I titoli di testa di Spike Lee, spiegati

Le 10 migliori scene iniziali dell'uomo che «ci ha forse regalato un numero maggiore di gran titoli di testa rispetto a qualsiasi altro regista moderno»

di Forrest Wickman – Slate

Nonostante la recente attenzione all’arte dei titoli di testa – e per innovatori del genere come Saul Bass, Alfred Hitchcock e David Fincher – un nome non è ancora spuntato fuori. Nella sua carriera quasi trentennale, Spike Lee ci ha forse regalato un numero maggiore di gran titoli di testa rispetto a qualsiasi altro regista moderno. I più famosi sono quelli di Fa’ la cosa giusta, che hanno festeggiato l’altro giorno i loro venticinque anni; quelli magnifici di Da Sweet Blood Jesus sono stati presentati appena un mese fa.

Il merito non va solo a Spike Lee ma anche a uno dei suoi collaboratori più stretti: Randall Balsmeyer della Big film Design, che ha lavorato praticamente a ogni sequenza girata da Spike Lee. Balsmeyer ha anche fatto dei notevoli lavori con i fratelli Coen per Fargo e Il grande Lebowski, ma i suoi lavori con Lee hanno avuto tutto un altro impatto. Lee stesso considera i suoi più originali titoli di testa una specie di “marchio di fabbrica” – come le sue celebri carrellate – e ha detto più e più volte che impiega sempre grande attenzione a realizzarli perché «stabiliscono il tono e mettono le basi per il tema del film». Queste scene riescono anche a dare giustizia alle qualità di Lee. Mentre alcuni critici ritengono che i suoi film contengano un tono eccessivamente pedante, i titoli di testa hanno solo pochi minuti a disposizione per dimostrare qualcosa, e in genere i suoi ci riescono. Altri dicono invece che i film di Lee siano semplicemente stilizzati: i minuti iniziali, però, forniscono un breve spazio in cui è lecito lasciarsi un po’ andare. Non è un caso che quelli del Tonight Show, quando hanno voluto rifare la loro sigla, si sono rivolti a Spike Lee.

Qui sotto abbiamo messo insieme alcune delle migliori sequenze prodotte da Lee e Balsmeyer, con una breve riflessione riguardo ciò che li rende così ben fatte.

1. Aule turbolente (1988)

Fu il primo film non indipendente di Spike Lee, ma è comunque piuttosto coraggioso. A Lee piace infilare il messaggio dei propri film in un contesto storico (vedi anche i titoli di coda di Bamboozled) e per questo film, che parla delle difficoltà di unire tutti i neri contro l’Apartheid (l’ultima battuta è “Alzatevi!”), scelse di iniziare con una rapida storia del movimento civile per gli afro-americani, con un’enfasi riguardo i suoi legami col mondo accademico (il font dei titoli è quello usato spesso per le magliette delle squadre sportive universitarie). Quando poi il film inizia con l’inquadratura di un college per soli neri in Sudafrica, lo spettatore è portato a chiedersi: «cos’è successo?».

2. Fa’ la cosa giusta (1989)

Il film inizia dove Aule turbolente finisce, con un personaggio che recita “Alzatevi!”. Ma prima che si arrivi a questa battuta di Mister Señor Love Daddy, c’è una specie di chiamata all’azione. Con il sottofondo di Fight the Power, che Lee fece scrivere ai Public Enemy apposta per il film, Rosie Perez saltella e balla indossando un paio di guanti da pugile. La scena è diventata così iconica che è difficile scriverne qualcosa di originale, ma ecco una cosa che potrebbe sorprendervi: è stata ispirata da Bye Bye Birdie.

3. Mo’s Better Blues (1990)

La scena coi titoli è più composta: alterna insistenti riprese di una tromba a parti del corpo nude. Ricorda un po’ le scene coi titoli dei film di James Bond – con le donne e le pistole Walther PKK – e riassume uno dei temi principali del film: il legame fra la musica jazz e il sesso.

4. Jungle Fever (1991)

Il film parla di come colmare la distanza fra i neri e i bianchi: nello specifico, fra Harlem e Bensonhurst. Per la scena di apertura Lee ebbe un’idea: «cosa succederebbe se tutti i pregiudizi che la gente tiene dentro di sé fossero esposti su dei cartelli?”. Balsmeyer cambiò le scritte di alcuni veri cartelli di New York e addirittura ne rubò uno. Il risultato è divertente ma un po’ amaro, e molto diretto: praticamente la trascrizione di una delle scene più audaci di Fa’ la cosa giusta, e una specie di mappa del viaggio che uccise Yusuf Hawkins, a cui il film è dedicato.

