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  • Martedì 16 settembre 2014

Bologna e i matrimoni gay: che succede?

Il sindaco ha deciso la trascrizione degli atti di matrimonio tra persone dello stesso sesso contratti all'estero – cosa comporta? – e il prefetto ne ha chiesto il ritiro

Brazilians Marcelo Sales Leite (L), and his groom Roberto Fraga da Silva, hold hands as they get married during a collective gay marriage ceremony, in Sao Paulo, Brazil, on June 13, 2009. The 13th edition of the world's biggest Gay Pride Parade is expected to hold over three million people at the financial centre of Sao Paulo Sunday. AFP PHOTO/Daniel KFOURI (Photo credit should read DANIEL KFOURI/AFP/Getty Images)
Brazilians Marcelo Sales Leite (L), and his groom Roberto Fraga da Silva, hold hands as they get married during a collective gay marriage ceremony, in Sao Paulo, Brazil, on June 13, 2009. The 13th edition of the world's biggest Gay Pride Parade is expected to hold over three million people at the financial centre of Sao Paulo Sunday. AFP PHOTO/Daniel KFOURI (Photo credit should read DANIEL KFOURI/AFP/Getty Images)

Lunedì è circolata molto la notizia che il comune di Bologna aveva «riconosciuto» i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero, e oggi se ne discute ancora sui giornali cartacei. Quello che il comune di Bologna ha permesso è però la semplice trascrizione degli atti di matrimonio nell’archivio di stato civile: trascrizione che non comporta alcun riconoscimento giuridico degli effetti civili del matrimonio stesso.

Cosa si potrà fare a Bologna
Ricapitoliamo. Da ieri, lunedì 15 settembre, è entrata in vigore a Bologna una delibera firmata dal sindaco Virginio Merola lo scorso 30 giugno. La delibera prevede che le coppie omosessuali che si sono sposate all’estero (e che risiedono a Bologna) possano chiedere la trascrizione dei loro atti di matrimonio nell’archivio di stato civile del Comune. L’istanza dovrà essere presentata dalla coppia compilando degli appositi moduli e allegando una serie di documenti (marca da bollo da 16 euro, copia delle carte d’identità, atto in originale dell’avvenuto matrimonio all’estero autenticato dal Consolato o dall’Ambasciata italiana competente all’estero e traduzione in lingua italiana fatta da un interprete giurato la cui firma sia legalizzata).

Il prefetto
Ci sono state diverse reazioni alla delibera di Bologna e alle prime trascrizioni che sono avvenute in giornata. La Curia si era già espressa molto chiaramente qualche tempo fa: lo scorso aprile, per esempio, in un editoriale intitolato “Perché non posso tacere”, il cardinale Carlo Caffarra aveva scritto su Bologna Sette che «si sta gradualmente introducendo nella nostra convivenza una visione dell’uomo che erode e devasta i fondamentali della persona umana come tale. Non è di condotte ciò di cui stiamo discutendo. È la persona umana come tale che è in pericolo, poiché si stanno ridefinendo artificialmente i vissuti umani fondamentali: il rapporto uomo-donna; la maternità e la paternità; la dignità e i diritti del bambino». Dopo l’entrata in vigore della delibera un consigliere comunale di Forza Italia ha minacciato di fare «un esposto alla Corte dei Conti»; il prefetto di Bologna, Ennio Mario Sodano, ha inviato una lettera al sindaco in cui ha chiesto formalmente l’annullamento della delibera perché la registrazione non è prevista dall’ordinamento italiano.

La difesa della delibera
La trascrizione degli atti di matrimonio contratti all’estero tra persone dello stesso sesso nell’archivio di stato civile del Comune non rappresenta comunque un riconoscimento giuridico degli effetti civili del matrimonio gay. Il senatore del Partito Democratico Sergio Lo Giudice – che è stato uno dei primi, con il suo compagno, a fare richiesta per la trascrizione – ha chiarito: «Il prefetto di Bologna ha detto con parole imprecise quello che è chiaro a tutti, e cioè che questi atti non rappresentano il riconoscimento giuridico degli effetti civili del matrimonio. Se così fosse, il prefetto avrebbe buone ragioni per dichiarare nulli questi atti. Questo atto è un ulteriore tassello verso il riconoscimento pieno dei diritti».

Il sindaco ha difeso la delibera, sostenendo che rappresenti anche un segnale per il Parlamento «perché legiferi su questo tema, per dare certezza del diritto a queste persone». E ha sostenuto che oltre a essere un importante atto simbolico e una battaglia di civiltà, la norma eviterà che si possano verificare «dei casi di bigamia», con una persona che si sposa in due paesi diversi con un compagno diverso. Merola ha aggiunto che la situazione «dimostra che c’è una discordanza tra le nostre leggi nazionali e quelle europee».

E quindi?
In un’intervista al Corriere di Bologna, il prefetto ha spiegato di aver agito secondo la legge: «C’è una circolare del Viminale del 2007 che dice chiaramente che quegli atti non possono essere trascritti, la legge prevede inoltre che l’ufficiale di stato civile debba uniformarsi alle istruzioni del ministero e che la vigilanza spetta al prefetto. Da quel che so il ministero sta preparando una circolare sul punto. Ritengo di aver fatto solo il mio dovere, non c’è nessuno scontro istituzionale». Inoltre ha spiegato che se il sindaco non revoca il provvedimento «si può ipotizzare una revoca d’ufficio da parte del prefetto o del ministero».

La situazione è comunque piuttosto complicata. C’è un episodio che può essere considerato un precedente. Nel 2012 a Grosseto una coppia omosessuale, dopo essersi sposata a New York, chiese all’ufficiale dello stato civile la trascrizione della loro unione, che però si rifiutò di procedere. In aprile, il tribunale di Grosseto ha ordinato al Comune di trascrivere nei registri di stato civile il matrimonio dei due uomini spiegando che la trascrizione non aveva natura «costitutiva ma soltanto certificativa e di pubblicità di un atto già valido di per sé».