Uno che rubava le foto delle attrici

Si chiama Christopher Chaney e sta scontando dieci anni di carcere: meritati, secondo Scarlett Johansson

di Terrence McCoy – Washington Post @terrence_mccoy

HOLLYWOOD, CA - FEBRUARY 24: Jennifer Lawrence arrives at the Oscars held at Hollywood & Highland Center on February 24, 2013 in Hollywood, California. (Photo by Christopher Polk/Getty Images)
HOLLYWOOD, CA - FEBRUARY 24: Jennifer Lawrence arrives at the Oscars held at Hollywood & Highland Center on February 24, 2013 in Hollywood, California. (Photo by Christopher Polk/Getty Images)

Se c’è un hacker che può dare qualche indizio sui confusi meccanismi che hanno portato alla violazione dell’account su iCloud di Jennifer Lawrence e di altri personaggi famosi, che ha fatto sì che decine di fotografie private si siano diffuse negli angoli più remoti di internet, è un tipo pelato e barbuto di 38 anni di nome Christopher Chaney. Fino all’hackeraggio di pochi giorni fa, che ha superato la sua impresa in audacia e depravazione, Chaney era forse l’hacker di celebrità più famoso – “l’uomo che ha hackerato Hollywood”.

Era un signor nessuno sui trent’anni, disoccupato da due anni, che viveva in una casa in affitto a poco prezzo a Jacksonville, in Florida, quando ha iniziato ad appassionarsi al mondo degli hacker. Per lui, secondo il profilo che ne fa GQ, non contava tanto l’aspetto tecnico, ma più che altro quello che avrebbe trovato. Non un hacker alla ricerca di codici e tecniche innovative, ma uno spinto da urgenze voyeuristiche. Nell’arco di alcuni anni, la lista delle sue vittime si riempì di star: Scarlett Johansson, Mila Kunis, Christina Aguilera e Renee Olstead. «Si trasformò in una dipendenza dallo stare dietro le quinte [e vedere] cosa stava succedendo a queste persone che vedi sui grandi schermi ogni giorno», disse alla televisione locale di Jacksonville FOX30 nel 2011: «onestamente non ricordo nemmeno come era cominciata, o con chi. Semplicemente successe, e crebbe a valanga.» Ricorda però come finì: il 12 ottobre 2011, quando le autorità federali lo arrestarono e fu accusato di 26 reati, che descrivevano una profonda invasione nella privacy di persone che Chaney non aveva mai conosciuto. Si dichiarò colpevole, e ora sta scontando il secondo di dieci anni di carcere.

Christopher Chaney, Jamon Hicks, Chris Chestnut

Christopher Chaney (al centro) prima di una conferenza stampa a Los Angeles, il 1 novembre 2011. (AP Photo/Jae C. Hong)

Le azioni di Chaney, e quelle degli altri hacker, secondo le ricerche accademiche, somigliano a quello che è emerso finora sull’hacker di Jennifer Lawrence. Lo schema è: c’è un primo hackeraggio, cui segue un aumento del coraggio, che porta a un irresistibile desiderio di condividere quello che si è trovato e prendersi la gloria nella comunità degli hacker. «Era in parte vantarsi e in parte dimostrare chi ero a qualcuno» è stata la spiegazione data da Chaney a GQ riguardo la sua logica. Il mondo “oscuro” in cui sono apparse per la prima volta le foto di Jennifer Lawrence è il sito di condivisione di immagini 4chan, popolato da persone come Chaney, che assegnano prestigio all’interno della comunità a chi fornisce il materiale più scandaloso, sia esso irrispettoso o ripugnante. È la sede di affiatate comunità di hacker, comunità che in parte rappresentano quello che i media chiamano “computer underground”, secondo un articolo pubblicato nel 2008 sull’International Journal of Cyber Criminology. Questo studio descrive come funzionano le cose su 4chan, dove gli hacker condividono i tesori che trovano in un contesto governato con gergo e usanze proprie. «L’identità simbolica della computer underground costruisce una ricca e variegata cultura fatta di giustificazioni, di abilità molto specializzate, di network di condivisione di informazioni, di regole, gerarchie, linguaggi e simboli» dice l’articolo. «Gli hacker hanno un’immagine chiara, un’identità immaginaria che li identifica, anche se non si sono mai incontrati tra di loro.» La comunità hacker è una meritocrazia, e il desiderio di guadagnarsi uno status è così grande che chi ne fa parte condivide anche informazioni incriminanti, dice uno studio uscito nel 2012 sull’International Journal of Cyber Criminology. «Gli hacker di successo sentono il bisogno di vantarsi e di condividere quello che scoprono. Questo può aiutarli a guadagnarsi fama e reputazione nella comunità, ma aumenta il rischio di essere scoperti.» Cosa che alla maggior parte degli hacker non interessa, secondo un sondaggio fatto dal Risk Management Monitor tra 127 hacker. Più dell’85 per cento degli intervistati ha detto di non essere preoccupato dell’eventualità di essere beccato. Il 51 per cento ha detto di farlo per l’emozione di farlo, mentre il 19 per cento ha detto di farlo per soldi.

Ma queste non erano le motivazioni di Chaney. Lui accumulava foto private di celebrità, sprofondando sempre di più nella sua ossessione. Setacciando internet per venti ore al giorno, secondo i documenti giudiziari, violava uno dopo l’altro gli account di posta elettronica. Seguì le attività online di due vittime per dieci anni. Poi spediva le foto a uno dei siti specializzati. «Non ero capace di fermarmi», ha spiegato.
Alle sue vittime, tuttavia, non interessarono le sue debolezze. Dissero che aveva causato loro un gran dolore, e le loro reazioni riflettono in larga parte il dibattito sullo scandalo di questi giorni. «La parte peggiore per me era il fatto che tutti i siti e le persone presero a mostrare e commentare le foto», ha detto una vittima al Florida Times-Union: «l’idea che se qualcun altro lo sta già facendo, non importa se mi unisco anche io. A nessuno sembrava importasse che avevamo subito una violazione». Il tribunale definì il comportamento di Chaney “particolarmente pernicioso”, condannandolo per la sua “brutale mancanza di rispetto nei confronti delle vittime”, facendo riferimento sia alla sua “incapacità di controllare il proprio comportamento” sia alla sua incapacità di capire la “gravità della sua condotta.” Per Chaney era solo un gioco: voleva l’approvazione, essere qualcuno, così si era intrufolato nella vita di chi qualcuno lo era: poi, forse come all’hacker di 4chan, non gli bastò, e dovette condividerlo con altri. Per le vittime le sue azioni sono state terribilmente gravi. «Credo che quello che ha fatto Christopher Chaney sia pervertito e riprovevole» ha detto in una testimonianza giudiziaria Scarlett Johansson, prima della condanna a Chaney.  «Finché ha accesso a un computer, Christopher Chaney continua a essere una minaccia per le donne che credono che le comunicazioni via mail siano personali e riservate».

@The Washington Post 2014

Foto: Jennifer Lawrence alla cerimonia degli Oscar nel 2013. (Christopher Polk/Getty Images)