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  • Domenica 14 settembre 2014

Oggi si vota in Svezia

La coalizione di centrodestra del primo ministro Fredrik Reinfeldt è indietro nei sondaggi, ma sembra che nemmeno il centrosinistra avrà i numeri per governare da solo

A voter casts their ballot at a polling station in Stockholm during the Swedish general elections, Sunday, Sept. 14, 2014. Sweden's parliamentary election opened Sunday with polls showing the left-leaning Social Democrats poised to return to power after eight years of center-right rule. (AP Photo/TT, Jonas Ekstromer ) SWEDEN OUT
A voter casts their ballot at a polling station in Stockholm during the Swedish general elections, Sunday, Sept. 14, 2014. Sweden's parliamentary election opened Sunday with polls showing the left-leaning Social Democrats poised to return to power after eight years of center-right rule. (AP Photo/TT, Jonas Ekstromer ) SWEDEN OUT

Domenica 14 settembre si vota in Svezia per eleggere il nuovo parlamento. Secondo gli ultimi sondaggi, la coalizione dell’attuale primo ministro svedese – Fredrik Reinfeldt, del Partito moderato (centrodestra) – è in svantaggio di circa cinque punti percentuali rispetto alla coalizione guidata da Stefan Löfven, leader del Partito socialista. Reinfeldt è stato primo ministro della Svezia per gli ultimi otto anni e ha guidato il paese in un periodo di relativa stabilità e crescita economica. Il suo principale avversario, il leader socialista Löfven, è un ex sindacalista che finora non ha avuto alcuna esperienza di governo e non ha mai ricoperto il ruolo di parlamentare. Nonostante i sondaggi rilevino un vantaggio dei socialisti, sembra praticamente impossibile che una delle due coalizioni riesca ad ottenere da sola la maggioranza in Parlamento. Secondo molti osservatori, dalle elezioni uscirà un governo di minoranza che potrebbe non riuscire a portare a termine i suoi quattro anni di mandato.

Gli otto anni in cui Reinfeldt è stato primo ministro della Svezia, scrive l’Economist, sono stati un periodo di prosperità economica (Reinfeldt è stato affiancato per tutto il periodo dallo stesso ministro degli Esteri, Carl Bildt, e dallo stesso ministro dell’Economia, Anders Borga). Tra il 2006 e il 2013 Il PIL svedese è cresciuto del 12,6 per cento, il bilancio pubblico è passato dal deficit al surplus mentre il debito pubblico è rimasto a malapena sopra il 40 per cento. Sono stati anche anni di grandi cambiamenti e la Svezia oggi non è più il paese di una quindicina di anni fa, con un welfare capillare e le tasse più alte al mondo. La spesa pubblica è passata da più del 60 per cento del PIL a quasi il 50 per cento, mentre è stato consentito l’ingresso dei privati in campi come la scuola e la sanità. Le tasse sulle imprese e sui redditi e le ricchezze più alte sono state abbassate.

Sono stati mutamenti importanti nella storia svedese, un paese con una fortissima tradizione socialdemocratica: quello di Reinfeldt, infatti, è stato il primo governo non socialdemocratico che in più di un secolo è riuscito a governare per due mandati (le coalizione di centrosinistra hanno governato per 65 degli ultimi 78 anni). Le due vittorie consecutive di Reinfeldt, nel 2006 e nel 2010, sono state una specie di avvenimento storico, provocato soprattutto dal declino del partito socialista, sceso dal 45 per cento dei consensi di venti anni fa al 30 per cento degli ultimi sondaggi. Nonostante la crisi dei socialisti e i successi del suo governo, Reinfeldt ha cominciato la campagna elettorale con uno svantaggio di quasi quindici punti percentuali rispetto alla coalizione di centrosinistra. Nelle settimane successive è riuscito a colmare molta distanza, ma il distacco rimane ancora abbastanza ampio.

Secondo l’Economist ci sono alcune spiegazioni per il calo di consensi di Reinfeldt. Dopo otto anni di governo delle stesse persone – Reinfeldt, Bild e Borg – gli svedesi «sono stufi di vedere le solite facce al governo». Inoltre la situazione economica positiva ha reso molti elettori inclini ad esporsi al rischio di cambiare la “squadra che vince” e scegliere un leader senza nessuna esperienza di governo. Ci sono anche altre ragioni, scrive l’Economist: le diseguaglianze economiche, tema verso cui gli svedesi prestano particolare attenzione, sono cresciute molto negli ultimi anni, mentre la disoccupazione è rimasta abbastanza alta: l’8 per cento, molto inferiore a quella italiana ad esempio (superiore al 12 per cento), ma comunque piuttosto rilevante se si considera che le fasce più colpite sono giovani e immigrati.

C’è poi un altro fattore da considerare: la presenza dei Democratici Svedesi, un partito di estrema destra e xenofobo che alle elezioni di oggi potrebbe prendere circa il dieci per cento dei voti. Probabilmente nessun partito accetterà di allearsi con loro, così come la sinistra probabilmente non si alleerà con gli ex-comunisti del Vänsterpartiet (“Partito di sinistra”). Se nessuna delle due coalizioni avrà da sola una maggioranza – scenario considerato il più probabile – in Svezia potrebbe formarsi un governo di minoranza.