Kepler 10-c, la prima “mega Terra”

È il pianeta roccioso più grande mai osservato finora, ha una massa 17 volte quella della Terra e orbita intorno a una stella a 5,3 milioni di miliardi di chilometri da noi

Un gruppo di ricercatori dell’Harvard-Smithsonian Center of Astrophysics (CfA) di Cambridge, Massachusetts (Stati Uniti), ha scoperto il più grande pianeta roccioso finora osservato nello Spazio. È stato chiamato Kepler-10c e ha un raggio doppio rispetto a quello della Terra, con una massa di circa 17 volte quella del nostro pianeta. Si trova a 560 anni luce da noi (circa 5,3 milioni di miliardi di chilometri), in un sistema solare di cui fa parte un altro pianeta più piccolo che si chiama Kepler-10b. Entrambi orbitano intorno a Kepler 10, una stella simile al nostro Sole. Secondo i calcoli degli astronomi, Kepler-10c impiega poco più di 45 giorni terrestri per compiere un’intera orbita intorno alla sua stella.

I ricercatori hanno definito Kepler-10c una “mega Terra” per rimarcare la sua differenza rispetto ad altri pianeti scoperti in passato più grandi della Terra, ma non così grandi, e inseriti nella categoria “Super Terra”. Finora gli astronomi non erano certi che ci potessero essere pianeti rocciosi di simili dimensioni. Si pensava che corpi celesti di dimensioni simili a quelle di Kepler-10c potessero essere solo composti da gas, come nel caso di Giove. La scoperta dà quindi nuovi elementi per lo studio dei processi che portano alla formazione dei pianeti e potrebbe cambiare l’impostazione di alcune teorie a riguardo.

Kepler-10c è in realtà una vecchia conoscenza degli astronomi. La sua esistenza fu osservata per la prima volta a inizio 2011 grazie alle osservazioni effettuate da Kepler, una missione organizzata dalla NASA per la ricerca di pianeti simili alla Terra in orbita intorno a stelle diverse dal Sole. La ricerca è effettuata attraverso il telescopio spaziale Kepler, che negli ultimi anni ha permesso di identificare centinaia di pianeti rocciosi nello Spazio, confermando le teorie sulla presenza di grandi quantità di pianeti con caratteristiche fisiche di base paragonabili a quelle della Terra nei vari sistemi solari. Kepler analizza le variazioni nelle emissioni di luce delle stelle per rilevare, indirettamente, la presenza dei pianeti che le determinano. I suoi strumenti non sono però in grado di rilevare informazioni molto dettagliate sui corpi celesti osservati.

Kepler-10c

Inizialmente Kepler-10c era stato inserito nella categoria dei “mini Nettuno”, pianeti che hanno uno spesso strato di gas che li avvolge. Gli astronomi del CfA hanno puntato verso il pianeta uno degli strumenti di osservazione del Telescopio Nazionale Galileo, dell’Istituto nazionale di astrofisica italiano e collocato sull’isola di San Miguel de La Palma nelle Canarie. I dati raccolti hanno permesso di calcolare meglio le caratteristiche fisiche di Kepler-10c, portando alla scoperta della sua natura rocciosa e non gassosa come era stato ipotizzato all’inizio.

I ricercatori pensano che il sistema solare in cui si trova Kepler-10c sia relativamente vecchio e che si sia formato circa 3 miliardi di anni dopo il Big Bang. Si formò la stella e successivamente i materiali che le gravitavano intorno iniziarono a scontrarsi e a unirsi, portando alla formazione di Kepler-10c e dell’altro pianeta. Il modo e i tempi in cui si formarono suggeriscono che in alcuni sistemi solari i pianeti si fossero formati più precocemente di quanto si era pensato fino a ora.

Nonostante sia roccioso come la Terra, ma molto più denso, Kepler-10c non è comunque un posto molto ospitale. È molto vicino alla stella intorno a cui orbita, di conseguenza sulla sua superficie le temperature sono molto alte e non adatte a ospitare forme di vita, per lo meno per come siamo abituati a conoscerle. La scoperta delle sue caratteristiche è comunque molto importante, non solo perché dà qualche nuovo elemento per lo studio della formazione dei pianeti, ma anche perché potrebbe portare all’identificazione di altre mega Terre al di fuori del nostro sistema solare.