• Sport
  • Domenica 15 marzo 2015

Alex Honnold, che arrampica slegato

La storia e le scalate del più forte arrampicatore del mondo tra quelli che praticano la free solo, una disciplina pericolosissima ma molto spettacolare

Alex Honnold è un forte arrampicatore americano di 29 anni che ha portato a termine diverse scalate nel parco dello Yosemite, in California, un posto dove si trovano alcune delle montagne più apprezzate dagli arrampicatori di tutto il mondo (come El Capitan e lo Half Dome). Honnold non è propriamente considerato tra i più forti arrampicatori del mondo, ma solo per un motivo: arrampica senza corda, da solo. Normalmente gli arrampicatori scalano le pareti utilizzando le corde per proteggersi in caso di caduta: le corde vengono ancorate alla roccia con dei chiodi o degli altri attrezzi, e collegate all’imbracatura dello scalatore e di un’altra persona, che lo “assicura” mentre lui sale con l’aiuto di particolari dispositivi di sicurezza.

Alex Honnold invece non usa né corde né ancoraggi: sale le pareti solo con un paio di scarpette da arrampicata e un sacchetto di magnesite, una polvere usata per migliorare l’aderenza delle mani alla roccia. La tecnica di free solo, come viene chiamata la disciplina di Honnold, è ovviamente molto pericolosa: è criticata e perfino malvista da molti arrampicatori di tutto il mondo. Il magazine del New York Times ha pubblicato un lungo articolo del giornalista Daniel Duane che racconta come Honnold ha iniziato ad arrampicare slegato e perché continua a farlo ancora oggi. Per capire di cosa si parla: questo è il video di una delle scalate più importanti che Honnold ha completato di recente. Si tratta dell’ascesa in free solo di El Sendero Luminoso, una via di circa 500 metri nel nord del Messico, considerata una delle più difficili scalate mai realizzate senza corda.

Dierdre Wolownick, la madre di Honnold, ha raccontato a Duane che da piccolo suo figlio si arrampicava su ogni cosa che trovava. Honnold aveva anche una straordinaria capacità di concentrarsi: tra le altre cose, fin dalla giovinezza ebbe la possibilità di allenarsi nelle palestre di arrampicata indoor, che negli anni Novanta stavano cominciando a diffondersi negli Stati Uniti. Honnold iniziò ad arrampicare a cinque anni. A 18 anni era uno dei migliori arrampicatori indoor degli Stati Uniti, ma non aveva mai arrampicato all’aperto. Nel 2004, dopo la morte del padre per attacco cardiaco, Honnold smise di frequentare l’università e iniziò a viaggiare e ad arrampicare slegato.

Studiò le vite e le salite dei grandi arrampicatori che avevano praticato la free solo, come John Bachar, Peter Croft e Dean Potter. Tra il 2006 e il 2007 realizzò le sue prime salite importanti, e nel 2008 scalò slegato Moonlight Buttress, nel parco di Zion, una via di oltre 350 metri in quella che fu considerata la più difficile scalata in free solo mai eseguita fino a quel momento. E sempre nel 2008 Honnold realizzò la sua ascesa probabilmente più famosa, scalando slegato la parete nord-ovest dello Half Dome.

Alcune prese della via percorsa da Honnold, ha raccontate Duane, sono così piccole che l’arrampicatore medio non riuscirebbe neanche a rimanerci attaccato, con o senza corda. La parte più difficile della scalata sullo Half Dome si trova a pochi metri dalla cima. Duane ha raccontato il momento in cui Honnold ha superato quel passaggio:

«Con le dita premute contro la parete liscia, Hannold ha alzato il piede destro e ha sistemato la suola della sua scarpetta su una piccola presa nella roccia. Poi, in equilibrio precario, si è alzato su quel piede, molto, molto lentamente, sperando che la gomma della suola tenesse. Una folata di vento lo avrebbe potuto fare cadere. L’indice della sua mano sinistra era a pochi centimetri da un anello di metallo attaccato a un vecchio attrezzo ancorato alla parete. Si è ritrovato a fissarlo con gli occhi, sperando di riuscire ad afferrarlo, nel caso fosse scivolato. “Quello che era pazzesco per me era che potevo sentire tutte quelle persone parlare, centinaia di turisti” racconta Honnold.»

