Il bambino di Cittadella tornerà dal padre

Ma resterà sotto la tutela dei servizi sociali: un altro sviluppo nella storia del bambino che la polizia trascinò via da scuola

La Corte d’Appello di Brescia ha deciso che il bambino di Cittadella portato via a forza lo scorso ottobre dalla polizia mentre si trovava a scuola, resterà affidato ai servizi sociali e che il “collocamento principale” sarà “disposto presso il padre che ne esercita la potestà”. Significa che il bambino avrà la residenza con il padre e che i servizi sociali continueranno a seguirlo e a sostenerlo con un progetto psicologico e di aiuto alla genitorialità, «in quanto solo attraverso l’abbassamento del conflitto della coppia si può sperare che il bambino acquisisca sicurezza e serenità».

Concretamente significa che le decisioni principali (come la scelta della scuola) spetteranno al padre e che i servizi sociali dovranno «monitorare la situazione» e «regolare ogni minuta esigenza che non risultasse dal provvedimento» come per esempio stabilire il calendario delle vacanze o stabilire quale dei due genitori debba portare o prendere da scuola il figlio. La Corte ha inoltre «disposto un calendario materno di visite molto nutrito».

Nel luglio del 2012 la Corte d’Appello di Venezia aveva deciso l’allontanamento del bambino dalla madre, con cui viveva dopo la separazione dei genitori, e l’inserimento in una struttura di accoglienza: dopo vari tentativi andati a vuoto c’era stato il blitz a scuola – il video aveva fatto parecchio scalpore – e il bambino era stato affidato al padre e inserito in una casa famiglia a Padova, con incontri con entrambi i genitori stabiliti sulla base di un programma psicoterapeutico. A marzo la Cassazione aveva però accolto il ricorso della madre e annullato il decreto dei giudici di Venezia, con rinvio alla Corte d’appello di Brescia che ha depositato il nuovo decreto lo scorso venerdì. Il Sole 24 Ore lo ha pubblicato per intero.

Resterà affidato ai servizi sociali, vivrà prevalentemente con il padre ma vedrà molto frequentemente la madre. La vicenda del bambino di 11 anni di Cittadella (in provincia di Padova), protagonista suo malgrado di un video-choc con le forze dell’ordine che lo prelevavano per eseguire un provvedimento di affidamento al padre, si arricchisce di un altro capitolo giudiziario. Sul caso si era pronunciata a marzo anche la Cassazione, che in sostanza aveva accolto il ricorso della madre perché non fosse più affidato alla casa-famiglia dove si trovava e aveva messo in dubbio l’esistenza della sindrome da alienazione parentale (Pas): la patologia secondo la quale il bambino sarebbe stato portato ad avere rapporti conflittuali con uno dei genitori (nel caso in questione il padre) per colpa dell’altro gentitore separato.

Una vicenda complicata iniziata con la separazione tra madre e padre del minore datata 2005. Ora la Corte d’appello di Brescia – a cui la Cassazione aveva rinviato la decisione – conferma l’affidamento al servizio sociale per predisporre «un progetto di sostegno psicologico del bambino e di aiuto alla genitorialità in quanto solo attraverso l’abbassamento del conflitto della coppia si può sperare che il bambino acquisisca sicurezza e serenità». Ma il decreto depositato venerdì scorso (che IlSole24Ore.com è in grado di anticipare) stabilisce che il collocamento prevalente del ragazzo sia presso il padre, che ne esercietà la potestà, perché la madre – secondo i giudici – non si è rivelata «il genitore più adatto a favorire la crescita del bambino» in quanto finora non ha ostacolato il rapporto con l’altro genitore.

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