‘Ndrangheta, 38 arresti nel cosentino: in manette sindaco Scalea

Cosenza, 12 lug. (LaPresse) – Dalle prime ore di oggi è in corso una vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Cosenza nelle province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno. Arrestate 38 persone in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro perché ritenute responsabili di associazione mafiosa, concorso esterno, sequestro di persona, estorsione, rapina, corruzione, concussione, turbativa d’asta, falso ed altro. Ventuno le persone denunciate in stato di libertà per i medesimi reati. Tra gli altri, arrestati il sindaco e cinque assessori del Comune di Scalea (Cosenza).

L’associazione mafiosa, grazie a intimidazioni, è riuscita, attraverso il procacciamento di voti, ad orientare le ultime elezioni amministrative del marzo del 2010 presso il Comune di Scalea in favore di propri candidati che, una volta eletti, si sono prodigati per l’assegnazione di concessioni e appalti ad imprese rientranti nella sfera di influenza della consorteria. Tra i destinatari delle misure cautelari figurano il sindaco, cinque assessori, funzionari e tecnici dell’amministrazione comunale di Scalea.

Cinquecento i carabinieri impegnati nell’operazione. I 38 arrestati sono accusati anche di detenzione e porto di armi comuni e da guerra, turbata libertà del procedimento amministrativo, istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso. L’operazione Plinius scaturisce dall’attività d’indagine avviata nel luglio 2010 sotto la direzione del procuratore aggiunto, dottor Borrelli, e del sostituto procuratore, dottor Luberto, della procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Il provvedimento è stato emesso dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, dottoressa Gabriella Reillo. Le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di un’associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetistico denominata ‘Valente-Stummo’ operante nel territorio del comune di Scalea e limitrofi. L’associazione era subordinata al Locale di Cetraro facente capo alla famiglia Muto, che, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini, è finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche della zona, al compimento di delitti contro il patrimonio e contro la persona attraverso la sistematica disponibilità di armi comuni e da guerra.

Eseguito inoltre un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili nei confronti dei vertici della cosca, di alcuni amministratori locali, imprenditori e professionisti per un valore stimato di 60 milioni di euro. I beni sequestrati sono concentrati principalmente nel versante tirrenico della provincia di Cosenza ma con significativi investimenti anche nelle regioni Umbria e Basilicata. L’indagine ha consentito di delineare l’asse economico-imprenditoriale dell’organizzazione criminale costituito con conferimenti di ‘sospetta provenienza’ nei seguenti settori: commerciale, attraverso l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento; immobiliare, con realizzazione di società finalizzate all’acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari pilotate; agricolo, attraverso la costituzione di cooperative e società agricole, che (non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti) hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiarare tali possidenze al fisco; turistico, attraverso la gestione dei lidi balneari, come L’Angelica, L’Aqua Mar ed Itaca, realizzati su terreni di proprietà del Demanio dello Stato del comune di Scalea. Complessivamente, è stato disposto il sequestro preventivo di 22 tra società ed aziende; 81 immobili, dislocati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (Rm), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno; 33 autoveicoli, tra cui Jaguar, BMW, Mercedes ed auto d’epoca; 78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; 2 imbarcazioni; numerose polizze assicurative.

Nei confronti degli indagati per il reato di corruzione è stato applicato l’art. 2 c. 80 della Legge 190/2012, che ha recentemente inserito la fattispecie fra quelle per cui è consentita l’applicazione della particolare ipotesi di confisca. Si tratta di una delle prime applicazioni di misura ablativa nei confronti di indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

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