• Moda
  • Venerdì 8 maggio 2015

Storie su Anna Wintour, direttrice di Vogue

Il New York Magazine ha intervistato una delle donne più carismatiche, riconoscibili e misteriose del mondo della moda, dal femminismo alle serie tv

British editor-in-chief of American Vogue Anna Wintour attends a Max Mara women's spring-summer 2015 collection, part of the Milan Fashion Week, unveiled in Milan, Italy, Thursday, Sept. 18, 2014. (AP Photo/Luca Bruno)
British editor-in-chief of American Vogue Anna Wintour attends a Max Mara women's spring-summer 2015 collection, part of the Milan Fashion Week, unveiled in Milan, Italy, Thursday, Sept. 18, 2014. (AP Photo/Luca Bruno)

Nel numero del New York Magazine in edicola dal 4 maggio c’è un’intervista a Anna Wintour, direttrice di quella che viene considerata la più importante rivista di moda al mondo, Vogue. L’intervista è stata molto ripresa e citata in giro, soprattutto perché Wintour viene solitamente considerata una donna enigmatica e inavvicinabile, in parte anche temuta e poco amata nel mondo della moda.

Anna Wintour è figlia del direttore di un giornale e di una filantropa. È nata a Londra nel 1949 e ha cominciato a lavorare come giornalista a 16 anni: è diventata direttrice di Vogue nel 1988, e poi anche uno dei simboli più riconoscibili del mondo della moda. Su di lei circolano da anni varie storie e curiosità – non si sa quanto reali e quanto inventate – che hanno contribuito a renderla un personaggio ancora più misterioso: «La fama di Anna Wintour è nata non solo dal successo, ma dal silenzio performativo. Nessuno sa essere più misteriosa di lei, con quel taglio, quegli occhiali da sole e quelle sottili braccia incrociate sul petto». Una delle teorie più diffuse sul suo conto è ad esempio quella secondo cui la protagonista del libro (e poi film) Il diavolo veste Prada – la dispotica direttrice della più famosa rivista di moda al mondo – sarebbe ispirata a lei: Lauren Weisberger, autrice del libro ed ex assistente di Anna Wintour, nega di aver modellato la protagonista del libro su di lei, eppure un vecchio articolo del New York Times nota una serie di coincidenze che farebbero pensare al contrario.

L’intervista al New York Magazine è stata fatta in occasione del MET Gala, il gala di beneficenza che tradizionalmente inaugura la mostra annuale di moda del museo MET di New York: quest’anno la mostra, China, Through the Looking Glass, è dedicata alla moda cinese ed è stata curata da Andrew Bolton. Lo scorso gennaio Anna Wintour ha accompagnato Bolton a Pechino per presentare la mostra in una conferenza stampa nella Città Proibita. Le prime parole di Wintour al New York Magazine, descrivendo l’accoglienza ricevuta in Cina, sono state:

«Volevano sapere che cosa pensiamo del femminismo»

E?

«Ho lasciato rispondere Andrew».

Nell’intervista Wintour racconta anche molte altre cose, alcune conosciute meno di altre.

1. Dal 2013 Anna Wintour, oltre ad essere direttrice di Vogue, è diventata anche direttrice artistica del gruppo Condé Nast, editore di Vogue. Lei racconta come è avvenuta la promozione: Chuck Townsend (amministratore delegato di Condé Nast) era a una conferenza e aveva assistito a un’intervista dello stilista tedesco Karl Lagerfeld che, dice Wintour, «stava parlando di quello che aveva fatto da Chanel» come direttore artistico. «Chuck si rese conto che da quando Si Newhouse (presidente di Condé Nast) si era ritirato, non avevamo più avuto nessuno che occupasse quel ruolo».

2. Non guarda House of Cards perché «non c’è nessuno per cui fare il tifo, e si vuole sempre fare il tifo per qualcuno». Mad Men: «So che è meraviglioso, ma è così deprimente». Adora Homeland (Claire Danes, la protagonista, è anche finita su una copertina di Vogue) ed è una grande fan di Game of Thrones, di cui apprezza molto i costumi.

3. La sua fotografia preferita è quella apparsa sulla copertina di Vogue nel novembre 1988, «anche se gli occhi della modella erano un po’ chiusi e la gente mi chiedeva se era incinta». La foto è di Peter Lindbergh, pseudonimo di Peter Brodbeck, fotografo di moda tedesco.

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4. Sosterrà la candidatura di Hillary Clinton alla presidenza degli Stati Uniti alle elezioni del 2016. I temi che in questo momento le stanno più a cuore, e che vorrebbe fossero al centro della campagna elettorale, sono i diritti LGBT e il controllo delle armi.

5. Ha letto il libro di Sheryl Sandberg di cui si è molto discusso negli ultimi tempi, che alcuni considerano il “manifesto femminista” del Ventunesimo secolo e che altri definiscono come l’ultima trovata di “una donna in carriera che straparla dall’alto di un paio di scarpe di Prada”. Il libro si intitola Lean in, Women, Work and the Will to Lead (edito da Knopf), tradotto in italiano da Mondadori come Facciamoci avanti: l’autrice è Sheryl Sandberg, ex dirigente di Google, oggi numero due di Facebook, considerata da Forbes la quinta donna più potente del mondo dietro a Hillary Clinton, Angela Merkel, Dilma Rousseff e Sonia Gandhi, ma prima di Michelle Obama. Wintour dice di non aver subito discriminazioni durante la sua carriera («forse sono stata molto fortunata») e che è possibile avere una famiglia anche se si ha una carriera molto impegnativa: «Penso che sia molto importante per i bambini capire che le donne lavorano» e che è una cosa normale, perché questo «non significa che li si ami di meno o che ci si prenda meno cura di loro (…). Naturalmente ci sono stati momenti faticosi, soprattutto quando si è in viaggio, quando è molto difficile lasciare i bambini specialmente se sono piccoli». Wintour ha due figli ed è divorziata.

Nel 2014 Condè Nast America ha pubblicato un video in cui Anna Wintour risponde a 73 domande: si sveglia alle cinque del mattino, ama le tuberose, la sua stagione preferita è la primavera e ha paura dei ragni.