Il gruppo ci stacca

Il direttore del Corriere della Sera spiega perché bisogna dare credito a un governo "timido, a volte pasticcione e inconcludente"

Il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, scrive oggi un editoriale per spiegare perché si è aperta “una finestra di opportunità” davanti al paese ed è una finestra che durerà poco, quindi non resta scelta che dare credito a questo governo e incalzarlo perché faccia di più.

Un discorso franco, usando il linguaggio della verità, è necessario. Possiamo rallegrarci che l’emergenza del debito sovrano si sia interrotta e i tassi d’interesse siano tornati nell’alveo della normalità. I sintomi sono scomparsi. La malattia no. I segnali di ripresa si moltiplicano, qualche investimento estero c’è, ma l’occupazione potrà riprendere solo in presenza di una nuova fase di sviluppo duraturo. Una finestra di opportunità si è aperta davanti a noi. Sfruttiamola, sperando non sia solo una finestra sul cortile indisciplinato di casa nostra.

Una classe dirigente di buon senso (non parlo unicamente della politica) dovrebbe comprenderne l’importanza e agire di conseguenza. Non è così purtroppo. Scampato il pericolo, è costume nazionale rimuoverne le cause. Un riflesso atavico, irrazionale. La legge di Stabilità si è appesantita in Parlamento di tre miliardi di euro: più tasse che tagli. Categorie e lobby varie, compresi gli imprenditori – che appaiono ferrei antistatalisti soltanto in noiosi convegni – non si sono staccati un attimo dalle mammelle avvizzite della spesa pubblica. Un comportamento compulsivo che disegna perfettamente il carattere nazionale: il difetto è dell’altro, sempre. Il proprio specchio riflette un’immagine di comodo. Il tempo non scade mai, la proroga è certa. Se vi è ancora una classe dirigente responsabile, questo è il momento di guardare in faccia la realtà spazzando via spiegazioni autoassolutorie sull’Europa e sull’euro.

Vogliamo perdere un altro anno sulla strada impervia del risanamento, della ripresa e delle riforme? No. E allora diciamo a chiare lettere che l’ipotesi di tornare alle urne in primavera è semplicemente improponibile. E anche l’idea che vi possa essere un cambio in corsa tra Letta e Renzi non è priva di costi sistemici: si dovrebbe ricominciare tutto daccapo. E di tempo il Paese non ne ha più. L’attuale esecutivo è timido, a volte pasticcione e inconcludente. Ma merita una nuova, ultima apertura di credito. Si dia però una mossa, abbia coraggio, aggredisca spesa e debito, privatizzi, liberalizzi, sulla spinta del nuovo corso renziano del Pd. E qui va fissato un altro punto. Se l’opposizione più dura viene dal partito che esprime il presidente del Consiglio non si va molto lontani.

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