Molti giornali e siti di news (la Stampa in prima pagina, Rai News, Repubblica, tra gli altri) hanno raccontato a gennaio che i livelli di smog a Pechino erano diventati così alti che le autorità avevano installato degli schermi per proiettare in filmati l’alba e il tramonto e mostrarli ai cittadini. Ma il tramonto in questione – effettivamente visibile su un grande schermo – faceva semplicemente parte di uno spot pubblicitario mostrato in rotazione nel centro della città.
Intorno alla notizia dell'aereo di linea abbattuto nel cielo dell'Ucraina a luglio sono state date molte informazioni false. Una di queste, ripresa da diversi quotidiani italiani, è stata quella di circa cento "esperti mondiali di AIDS" che si trovavano sull'aereo diretti a un convegno e che erano morti nell'incidente, con grave danno per la ricerca sulla malattia che si aggiungeva alla tragedia. Ma la notizia era falsa: i passeggeri diretti a quel convegno erano sei, e solo alcuni specialisti della malattia.
Quando è morto il grande storico francese Jacques Le Goff, il primo aprile, diversi siti di giornali hanno scritto che tra le altre cose illustri della sua carriera aveva collaborato alla scrittura di un romanzo fantasy che aveva ispirato la serie televisiva “Il trono di spade”. La notizia era del tutto falsa, l’aveva scritta qualcuno per scherzo sulla pagina italiana di Wikipedia dedicata a Le Goff, e molti siti l’avevano ripresa da lì senza verificarne il fondamento.
Il 10 febbraio un fotografo di celebrities francesi ha detto in un'intervista alla radio di essere a conoscenza di un articolo che il quotidiano americano Washington Post avrebbe presto pubblicato su una relazione tra il presidente americano Barack Obama e la cantante Beyoncé. Il suo annuncio è stato ripreso sui siti di news di alcuni paesi europei, ma snobbato su quelli americani. Poche ore dopo il Washington Post ha negato di stare lavorando su una storia simile e lo stesso fotografo ha ridimensionato molto le sue certezze. I media americani ne hanno parlato soprattutto per prendere in giro quelli europei che avevano dato credito alla notizia.
Il 16 aprile sui siti di molti quotidiani e agenzie di stampa (Repubblica, Unità, Agi, Sole 24 Ore, tra gli altri) hanno cominciato ad apparire degli articoli che annunciavano l’intenzione di Facebook di chiudere la diffusissima applicazione per messaggi Whatsapp, che Facebook aveva comprato da qualche settimana. Come fonte veniva citato un articolo del tabloid inglese Daily Mail, non famoso per la sua affidabilità. Ma in questo caso l’articolo del Daily Mail era fondato, solo che in Italia in molti hanno sbagliato a tradurlo e lo hanno completamente equivocato: l’articolo parlava infatti della decisione di Facebook di togliere alle sue app per mobile la funzione dei messaggi, e usare per questi solo l’applicazione dedicata Messenger. Di Whatsapp non si parlava proprio, se non per riferire come improbabile una fusione delle due applicazioni. Ma poiché il titolo dell’articolo faceva un gioco di parole con l’espressione “what’s up” (“che succede”), in Italia è girata per le 24 ore seguenti, arrivando anche sulle edizioni di carta del giorno successivo, la notizia inventata che Facebook volesse chiudere Whatsapp.
Il 4 e 5 dicembre è stata ripresa da molti siti di news e quotidiani la notizia della scelta di un imprenditore veneto morto di recente di lasciare la propria azienda ai 25 dipendenti, piuttosto che ad altri eredi a lui più vicini. La storia aveva impressionato come modello di legame con l’azienda e con chi l’ha costruita col proprio lavoro, e come tale era stata diffusamente commentata. Ma un giorno dopo si è capito che la versione non era vera ed era basata su ipotesi poco verificate: a ereditare l'azienda è stata una dirigente e collaboratrice del proprietario.
Un dato privo di qualunque fondamento affidabile sull'utilizzo di "maghi indovini" da parte di un improbabile 20% degli italiani circola sulla stampa da qualche anno e quest'anno è arrivato fino sulla prima pagina di Repubblica, in un nuovo caso di dati diffusi da comunicati stampa e non controllati nelle redazioni.
Il 23 febbraio un programma radiofonico di Atlanta ha allestito uno scherzo fingendo di avere intervistato diversi abitanti (erano stagisti e collaboratori della radio, in realtà) di un quartiere della città che protestavano contro l’annuncio che il cantante Justin Bieber avrebbe avuto intenzione di andare ad abitare in quello stesso quartiere: i finti residenti sostenevano che non volevano problemi o modelli di vita disdicevoli nella loro zona.
