In Piemonte si vota di nuovo?

Il presidente Sergio Chiamparino, la cui lista è accusata di irregolarità nella raccolta delle firme, dice di volersi dimettere: ma non ha ancora deciso quando

Sergio Chiamparino, il 23 ottobre 2014 (Fabio Cimaglia / LaPresse)
Sergio Chiamparino, il 23 ottobre 2014 (Fabio Cimaglia / LaPresse)

Sergio Chiamparino è presidente della regione Piemonte dal 9 giugno 2014; è stato candidato da una coalizione di centrosinistra – Chiamparino è del PD – ed eletto con il 47 per cento dei voti. Nonostante la netta vittoria – i suoi principali avversari ottennero poco più del 20 per cento – l’elezione di Chiamparino è stata messa in discussione da una storia di presunte firme false raccolte per presentare la sua lista: “Chiamparino Presidente”.

La presunta irregolarità di queste firme è stata denunciata il 10 luglio da Patrizia Borgarello, consigliera provinciale della Lega Nord, che lo scorso luglio 2014 ha presentato ricorso al TAR del Piemonte. La questione, stando a quanto dice lo stesso Chiamparino, potrebbe portare presto a nuove elezioni regionali; e sarebbe la seconda volta in breve tempo, visto che anche il predecessore di Chiamparino, Roberto Cota, si era dimesso perché condannato per l’irregolarità delle sue firme. Il ricorso presentato da Borgarello contesta varie anomalie ai documenti con cui era stata presentata la lista “Chiamparino Presidente”: firme fatte con la stessa calligrafia, troppe firme raccolte in un lasso di tempo troppo breve, firme senza il necessario accompagnamento del numero della carta d’identità.

Il ricorso è stato accettato dal TAR e Chiamparino lo scorso febbraio ha detto alla direzione del PD di essere pronto a dare le dimissioni se il 9 luglio, data fissata dal TAR per la decisione, non fosse arrivata una sentenza di assoluzione. «O il 9 luglio c’è una parola chiara», aveva detto Chiamparino, «o sono pronto a restituire la parola agli elettori; se non c’è la sentenza o tempi certi intorno a quella data, si ridà la parola agli elettori utilizzando la finestra dell’autunno». Chiamparino aveva detto anche che si sarebbe dimesso se il TAR avesse rinviato la sentenza oltre il 9 luglio, così da permettere agli elettori piemontesi di tornare a votare nell’autunno del 2015: «Rispetto i tempi e i modi della magistratura, ma la mia scelta resta quella di dimettermi ed è una scelta che dimostra che la politica non è solo poltrone».

In questi giorni Chiamparino ha invece detto che potrebbe aspettare qualche altro mese, restando presidente della regione anche dopo il 9 luglio. Questo perché il 19 febbraio il TAR ha comunicato che la sua decisione potrebbe arrivare dopo luglio, in attesa della sentenza del processo penale in corso del quale sono ancora in corso le indagini preliminari. Chiamparino ha detto: «La data non la decido io ma il TAR. Avevo parlato del 9 luglio perché era l’unica data fissata». Scrive Repubblica:

L’eventuale slittamento delle dimissioni – ammesso che le inchieste portino l’inquilino di Piazza Castello a prendere questa decisione – comporterebbe anche lo spostamento delle nuove elezioni più avanti sul calendario: non più in autunno, ma all’inizio del 2016. E a quel punto la finestra elettorale più logica sarebbe quella già “prenotata” dalle elezioni comunali per la scelta del nuovo sindaco di Torino. Sarebbe una concomitanza inedita: i torinesi si troverebbero a scegliere nello stesso giorno sia il sindaco sia il presidente della Regione.

Già Roberto Cota, il precedessore di Sergio Chiamparino nel ruolo di presidente della regione, si era dovuto dimettere il 9 giugno 2014 per delle provate irregolarità nella raccolta della firme della lista che nel 2010 gli aveva permesso di vincere le elezioni regionali. La sentenza era arrivata il 10 marzo 2014 e aveva annullato le elezioni regionali vinte nel 2010 da Cota. Un mese dopo il Consiglio di Stato aveva confermato la decisione, stabilendo che Cota dovesse indire le elezioni regionali entro sette giorni.

Foto: Sergio Chiamparino (Fabio Cimaglia/LaPresse)