Giorgio Orsoni è stato liberato

Il sindaco di Venezia coinvolto nell'inchiesta sul MOSE non è più agli arresti domiciliari: ha riassunto il suo incarico e ha concordato un patteggiamento

Giovedì 12 giugno è stata disposta la revoca degli arresti domiciliari per Giorgio Orsoni, il sindaco di Venezia coinvolto nell’inchiesta sul presunto sistema di tangenti e corruzione intorno al MOSE, la grande infrastruttura in fase di costruzione nella laguna per ridurre il problema ricorrente dell’acqua alta. Orsoni ha anche riottenuto la piena carica da sindaco, che gli era stata sospesa la settimana scorsa dalla prefettura in seguito al suo arresto. Era stato accusato di avere ricevuto finanziamenti illeciti, per la sua campagna elettorale del 2010, dai responsabili di Consorzio Venezia Nuova, il gruppo composto da grandi imprese di costruzioni, cooperative e piccole aziende locali cui sono affidati i lavori per la realizzazione del MOSE.

Nel corso di una conferenza stampa nella sede del comune di Venezia, il sindaco ha spiegato di avere patteggiato con i magistrati ottenendo una pena di nove mesi, ridotta a 4 grazie alle attenuanti generiche, ridotte di un terzo per la scelta di procedere con rito abbreviato. La pena è stata sospesa con condizionale e Orsoni dovrà pagare una sanzione di 15mila euro. Sull’appropriatezza del patteggiamento dovrà esprimersi il Gup (Giudice dell’udienza preliminare).

Giorgio Orsoni torna libero, dopo la revoca dal gip degli arresti domiciliari al primo cittadino, avvenuti nell’ambito dell’inchiesta Mose. Secondo il gip non vi sarebbero infatti più «esigenze cautelari» per il sindaco. La prima frase di Orsoni, tornato in motoscafo a Ca’ Farsetti, la sede del Comune, è stata: «Non mi dimetto. Ho sempre operato a favore della città. Mi sono fatto molti nemici e forse questo è lo scotto che ho pagato». Orsoni, che era stato sospeso dalla carica di primo cittadino a seguito di un provvedimento della prefettura, con la remissione in libertà ha riottenuto la carica.

E il primo j’accuse del sindaco è rivolto verso Giovanni Mazzacurati: «E’ un millantatore», a domanda su quanto detto dall’ex presidente di Cvn riguardo a soldi che gli avrebbe, almeno in una occasione, portato a casa in una busta. «Non ho mai pensato – si difende Orsoni – che i versamenti ricevuti fossero men che leciti». E anche: «Non so come quelle imprese che hanno fatto i versamenti si procurassero quei fondi. Solo al termine della campagna elettorale ho saputo chi aveva contribuito e chi no, secondo il resoconto del mio mandatario – ha aggiunto Orsoni, parlando della sua campagna elettorale nel 2010 -. Più volte ho incontrato l’ingegner Mazzacurati, anche in quanto mio cliente e fu lui a proporre di sostenere, attraverso canali che ritenevo fossero leciti, la mia campagna elettorale, come per altro faceva con quella degli altri».

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