Duane ha raccontato di avere passato sette giorni in compagnia di Honnold, nello Yosemite: durante questo periodo, Hannold e il suo amico David Allfrey hanno scalato per sette volte la montagna El Capitan salendo per sette vie diverse, stabilendo un nuovo record (e rientrando sempre per pranzo, ha scritto Duane). A partire dagli anni Sessanta e Settanta la parete di El Capitan, alta circa 900 metri, ha attirato arrampicatori da tutto il mondo: i primi ad arrivare aprirono nuove vie con la tecnica di arrampicata “artificiale”, che prevedeva l’impiego di corde, scalette e ganci. Negli anni successivi la parete cominciò a essere scalata anche in arrampicata libera, ovvero senza strumenti artificiali. La prima persona a scalare con questa tecnica la via più famosa su El Capitan, The Nose, fu Lynn Hill, una donna, nel 1993 (lo scorso gennaio la via Down Wall di El Capitan fu scalata da Kevin Jorgeson e Tommy Caldwell, in quella che è stata definita la più difficile scalata del mondo).

Honnold e Allfrey hanno scalato le sette vie su El Capitan legati, ma nessuno ha mai salito El Capitain in free solo. Honnold si sta allenando per diventare il primo di sempre. La via più adatta per farlo, ha spiegato Duane, si chiama Freerider, che ha una difficoltà media espressa nella scala francese, quella utilizzata anche in Italia, di 7c. Per capirci: quando si parla della via di arrampicata con la difficoltà più alta mai scalata ci si riferisce spesso a La Dura Dura, in Spagna, salita per primo dall’arrampicatore ceco Adam Ondra, che ha una difficoltà di 9b+, lunga circa 50 metri. Freerider invece è lunga quasi mille metri. Se si scivolasse mentre la si sta scalando, ha raccontato Duane, si potrebbe cadere per un tempo che arriva fino a quattordici secondi.

L’arrampicata free solo è praticata da pochissimi arrampicatori, a causa della sua evidente pericolosità. Anche a un arrampicatore molto esperto e capace può capitare di cadere, e anche su una via facile. In passato è già successo che scalatori molto famosi che arrampicavano slegati morissero mentre erano impegnati in scalate con difficoltà piuttosto basse. Per esempio John Bachar morì nel 2009 in una facile salita a Mammoth Lake, in California, dopo aver scalato senza corda diverse vie difficilissime nello Yosemite.

Tommy Caldwell, uno dei più forti arrampicatori del mondo, ha raccontato di aver pensato di dedicarsi all’arrampicata free solo una sola volta, durante un periodo difficile del suo matrimonio, e di aver pensato alla scalata di El Capitan (poi cambiò idea, definendo la free solo una disciplina«egoista, spericolata e stupida»). Secondo Caldwell le cose che dice chi pratica la free solo – e cioè che è un “viaggio spirituale” e che “non si tratta di scherzare con la morte, ma di vivere” – sono tutte “cazzate”: «[quelli che praticano la free solo] vogliono solo sembrare dei duri, e sono disposti a rischiare di fare del male a tutti quelli che li amano». Caldwell ha detto che probabilmente Honnold, di cui è amico, non ritiene la morte una cosa spaventosa, e che «il rischio lo eccita». «Gli altri grandi scalatori che praticano la free solo parlano sempre di questa conversazione con la morte. Alex è tipo “Non cadrò, non è poi questa gran questione”. Questo è quello che lo rende così bravo».

Dean Potter, un altro grande arrampicatore che scala slegato, ha raccontato che non riesce a capire Honnold: «Quando finisco una scalata in free solo impazzisco e urlo, tipo super emotivo. Poi rimango devastato emotivamente per mesi. Alex semplicemente lo fa, se ne va e ne fa un’altra». Duane ha chiesto alla madre di Honnold come fa a tollerare la vita che fa suo figlio. Lei ha spiegato che a un certo punto ha capito che non poteva vivere preoccupandosi tutto il tempo, e di essere convinta che Honnold sia l’unico al mondo a sapere che cosa può riuscire a fare. E ha imparato semplicemente a fidarsi di lui.