5. Malcolm X (1992)

Lee ha preso il messaggio contenuto nei titoli di School Daze e l’ha reso ancora più efficace. Denzel Washington legge un discorso di Malcolm X mentre sullo schermo appaiono le immagini del pestaggio di Rodney King. Lee intende rendere chiaro sin dall’inizio che il messaggio di Malcolm X è ancora attuale decenni dopo la sua morte e che – per sua stessa ammissione – «le cose non sono poi cambiate molto». Nel caso la cosa non fosse sufficientemente chiara, Lee alterna la ripresa del pestaggio con una seconda immagine: quella di una bandiera degli Stati Uniti che brucia lentamente fino a rivelare una X.

6. Clockers (1995)

Il primo film di Lee che si possa definire un thriller. Voleva che fosse chiaro sin dai titoli che non stava per contribuire a una specie di campagna per rendere le armi di moda. Per comunicarlo, ha scelto di mostrare sin dall’inizio il danno causato dalla violenza delle armi, mostrando orrende fotografie di persone uccise a colpi di armi da fuoco, mettendole accanto a graffiti e fumetti prodotti per rendere simpatiche le armi. Le scene nelle foto sono state prodotte per il film, ma il mix di scene inventate mischiate con cose successe davvero culmina con il titolo di una notizia riguardo Nicholas Heyward, un ragazzo di 13 anni di Brooklyn ucciso dalla polizia mentre giocava a guardie e ladri con una pistola giocattolo.

7. Bus in viaggio (1996)
Con la ripresa ravvicinata di un uomo nero perlopiù svestito legato con ceppi, catene e un collare di metallo, i titoli di Bus in viaggio sembrano chiari: lo spettatore è portato a credere che si tratti di uno schiavo vissuto centinaia di anni prima. Ma presto ci accorgiamo che alcune di queste catene sono lucide e praticamente nuove, e che le manette sembrano moderne come quelle indossate da uno dei personaggi principali del film. È una scelta di Lee per paragonare la schiavitù con le condizioni delle carceri contemporanee? Lo è, alla fine, lasciando che lo spettatore si chieda di nuovo quanto le condizioni siano cambiate.

8. He Got Game (1998)

Lee intendeva chiarire sin dall’inizio che il film – che racconta le vicende di un liceale di Coney Island – avrebbe richiamato l’epica dei miti americani. Quindi ha scelto di riprendere dei giocatori di basket che si allenano in giro per il paese, con in sottofondo la musica di Aaron Copland: a proposito della scelta di Copland, ha detto: «quando ascolto la sua musica, penso all’America. E il basket è l’America». Il pezzo di Copland che ha scelto, fra l’altro, ricorda un altro mito americano riguardo il talento e il duro lavoro: quello di John Henry.

9. La 25esima ora (2002)

I titoli di testa della 25esima ora iniziano in modo un po’ astratto: raggi di luce si allungano dal cielo. La telecamera, poi, si allontana e rivela che quei raggi sono il memoriale Tribute in Light prodotto per le vittime degli attentati dell’11 settembre. Lee voleva che il contesto di lutto e timore presente nel film ricordasse quello americano nei giorni successivi all’11 settembre, e più nello specifico quello di New York. La sequenza, girata splendidamente dal direttore della fotografia Rodrigo Prieto, resta autosufficiente dal resto del film, come una sorta di documentario. Girata in una sola notte, è una delle migliori testimonianze video dei 30 giorni del 2002 in cui il memoriale rimase attivo nel cielo.

10. Da Sweet Blood of Jesus

Da_Sweet_Blood_of_Jesus_Spike_Lee.jpg.CROP.promovar-mediumlarge Per gentile concessione di 40 Acres And A Mule Filmworks

I titoli di testa combinano elementi provenienti dall’intera carriera di Lee e Balsmeyer. Come in Fa’ la cosa giusta, Lee e il suo montatore di fiducia Barry Alexander Brown (che Balsmeyer ha definito «un genio») mettono assieme le immagini di un ballerino che balla sullo sfondo di vari contesti della città (in questo caso, il protagonista è il bravissimo Lil Buck).

Come in He Got Game, paragona il basket alla danza (verso la fine Lil Buck fa persino finta di fare un tiro da sotto, interrompendo il ballo per un attimo). Come in Red Hook Summer, mostra i campi da basket e il lungoriva di Red Hook, a Brooklyn. E come nelle scene di apertura di North by Northwest e Panic Room, è presente del testo integrato nell’immagine, in prospettiva, solo che in questo caso si tratta di graffiti. Come per molti altri di questi titoli di testa, Spike Lee ha combinato le sue cose vecchie e nuove per creare qualcosa di meraviglioso.

foto: Amy Sussman/Getty Images for Tribeca Film Festival