La storia di Kumiko, quella di Tanako, e quella di Fargo

Un groviglio di realtà e fiction lega il famoso film dei fratelli Coen e la morte di una ragazza giapponese, raccontata in due diversi film

Nel popolare film Fargo, girato nel 1996 dai fratelli Joel e Ethan Coen, uno dei protagonisti seppellisce una valigetta piena di soldi sotto la neve nei pressi dei laghi di Detroit: che sono in Minnesota, non in Michigan dove invece è la città di Detroit.
Nel novembre del 2001 Takako Konishi, una donna giapponese, venne trovata morta assiderata in Minnesota, sempre nei pressi dei laghi di Detroit. Era arrivata a Bismarck, in North Dakota, una settimana prima. Era stata vista vagare per i campi e, poichè non parlava inglese, era stata accompagnata alla polizia: Jesse Helmann, l’ufficiale che si era occupato di lei, raccontò che mostrava un disegno con un albero ed una strada stilizzati e che continuava a ripetere solo la parola “Fargo”.

Cominciò così a diffondersi la leggenda che Konishi fosse venuta dal Giappone alla ricerca della valigetta sepolta nel film, convinta della sua reale esistenza. Nei titoli di apertura del film si diceva infatti: «Questa è una storia vera. Gli eventi raccontati in questo film sono accaduti in Minnesota nel 1987». La storia di Konishi circolò velocemente su internet e due fratelli, Nathan e David Zellner, ne rimasero talmente colpiti da scriverne una sceneggiatura e poi farne un film, presentato in alcuni festival l’anno scorso e che è appena uscito in alcuni cinema americani: Kumiko, the Treasure Hunter. Nel film Kumiko è una ragazza di Tokyo senza molti legami e oppressa dal lavoro, e ha un’ossessione per un VHS del film Fargo che guarda continuamente. Convinta della veridicità della storia decide quindi di abbandonare la sua vita a Tokyo per mettersi alla ricerca della valigetta.

Apparentemente quindi un film convinse una ragazza a compiere un viaggio nel quale morì, e questa sua morte ispirò un altro film, di cui si parla ora. Ma la storia vera è un’altra, e venne raccontata in un altro film alcuni anni fa.

La vera storia di Takako Konishi
Paul Berczeller, un regista britannico, lesse della morte di Takako Konishi in un articolo del quotidiano Daily Telegraph e decise di indagare più a fondo sulla sua storia. Parlò col poliziotto, Jesse Helmann, il quale spiegò che Konishi non parlava una parola d’inglese e continuava a ripetere una parola che, per Helmann, suonava simile a Fargo. E benché non ci fosse stato altro che lo suggerisse, la conclusione di Helmann era stata che la ragazza era alla ricerca dei soldi nascosti nel film.

Poi c’erano cose che non avevano relazione con l’ipotesi fatta da Helmann. Takako Konishi era morta nella neve, la temperatura quel giorno era di 3 gradi sotto lo zero, ma lei indossava una minigonna nera: non esattamente il tipo di vestiario per cercare un tesoro al freddo. L’autopsia riportò la presenza di almeno sei farmaci diversi nel suo corpo tra cui tranquillanti, antipsicotici e anticonvulsivanti. Il parere dei medici fu che i farmaci da soli non avrebbero potuto causarne la morte, se non si fosse aggiunto il freddo. Questo suggerì a Berczeller che Takako Konishi si fosse voluta suicidare.

Il viaggio verso Fargo
Per scoprire il perchè del viaggio da Tokyo agli Stati Uniti, Berczeller riuscì a individuare tutte le tappe percorse da Konishi: era arrivata a Minneapolis, in Minnesota, all’inizio di novembre, e si era poi spostata a Bismarck, e poi a Fargo (entrambi nel vicino North Dakota) per andare a morire nella zona dei laghi di Detroit il 15 dello stesso mese. La polizia di Bismarck fornì a Berczeller una serie di documenti riguardanti il caso, fra i quali Berczeller notò una telefonata di 40 minuti, costata 88 dollari, fatta da Takako Konishi dagli Stati Uniti a Singapore, la notte prima di morire.

Berczeller chiamò il numero di Singapore: era di un uomo di affari americano, Doug (Berczeller racconta solo il suo nome), trasferitosi lì, che aveva avuto una relazione con Konishi quando entrambi vivevano a Tokyo. E Doug era originario di Fargo. Konishi aveva compiuto altri tre viaggi in Minnesota precedentemente, forse insieme a Doug. Venne fuori anche una lettera, inviata da Konishi ai suoi genitori in Giappone, in cui annunciava il suo suicidio. Presumibilmente era andata alla ricerca del suo vecchio amante, forse già con l’intenzione di suicidarsi. Dopo la telefonata, in un’overdose di alcol e farmaci aveva vagato nella neve ed era morta.
Berczeller raccontò quel che aveva scoperto in un cortometraggio – This Is A True Story – uscito nel 2003.

 

AP Photo/MICHAEL VOSBURG, Fargo Forum Newspaper