Berlusconi e il voto palese

La giunta per il regolamento del Senato ha deciso, dopo una seduta incerta fino all'ultimo, che la votazione sulla decadenza sarà palese

Mercoledì 30 ottobre la Giunta per il regolamento del Senato ha deciso a maggioranza che il voto dell’aula sulla decadenza del senatore Berlusconi in base alla legge Severino sarà palese. Il voto del Senato non è stato ancora messo in calendario.

La necessità di un voto palese sulla questione – e non di un voto segreto come è la consuetudine in situazioni che riguardano casi personali dei senatori – è stata sostenuta da PD e M5S. La decisione è stata presa a maggioranza con un solo voto di scarto, per sette a sei: è stata decisiva la posizione di Linda Lanzillotta, senatrice di lungo corso oggi a Scelta Civica (già al Partito Democratico e a lungo nei socialisti) che è rimasta incerta fino all’ultimo e che oggi ha elencato sette ragioni tecniche per il voto palese.

La giunta ha 14 membri ma il presidente della giunta Piero Grasso, che è anche presidente del Senato, per prassi non vota: hanno votato a favore del voto palese, oltre a Lanzillotta, tre senatori del PD, due del M5S e Karl Zeller del partito altoatesino SVP. Martedì 29 ottobre i lavori della giunta erano stati sospesi su richiesta del Popolo della Libertà, che aveva chiesto di rivedere daccapo l’intera questione della decadenza, ma la richiesta non è stata accolta e il PdL ha ottenuto solo un rinvio a oggi.

La prossima scadenza nella questione della decadenza di Berlusconi da senatore è il 4 novembre: entro allora il presidente della giunta per le elezioni e le immunità parlamentari Dario Stefàno, di SEL, dovrà presentare al presidente del Senato la relazione con le motivazioni della decisione della giunta a favore della decadenza. Poi si fisserà il voto (palese, come si è deciso oggi) e l’aula del Senato confermerà o respingerà quella decisione.

La condanna giudiziaria a cui fa riferimento questo procedimento è quella dello scorso primo agosto, quando Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di prigione per evasione fiscale nel processo Mediaset, tre dei quali sono stati “scontati” grazie all’indulto del 2006.

Nel frattempo, lo scorso 19 ottobre, in seguito alla richiesta della Corte di Cassazione di ricalcolare le pene accessorie stabilite dalla sentenza, la Corte d’Appello di Milano aveva assegnato a Berlusconi due anni di interdizione dai pubblici uffici (nel precedente processo di appello erano 5): gli avvocati di Berlusconi hanno annunciato che faranno ricorso e la questione passerà nelle mani della Corte di Cassazione, la cui sentenza arriverà probabilmente a dicembre. L’interdizione dai pubblici uffici è una causa di decadenza per i parlamentari.

Se succedesse che l’aula del Senato dovesse respingere la decadenza causata dalla condanna definitiva a quattro anni, e imposta dalla legge Severino, e se la Cassazione dovesse confermare la condanna all’interdizione, la giunta per le elezioni dovrebbe riunirsi nuovamente per discutere della decadenza e, se dovesse votare a favore, l’eventuale permanenza di Berlusconi al Senato dovrebbe passare da un nuovo giudizio dell’aula.

Foto: la riunione della Giunta del regolamento del Senato del 29 ottobre 2013.
(Roberto Monaldo / LaPresse)