Altri morti in Egitto
Almeno 60 tra domenica sera e lunedì mattina, sia islamisti che poliziotti
Dopo una giornata apparentemente tranquilla, nella serata di domenica 18 agosto ci sono stati altri morti in Egitto: almeno 36 detenuti – sostenitori del movimento politico-religioso dei Fratelli Musulmani, vicini al deposto presidente egiziano Mohamed Morsi – sono stati uccisi in circostanze non ancora del tutto chiare durante il trasferimento da Nasr City alla prigione di Abu Zabaal, nella provincia di Qalyubia, a nord del Cairo. Inoltre questa mattina almeno 24 poliziotti sono stati uccisi in un’esplosione vicino alla città di Rafah, nel nord del Sinai: secondo alcune fonti della sicurezza, citate dai principali siti di news internazionali, i responsabili dell’attacco sarebbero militanti islamisti.
Il ministro dell’Interno ha dato due versioni diverse dell’uccisione degli islamisti di domenica: prima ha detto che l’incidente si è verificato durante una sparatoria tra la polizia e un gruppo di uomini armati che avevano assaltato il convoglio militare; dopo ha invece sostenuto che la causa della morte dei 36 islamisti è stata l’inalazione di gas lacrimogeno, lanciato dopo che i detenuti avevano preso in ostaggio un agente che stava scortando il convoglio alla prigione di Abu Zabaal.
Una fonte medica ha detto a Reuters che i detenuti sono morti per soffocamento nella parte posteriore di un veicolo della polizia. Un funzionario delle forze di sicurezza, che ha voluto rimanere anonimo, ha riferito ad Associated Press che non tutti i detenuti morti facevano parte dei Fratelli Musulmani (che hanno definito quanto accaduto un “omicidio a sangue freddo” da parte delle forze di polizia nei confronti degli anti-golpisti).
Durante la giornata di domenica più di 300 membri dei Fratelli Musulmani sono stati arrestati in diverse città egiziane, tra cui il Cairo, Alessandria, Asyut e Suez. Al Cairo erano previste due grandi manifestazioni, ma nel pomeriggio una era stata cancellata per “motivi di sicurezza” – in diversi credono che la mossa dei Fratelli Musulmani sia stata dovuta o all’incapacità di mantenere alta la partecipazione a grandi manifestazioni organizzate a cadenza giornaliera, o all’avvio di negoziazioni tra Fratelli Musulmani e militari.
Da mercoledì 14 agosto, giorno del massacro di oltre 600 sostenitori di Morsi da parte delle forze di polizia, i morti in Egitto sono, ufficialmente, almeno 830, di cui 70 poliziotti e militari. Domenica il generale Abdul Fattah al-Sisi, durante un discorso trasmesso dalla televisione egiziana, ha ribadito che l’esercito non tollererà altre proteste. La situazione nel paese sta diventando difficile anche per i giornalisti stranieri, accusati più volte dal governo ad interim di distorcere la realtà e di raccontare solo una parte di quello che succede nel paese: negli ultimi giorni, oltre ai giornalisti e alle sedi di Al Jazeera nel paese, sono stati fermati diversi giornalisti stranieri, tra cui Matt Bradley del Wall Street Journal.