Arnold Schwarzenegger critica la legge dell’Indiana contro i gay
L'ex governatore repubblicano della California si è definito «furioso» per l'approvazione della legge, che ha definito un "errore"
Arnold Schwarzenegger, celebre attore americano di origini austriache ed ex governatore della California, ha scritto un articolo sul Washington Post per criticare l’approvazione della legge sull’obiezione religiosa nell’Indiana, che dalla scorsa settimana impedisce allo stato di limitare i principi religiosi dei propri cittadini. Secondo gli stessi sostenitori della legge, per esempio, la nuova legge doveva permettere ai negozianti cristiani di rifiutarsi di servire i propri clienti omosessuali senza per questo essere accusati di fare discriminazione. Schwarzenegger ha scritto sul Washington Post che proprio «in quanto Repubblicano» si sente «furioso» riguardo all’approvazione della legge.
La legge è già stata molto criticata nei giorni successivi alla sua approvazione: l’hashtag #BoycottIndiana è circolato molto sui social network e fra gli altri il CEO di Apple Tim Cook ha criticata la legge in un articolo pubblicato sul Washington Post. Il governatore dell’Indiana Mike Pence due giorni fa è stato costretto ad approvare una legge “chiarificatrice” che stabilisce che nessun negoziante può rifiutarsi di servire un proprio cliente sulla base delle sue preferenze sessuali. Nel suo articolo, Schwarzenegger ha specificato che si sente ancora un Repubblicano, ma che appoggiare leggi del genere è un errore «sia per quanto riguarda la nazione sia per quanto riguarda il partito». Scrive Schwarzenegger:
«Dobbiamo essere il partito che chiede una presenza limitata del governo: non quello che cerca di legiferare sull’amore»
Scrive ancora Schwarzenegger:
Mi rivolgo ad alcuni fra i miei colleghi Repubblicani. Ne conosco moltissimi che hanno a cuore i problemi dell’America: sono coloro che credono nell’allegoria di Reagan secondo la quale il nostro paese è un grosso tendone in cui c’è spazio per tutti. Questo messaggio non è rivolto a loro.
Invece, mi rivolgo a quei Repubblicani che preferiscono la politica della divisione rispetto all’approvazione di norme che migliorino la vita di tutti noi. E a quei Repubblicani che hanno deciso di voltare le spalle alla prossima generazione di elettori. E a quei Repubblicani che si stanno battendo per delle leggi che sfidano i concetti di libertà ed equità.
Da anni la classe dirigente dei Repubblicani ha preso una posizione molto decisa nei confronti dei matrimoni omosessuali e nel miglioramento delle loro condizioni di vita: per giugno è prevista una sentenza della Corte Suprema che deciderà se i matrimoni gay dovranno essere riconosciuti anche dai governi di ciascuno stato (al momento sono riconosciuti “solo” dal governo federale). Le sentenze di molte corti statali che hanno legalizzato i matrimoni gay in seguito alla storica sentenza della Corte Suprema dell’ottobre del 2013 sono state infatti impugnate da giudici repubblicani.
foto: Mark Thompson/Getty Images