Come va la giunta Pisapia?

È ferma, scrive il Corriere, e un assessore dice che a Milano "con noi non è cambiato niente"

Giuliano Pisapia. (LaPresse)
Giuliano Pisapia. (LaPresse)

Giangiacomo Schiavi fa un punto della situazione a due anni dalla vittoria elettorale di Giuliano Pisapia e del centrosinistra a Milano, partendo dalle difficoltà delle ultime settimane.

Una rapida successione di fatti (dalla follia criminale del picconatore Kabobo alla rapina con le molotov in via della Spiga fino all’assedio dei centri sociali a Palazzo Marino) sta creando un corto circuito politico-mediatico sulla sicurezza a Milano. Episodi diversi non collegati fra loro mettono in evidenza visioni contrapposte su militari, polizia municipale e presidio del territorio lasciando immaginare una città spaventata e indifesa di fronte a un’offensiva sulla quale è difficile rispondere senza schierarsi. Eppure, nonostante gli allarmismi e i richiami alle mimetiche, Milano resta ancora una delle più sicure città italiane: polizia e carabinieri fanno del loro meglio, la rete sociale funziona, i volontari sul territorio sono attivi, le parrocchie di frontiera fanno argine al degrado.

Quel che non funziona a Milano, e si è visto in questi giorni, è la bussola della politica finita nel gorgo dei detti e contraddetti, fino allo sfogo di Franco D’Alfonso, uno degli assessori più vicini al sindaco Pisapia: «La macchina comunale è un imbarazzante trabiccolo, con noi al potere non è cambiato niente». Sentenza finale: «Questa giunta politicamente è sola». Analisi spietatamente lucida in una fase difficile della maggioranza arancione, appena uscita dal rimpasto che ha modellato la nuova struttura di comando a palazzo Marino e che – nonostante scuse di rito e pacificazione in corso – ridimensiona di fatto il modello Milano. Un modello appannato, in una fase delicata per le finanze del Comune, con i conti del bilancio da far quadrare (ci sono 400 milioni in meno) e i tanti sospesi da risolvere dentro e fuori Palazzo Marino.

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foto: LaPresse