La crisi delle carte da gioco

Dario di Vico sul Corriere della Sera racconta la storia della Modiano, lo storico produttore che rischia di chiudere

Dario di Vico racconta sul Corriere della Sera la storia della Modiano di Trieste, una delle storiche aziende produttrici di carte da gioco, che ha messo in cassa integrazione quasi tutti i suoi lavoratori: “i magazzini sono pieni ma gli ordini non arrivano”, e l’azienda rischia seriamente di chiudere.

La recessione non risparmia nemmeno le carte da gioco made in Italy. E così uno dei marchi italiani di maggior prestigio, la Modiano di Trieste, è entrato in crisi. La notizia è che la quasi totalità dei lavoratori, 70 unità, è stata messa in cassa integrazione a rotazione fino a metà agosto. I magazzini sono pieni, gli ordini non arrivano e i proprietari dell’azienda, la famiglia Crechici, hanno convocato i sindacati e concordato il da farsi. Assieme ai veneti della Dal Negro la Modiano si è sempre spartita il mercato italiano sostanzialmente fifty fifty, poi ha sviluppato con successo le esportazioni e una strategia commerciale orientata alla collaborazione totale con i grandi clienti. Che chiedevano carte ad hoc, con i loro brand e i loro slogan, da usare come alternativa alle inserzioni pubblicitarie o agli spot in tv.

Ma è proprio questo mercato delle promozioni ad essere crollato per colpa della crisi e dei tagli alle spese operati soprattutto dalle aziende produttrici di bevande alcooliche. A mettere ulteriormente in difficoltà la Modiano (che fattura circa 12 milioni di euro l’anno) è intervenuta la crescente concorrenza dei cinesi (grandi produttori del settore) o di chi ha delocalizzato e reimporta in Italia carte da gioco fabbricate in Paesi a basso costo del lavoro. Tempo fa girava su Youtube, e aveva conosciuto un certo successo tra i navigatori, un video che ritraeva gli operai cinesi di una fabbrica di carte che le inscatolavano a velocità supersonica a guisa di moderni Charlot.

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