Lo scherzo ha ingannato molti ascoltatori ed è stato preso sul serio anche da diversi mezzi di informazione, come ha spiegato poi la CNN in un articolo sul suo sito dedicato alla bufala. E senza che nessuno facesse nessun controllo o si facesse venire dubbi (protagonisti e account dello scherzo avevano nomi un po’ sospetti) la notizia è stata ampiamente pubblicata come vera anche da noi in Italia: su Repubblica, Giornale, Messaggero, Panorama, tra gli altri. Gli autori dello scherzo hanno commentato concludendo che qualunque notizia bizzarra riguardi Justin Bieber viene accolta con grande interesse dai media.
Il primo aprile una piccola agenzia di stampa britannica dedicata a notizie sul mondo cattolico ha inventato per scherzo la notizia che il Vaticano avesse destinato un falco di nome Sylvia a tenere lontani gabbiani e corvi da piazza San Pietro, per evitare che questi aggredissero le colombe occasionalmente liberate dal Papa, come era accaduto qualche settimana priima. La notizia è stata ripresa come vera da molti importanti giornali in tutto il mondo, compresi diversi italiani ed è tuttora online sul sito di Repubblica, tra gli altri.
Alla morte del filosofo Manlio Sgalambro, il 6 marzo, diversi siti di news hanno copiato quel che si diceva di lui su Wikipedia, dove però qualcuno aveva per scherzo inserito delle informazioni inventate. Il risultato è stato che, senza controllare, i siti dei giornali (Repubblica, Corriere, Panorama, tra gli altri) hanno pubblicato tra l’altro le buffe notizie che Sgalambro sarebbe stato l’autore delle canzoni "Fra Martino campanaro" e "Madama Doré", tra le altre.
Molti giornali e agenzie in tutto il mondo e anche in Italia (Adnkronos, Repubblica, Libero, Unione Sarda, tra gli altri) hanno dato spazio all’improbabile notizia di una macchina per “trasformare l’acqua in vino”: ma era un'invenzione pubblicitaria per una campagna sociale ideata in California sull’acqua potabile.
Il 26 gennaio tutti i maggiori quotidiani e le agenzie di stampa hanno raccontato il furto di una reliquia di Papa Giovanni Paolo II in una chiesa abruzzese: “Rubata ampolla col sangue di Papa Wojtyla” (Repubblica), “Rubata ampolla di sangue di papa Wojtyla” (Ansa), “Papa Wojtyla, rubata ampolla con il sangue. Non escluso satanismo” (Il Fatto), eccetera. La reliquia è stata trovata tre giorni dopo: l’avevano rubata tre giovani pensando fosse prezioso il suo contenitore, il satanismo non c’entrava niente (“non escluso”, “non si esclude” sono formule rituali buone per tutto: evocano ipotesi fantastiche senza prendersene la responsabilità, e poi le ipotesi si rivelano prive di qualunque fondamento). In più non era mai stata rubata, né esisteva, nessuna ampolla col sangue del Papa: la reliquia era un pezzetto di stoffa macchiato dal sangue del Papa.
Gli errori dei giornali italiani su ampolla e satanismo sono stati ripresi da tutta la stampa internazionale: un autorevole sito americano di “Etica dei Media” ha rimproverato nei giorni successivi la trascuratezza di quelle ricostruzioni.
Molti siti di news hanno preso sul serio il video di un presunto lupo che si aggirava all'interno dei corridoi del villaggio olimpico di Sochi, durante le gare delle Olimpiadi invernali. Ma era uno scherzo organizzato da un programma televisivo americano.
Molti quotidiani italiani hanno raccontato un’impressionante e macabra storia per cui uno zio del dittatore della Corea del Nord, fatto uccidere per rivalità di potere da suo nipote, sarebbe morto “sbranato da cani randagi” davanti agli occhi del nipote stesso. Seguivano dettagli sulla scena e sulla vicenda. Ma la notizia, circolata su altri media internazionali poco attendibili, è stata messa da subito in dubbio da siti di news più autorevoli ed è stato il New York Times a pubblicare la prima ricostruzione – ne sono seguite molto altre – sulla sua probabile falsità. L’unica fonte era uno screditato giornale cinese e secondo ipotesi successive l’origine sarebbe un giornale satirico che si sarebbe inventato tutta la storia.
Alla fine di settembre sono uscite in mezzo mondo, e su quasi tutti i quotidiani italiani, le immagini della "donna con tre seni" e la storia di come e perché questa "Jasmine Tridevil" (nome d'arte) si fosse fatta impiantare chirurgicamente il terzo (poi i seni sarebbero stati due, nel caso, ma è una battaglia linguistica impossibile). Ma come era facilmente intuibile, la storia era tutta una balla per ottenere pubblicità – e ha funzionato – e si trattava di una protesi temporanea apposita.
