«Scrivo al Papa inviandogli venti milioni»

Estratti dai diari di Amintore Fanfani, raccolti da Filippo Ceccarelli su Repubblica («Nostro Signore mi ha invitato, con lo sguardo, a tornare al mio posto»)

Giovedì 11 luglio Filippo Ceccarelli ha raccolto su Repubblica alcuni estratti dei diari personali di Amintore Fanfani, dei quali l’archivio storico del Senato e la Fondazione Fanfani hanno curato la pubblicazione. La prima parte, che riguarda il periodo dal 1943 al 1963, è uscita in questi giorni: in futuro verranno resi pubblici anche i diari tenuti da Fanfani fino al 1990.

Fanfani è stato uno dei politici italiani più importanti dal dopoguerra fino alla fine degli anni Ottanta: fu membro dell’Assemblea Costituente, fece parte della commissione che scrisse il progetto della Costituzione e fu cinque volte presidente del Consiglio, la prima volta nel 1954 e l’ultima nel 1987, quando aveva 79 anni. Fu molto vicino a Giulio Andreotti e fu il segretario della Democrazia Cristiana ai tempi dei referendum del divorzio, nel 1974; fu anche uno dei pochissimi importanti esponenti della DC che non venne coinvolto nelle inchieste di Tangentopoli.

Al testo dei diari è stato aggiungo un apparato critico, cioè una serie di note al testo che ne spiegano i passaggi meno comprensibili. Ci sono molti aneddoti curiosi relativi a politici importanti, oltre a riflessioni e pensieri – a tratti bizzarri – dello stesso Fanfani, per gli amanti dei retroscena politici (con qualche pretesa di solidità in più).

Oroscopo elettorale
Le agende del 1957 e del 1958 contengono diversi appunti anonimi dattiloscritti e anche uno specchietto astrologico che indicava quali domeniche fossero negative (esempio: “16 marzo, giornata pestifera”) e quali propizie (“6 aprile, splendido”) per fissare la data delle elezioni. Le quali si tennero il 25 maggio (“discreto”) del 1958, con il record storico di voti per la Dc, 42,3 per cento.

Decreto anti-bocciatura
Escluso (anche) per un veto vaticano dalla corsa per il Quirinale del dicembre 1964, Fanfani sfoga la sua rabbia scrivendo di suo pugno un ddl di applicazione costituzionale (mai presentato) sulle elezioni presidenziali. I Grandi Elettori sono praticamente isolati come nel Conclave; sanzioni penali contro chi sia ritenuto colpevole di «criticare, menomare e influenzare la libertà e la segretezza del voto»; previste delle aggravanti se il reato è compiuto anche «abusando dell’autorità spirituale».

Milioni al Concilio
Da Presidente del Consiglio: «Scrivo al Papa inviandogli venti milioni per contributo alle spese del Concilio, ed augurando pieno successo» (1962).

Intromissioni di Mattei
Che finanzia una corrente nella Dc (1955). «Viene da me e lo affronto bruscamente dicendo che son disposto a battermi fino in fondo, perché non tengo a nulla, nemmeno al posto di Segretario; ma proprio per questo non tollero intromissioni indebite nel Partito. Si rabbonisce e dice che è venuto per chiarire ogni malinteso, ed in breve mi promette che non interferirà più».

Dimissioni in sogno mistico
L’anno seguente, divenuto per la terza volta presidente del Consiglio: «Stanotte ho curiosamente sognato che in un impeto di sdegno davo le dimissioni, e mentre uscivo dall’aula è entrato Nostro Signore, biondo, alto, vestito di celeste, ieratico. Ha colpito me e gli altri il suo aspetto fermo, solenne e dolce. Mi ha invitato, con lo sguardo, a tornare al mio posto e, con la mano, a spiegare il perché della mia decisione».

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