che aveva fatto con il presidente egiziano Nasser: fu quindi l’Unione Sovietica a finanziare il progetto, finendo per rafforzare i suoi rapporti con l’Egitto e la sua posizione in Medio Oriente. Anni dopo, Dulles disse che la cancellazione dell’accordo era stato un grosso errore che lui attribuiva agli effetti del jet lag.

Chiunque sia andato da un posto all’altro in aereo attraversando molti fusi orari ha avuto a che fare con qualche sintomo del jet leg: stanchezza, perdita di appetito, mal di testa, irritabilità, impazienza e indebolimento delle prestazioni sia cognitive che fisiche. Per i turisti questi sintomi possono essere scoccianti o fastidiosi, ma possono causare grossi problemi ai leader mondiali e ai diplomatici impegnati in importanti incontri e negoziati.

Il jet lag è stato più volte causa di guai e imbarazzo per i capi di stato e di governo. Nel 1992 l’allora presidente statunitense George H.W. Bush si trovava in Giappone: era il decimo giorno di un tour di dodici giorni e oltre 41 mila chilometri in svariati paesi asiatici. Durante una cena di stato in suo onore, il presidente si è sentito improvvisamente male e ha vomitato addosso a sé e al suo ospite, il primo ministro giapponese Miyazawa. Il portavoce di Bush, Marlin Fitzwater, ha poi spiegato che il presidente aveva avuto un attacco di gastroenterite. Considerato il lungo viaggio che aveva intrapreso, è possibile che il suo malessere fosse dovuto al jet lag.

Henry Kissinger ha viaggiato a lungo sia come consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Richard Nixon che come Segretario di Stato. Era particolarmente consapevole degli effetti e dei pericoli del jet lag. Nel ricordare i suoi colloqui con il diplomatico nord-vietnamita Le Duc Tho, Kissinger ha raccontato: «una volta atterrato dopo un lungo volo transatlantico andai direttamente ai colloqui, e mi resi conto che ero sul punto di perdere il controllo davanti all’insolenza nord-vietnamita: stavo quasi cadendo nella loro trappola interpretando il ruolo che mi avevano assegnato. Da allora non ho mai iniziato un incontro immediatamente dopo un lungo volo». Kissinger applicò questa regola anche durante i negoziati con i sovietici: «Spiegai all’ambasciatore sovietico Dobrynin che non negoziavo mai subito dopo un lungo viaggio e che non sarei stato pronto per i colloqui fino a domenica mattina, orario di Mosca: più di 36 ore dopo».

Durante i suoi quattro anni da Segretario di stato, Hillary Clinton ha percorso quasi 1,6 milioni di chilometri in linea d’aria e visitato 112 dei 200 paesi del mondo. Ha passato in viaggio 401 giorni e in particolare ha trascorso in aereo l’equivalente di 87 giorni interi. Durante un singolo viaggio durato 12 giorni nell’estate del 2012, Hillary Clinton è volata in Francia, Afghanistan, Giappone, Mongolia, Vietnam, Laos, Cambogia, Egitto e Israele. Membri dello staff del Consiglio per la sicurezza nazionale e del Dipartimento di stato hanno raccontato che il presidente Obama era così preoccupato del suo estenuante programma di viaggio che le ordinò di darci un taglio.

Lissa Muscatine, ex speechwriter di Hillary Clinton, ha detto: «durante questi viaggi ti trovi in diverse fasce di fuso orario, l’orologio interno del tuo corpo è sballato, non fai i tuoi esercizi quotidiani e non mangi cibo sano. Oltretutto, Clinton doveva essere al massimo delle sue facoltà mentali per tutto il tempo». Nel dicembre del 2012 Clinton ha avuto la gastroenterite, si è indebolita, è caduta e ha avuto una commozione cerebrale. Molti fattori possono aver contribuito, ma si sa che il jet lag indebolisce sia il rendimento mentale che fisico, ed è ragionevole pensare che abbia avuto un ruolo in questa catena di eventi.

Il jet lag non colpisce solo i leader e i diplomatici americani. Al discorso inaugurale del vertice tra Unione Sovietica e Stati Uniti a Washington, nel giugno del 1973, il segretario del Partito comunista sovietico Leonid Brežnev spiegò che indossava due orologi, uno puntato sull’orario di Mosca e l’altro su quello di Washington. In questo modo, disse, i due orologi gli permettevano di tenere il tempo dei suoi ritmi corporei anche se non era sicuro se erano sette ore avanti o sette ore indietro rispetto al solito. I commenti sconnessi che Brezhnev fece due notti dopo a Camp David, nel Maryland, suggeriscono che era ancora sotto l’effetto del jet lag.

Sono state messe a punto svariate strategie per ridurre e curare i danni del jet lag. Dato che il jet lag è il risultato di uno scombussolamento del ritmo circadiano (cioè del ritmo di 24 ore di sonno e veglia) del nostro corpo, bisogna cercare di sincronizzarlo nuovamente. Un modo per farlo è esporsi in modo corretto alla luce del sole. Gli americani tendono ad applicare soluzioni farmaceutiche ai più disparati problemi medici, e il jet lag non fa eccezione. La melatonina è un ormone prodotto in assenza di luce dalla ghiandola pineale, una ghiandola endocrina che si trova nell’epitalamo, in grado di controllare il ritmo circadiano sonno-veglia: gli studi dimostrano che somministrarla può aiutare a sincronizzare il ritmo e con conseguenti benefici contro il jet lag.

Un approccio controverso ma molto diffuso per limitare il jet lag è l’utilizzo di pillole per dormire, che aiutano contro l’insonnia, frequentemente causata dal jet lag. Comunque, è importante evitare pillole che possono causare effetti collaterali come amnesia, debolezza cognitiva o altri tipi di postumi. Nonostante questi effetti collaterali, sia il presidente George H. W. Bush che i segretari di stato americani Madeleine Albright e John Kerry hanno ammesso di aver preso i sonniferi per limitare il jet lag. Al momento l’evidenza empirica invita ad assumere con moderazione bevande alcoliche e caffeina, a esporsi alla luce del sole il prima possibile una volta arrivati a destinazione, a continuare a farlo nei momenti appropriati, e a cercare di riposarsi adeguatamente. L’utilizzo di farmaci tra cui la melatonina può essere utile ma dev’essere fatto con attenzione.

L’ovvia alternativa ai leader che si spostano continuamente di paese in paese, di capitale in capitale, è il ritorno all’utilizzo di diplomatici che vivono nei vari paesi. Minimizzando i viaggi internazionali gli stati possono ritornare alla diplomazia tradizionale, scegliendo di affidarsi agli ambasciatori per rappresentare i loro interessi e le loro posizioni all’estero. Un simile approccio può ridurre lo stress e gli altri effetti negativi che colpiscono nei lunghi viaggi le persone che devono prendere le decisioni più importanti.

(© Washington Post 2015)