All'inizio di dicembre il New York Magazine ha pubblicato la storia di uno studente liceale newyorkese che aveva guadagnato 72 milioni di dollari investendo in borsa nel tempo libero. La storia è stata ripresa in tutto il mondo, Italia compresa, e a quel punto il ragazzo ha raccontato che era tutta un'invenzione, una leggenda della scuola che lui aveva fatto propria e raccontata alla giornalista del New York Magazine.
L’edizione cartacea del Corriere della Sera del 28 novembre conteneva a pagina 25 un articolo dal titolo “Il Papa e gli animali «Il Paradiso è aperto a tutte le creature»”, ripreso poi da altri giornali come lo Huffington Post e Libero. Ma l’autore dell’articolo del Corriere della Sera – il vaticanista Gian Guido Vecchi – all’interno dell’articolo non riportava la frase contenuta nel titolo, che mancava anche dalla trascrizione del discorso che il Papa ha tenuto durante l’udienza generale del giorno prima, che riguardava in generale la possibilità di una vita dopo la morte la quale secondo il Papa sarà garantita a «tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio».
La prima parte della frase – ripresa poi dal New York Times e così diffusa in tutto il mondo – inoltre (come all’aneddoto del bambino triste per la morte del suo cane consolato dal Papa, che il Times attribuisce a Papa Francesco), è attribuita storicamente a Paolo VI, papa dal 1963 al 1978.
Il New York Times ha successivamente pubblicato una correzione facendo risalire l'errore all'articolo del Corriere: "Il Times avrebbe dovuto verificare la citazione col Vaticano".
Il 29 gennaio il portavoce dell'allora ministro Cecile Kyenge manda a un suo indirizzario una mail in cui annuncia che lascerà il suo ruolo. Ma in alcune redazioni la notizia arriva equivocata, e diverse homepage titolano sulle dimissioni del ministro e non del suo portavoce.
Molti siti di news in tutto il mondo hanno raccontato la storia di una bambina americana che ha il viso rovinato dall'aggressione di tre pitbull, e che era stata fatta allontanare da un ristorante della catena Kentucky Fried Kitchen perché impressionava i clienti. Ma benché la bambina e il suo incidente fossero reali, dell'episodio al ristorante non è stata trovata nessuna conferma: le successive verifiche giornalistiche hanno portato a ritenere che la notizia fosse falsa, un modo per ottenere aiuto economico da parte della famiglia della bambina: aiuto raccolto in rete grazie a diverse sottoscrizioni.
Il 17 febbraio un rappresentante delle Nazioni Unite che lavora con i profughi in Siria ha pubblicato su Twitter la foto di un bambino arrivato in Giordania alla Siria, scrivendo che il bambino si era “temporaneamente separato dalla famiglia”. Per una serie di equivoci e passaggi maldestri, quella foto è diventata per alcuni giornali in tutto il mondo, e molti italiani (alcuni quotidiani hanno messo la storia in prima pagina), la foto di un bambino che aveva viaggiato da solo nel deserto in fuga dalla Siria, o che si era perduto ed era stato ritrovato dagli uomini dell’ONU. In realtà i suoi familiari erano a pochi metri da lui, non mostrati nella fotografia, come hanno spiegato alcuni tweet e immagini successive.
Un "social network per etilisti", con annessa app che misurava il tasso alcolico, è stato raccontato da molti siti di news a marzo. Panorama ne scriveva così: "Sostanzialmente, LIVR funziona così: sei in un locale, hai già mandato giù un paio di birre, ti senti pronto a cazzeggiare pesantemente, tiri fuori il tuo smartphone, ci attacchi l’apposito etilometro, accedi a LIVR, soffi e se il tuo livello alcolemico supera lo 0,5 hai diritto a unirti al resto della comunità". Livr in realtà non esiste e non è mai esistita, la notizia falsa è stata un'idea di comunicazione di due creativi di Brooklyn.
Negli Stati Uniti, dove hanno degli standard molto più alti di quelli italiani sull'affidabilità e "accountability" dei giornali, è stato il fallimento giornalistico dell'anno e ha messo molto in imbarazzo il famoso magazine Rolling Stone: un'inchiesta su uno stupro di gruppo all'Università della Virginia si è rivelata – soprattutto da una controinchiesta del Washington Post – basata su una testimonianza inattendibile e non verificata, e Rolling Stone ha dovuto scusarsi dopo che il caso aveva aperto un dibattito in tutto il paese sulla violenza sessuale nelle università. La storia era stata ripresa in Italia da molti siti di news e si può ancora leggere online senza correzioni o aggiornamenti.
Il Fatto, Rai News, Libero e altri siti hanno dato ampio spazio alla notizia dell'arresto dei giocatori della nazionale di calcio nordcoreana e alla loro possibile condanna a morte dopo una sconfitta contro la Corea del Sud. Ma la notizia era uno scherzo di un giornale satirico americano.