Cosa si dice delle nomination agli Oscar

I critici sono d'accordo soprattutto sui grandi esclusi: Tom Hanks, Oprah Winfrey e il film dei fratelli Coen

Giovedì sono state annunciate le candidature all’86esima edizione degli Academy Awards, cioè i premi Oscar. I film con più candidature sono American Hustle e Gravity (10), seguiti da 12 anni schiavo (9), Dallas Buyers Club, Nebraska e Captain Phillips (6), The Wolf of Wall Street e Her (5), Philomena (4), mentre La grande bellezza di Paolo Sorrentino è candidato tra i miglior film stranieri. Come ogni anno, i siti di news e i giornali americani sono pieni di commenti sulle decisioni dell’Academy: dalle proteste per i film esclusi, alla sorpresa per quelli che hanno ricevuto una nomination in modo inaspettato, alle analisi che cercano di interpretare e capire le ragioni della scelta.

Il futuro degli Oscar
Secondo Kenneth Turan del Los Angeles Times le nomination mostrano in modo particolarmente incisivo come i premi Oscar si stiano muovendo, seppur molto lentamente, verso il futuro. Osservando non tanto le singole categorie quanto i film che hanno ottenuto più candidature, emerge che sono stati scelti quelli che – pur conservando elementi tipici dei “film da Oscar” – hanno elementi nuovi o di rottura: attori emergenti che battono quelli più affermati, insieme a personaggi controversi o modi nuovi di raccontare. Secondo Turan, per esempio, Tom Hanks in Captain Phillips e Robert Redford in Tutto è perduto hanno recitato in modo eccezionale, ma sono stati scavalcati nella nomination a Miglior attore protagonista da attori della generazione successiva. In quella stessa categoria però è stato candidato anche un attore della vecchia generazione: Bruce Dern per il suo ruolo in Nebraska. Turan scrive che American Hustle mostra personaggi e situazioni originali ma si conclude in modo rassicurante; Gravity è visivamente il film più all’avanguardia ma la trama – il protagonista che si è perso e cerca di tornare disperatamente a casa – è molto tradizionale. Infine il tema della schiavitù non è certo una novità a Hollywood, ma Steve McQueen in 12 anni schiavo lo tratta in modo decisamente contemporaneo e mai visto prima.

Melena Ryzik ha invece scritto sul New York Times che le nomination di quest’anno sono piuttosto originali e mostrano una maggiore propensione ai film indipendenti, con trame e personaggi audaci a discapito di quelli più canonici. A prova della sua tesi Ryzik sottolinea il successo di The Wolf of Wall Street che, pur girato dal “classico” Martin Scorsese, racconta una storia controversa, piena di scene di sesso e parolacce (il film ha il record di volte in cui è nominata la parola “fuck”, 506). Allo stesso tempo, scrive Ryzik, sono stati esclusi attori dell’establishment come Tom Hanks e Robert Redford.

Età da Oscar e attori neri
Todd Leopold di CNN ha messo insieme alcuni aspetti interessanti e peculiari di questa edizione. Per prima cosa, l’età delle donne candidate al ruolo di attrice protagonista e non protagonista è piuttosto alta: delle dieci candidate, sei hanno più di 40 anni e due, Amy Adams e Sally Hawkins, sono vicine ai 40. Meryl Streep ha 64 anni – ed è alla sua 18esima nomination agli Oscar – mentre Judi Dench ne ha 79 e June Squibb ne ha 84, il che dimostra la presenza di ruoli importanti e interessanti anche per le donne non più giovani (il tutto mentre Jennifer Lawrence ha ottenuto a 23 la sua terza nomination, cosa mai successa prima).

Leopold sottolinea anche che nel 2013 sono usciti molti film con protagonisti neri, da 12 anni schiavo a Mandela, da The Butler a 42. Eppure soltanto 12 anni schiavo ha ottenuto nomination importanti: The Butler, da molti considerato come probabile candidato a Miglior film, non ha avuto neanche una nomination mentre Mandela ne ha avuta solo una per la Miglior canzone originale. Già durante la premiazione dei Golden Globes molti si erano lamentati della cosa su Twitter usando l’hashtag #notbuyingit, che secondo Leopold ricorrerà online anche durante la cerimonia degli Oscar.

I grandi esclusi
Quasi tutti i commentatori hanno criticato l’esclusione dalla categoria di Miglior attore protagonista di Tom Hanks, per Captain Phillips o Saving Mr. Banks, e di Robert Redford per All is Lost. Molti davano anche per certa la nomination di Oprah Winfrey a Miglior attrice non protagonista per The Butler e di James Gandolfini a Miglior attore non protagonista per Non dico altro: “l’attore è morto lo scorso giugno e un Oscar postumo sarebbe stato un bel modo per dirgli addio”, hanno scritto in molti. Un’altra grande esclusa è Emma Thompson, che non è stata candidata come Migliore attrice protagonista per Saving Mr. Banks, un film che racconta la storia di come Walt Disney ottenne i diritti del romanzo Mary Poppins e lo trasformò in un film.

Quello considerato unanimemente come il grande film escluso è però A proposito di Davis, dei fratelli Coen. Racconta la storia di un cantante folk nella New York degli anni Sessanta e ha ricevuto moltissimi apprezzamenti per l’interpretazione di Oscar Isaac, la fotografia e la colonna sonora, ma ha ottenuto solo le nomination per la Miglior fotografia e il Miglior montaggio sonoro. È un fatto abbastanza strano per un film dei Coen, solitamente molto apprezzati dall’Academy; secondo Michelle Dean di Flavorwire dimostra la qualità del film, che ricostruisce perfettamente la frugalità della musica indie dell’epoca, cosa che l’Academy non ha apprezzato. Saving Mr. Banks è l’altro film che secondo molti è stato stranamente dimenticato. Da un lato perché l’Academy tende a valorizzare i film che raccontano e celebrano la storia del cinema e di Hollywood, dall’altro per le ottime interpretazioni di Tom Hanks ed Emma Thompson.

Le sorprese
La grande sorpresa è stato Dallas Buyers Club, che ha ricevuto sei nomination – tutte accolte con gli applausi del pubblico – tra cui Miglior film, Miglior attore protagonista per Matthew McConaughey (che attraversa un gran periodo) e non protagonista Jared Leto, e Miglior sceneggiatura originale. Secondo molti al momento è il favorito per la vittoria del Miglior film. Anche il successo di Nebraska (un film in bianco e nero che racconta una piccola storia) e di Philomena (la storia di una donna che cerca di ritrovare il figlio dato in adozione molti anni prima) sono considerati inaspettati.

In pochi si aspettavano inoltre la seconda nomination per miglior attore non protagonista di Jonah Hill (quella precedente fu per Moneyball) e l’assenza tra i migliori documentari di Stories We Tell, in cui l’attrice e regista canadese Sarah Polley racconta la storia della sua famiglia.

L’Economist ha realizzato un interessante grafico che mostra per ogni film il numero di nomination ricevuto quest’anno, il numero delle precedenti nomination e degli Oscar vinti dal regista e dagli attori, e il totale di incassi al cinema.

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Foto: Una scena di Dallas Buyers Club