Un giornalista Reuters è accusato di collaborare con Anonymous

Matthew Keys, vice social media editor, avrebbe passato agli hacker le password dei server del Los Angeles Times

Il vice social media editor dell’agenzia Reuters, il 26enne Matthew Keys, è stato formalmente accusato dalle autorità federali di Sacramento, California, di avere aiutato il gruppo di hacker Anonymous a sabotare il sito del Los Angeles Times. La storia risale al dicembre 2010, due mesi dopo che Keys era stato licenziato come web producer dalla televisione di Sacramento KTXL FOX 40, appartenente al gruppo Tribune Co, lo stesso che controlla anche il Los Angeles Times. Keys dovrà presentarsi alla corte federale di Sacramento il 12 aprile prossimo: rischia fino a 10 anni di carcere e 250.000 dollari di multa.

Secondo quanto riferito dalle autorità federali, Keys avrebbe passato agli hacker uno username e una password per accedere al server del gruppo Tribune, in una chat room che si chiama “internetfeds” e che Keys stesso aveva definito come un posto “top-secret” dove si riunisce “l’elite degli hacker”: gli hacker si sarebbero identificati solo con il nome “Sharpie”. Secondo l’accusa, dopo avere ottenuto le chiavi di accesso Sharpie sarebbe entrato nel sito del LA Times e avrebbe alterato il titolo di un articolo pubblicato il 14 dicembre 2010: il titolo, che originariamente era “Pressure builds in House to pass tax-cut package” (“Crescono le pressioni alla Camera per approvare il taglio delle tasse”), diventò “Pressure builds in House to elect CHIPPY 1337”. Il gruppo Chippy 1337 è un altro gruppo di hacker che aveva rivendicato il danneggiamento del sito di videogiochi Eidos nel 2011. Secondo l’accusa, il gruppo Tribune spese più di 5.000 dollari per rispondere all’attacco e per adeguare il suo sistema di sicurezza informatica.

Il lavoro di Keys su Anonymous, che inizialmente sembra sia stato esclusivamente finalizzato a indagini giornalistiche, era stato pubblicamente documentato in passato. Nel libro di Parmy Olson pubblicato nel giugno 2012 dal titolo “We Are Anonymous“, Keys era stato identificato come utente “AESCracked”, lo stesso pseudonimo usato da Keys nella chat “internetfeds” nella quale sarebbe avvenuto il passaggio delle password al server del gruppo Tribune. In un articolo ancora precedente, risalente al marzo 2011, il sito Gawker ricostruiva la storia dell’attacco hacker di cui era stato vittima nel dicembre del 2010. Nell’articolo era lo stesso Keys che ammetteva di essersi infiltrato nella chat “internetfeds”, e accusava l’utente “Kayla” di avere organizzato l’attacco hacker (ulteriore conferma della sua frequentazione alla chat arrivò poco dopo dallo stesso Keys, che scrisse un post in merito sul sito di Reuters, agenzia per la quale nel frattempo aveva iniziato a lavorare).

Nel marzo 2011, però, fu uno dei leader di Anonymous, Hector Xavier Monsegur conosciuto come “Sabu”, ad accusare Keys su Twitter di avere aiutato il gruppo nell’attacco al LA Times.

Sabu, che era un frequentatore della chat “internetfeds”, avrebbe poi ripetuto le stesse accuse a Parmy Olson (l’autrice del libro su Anonymous) in un’intervista online dell’11 marzo 2011. Sembra che Sabu possa avere detto le stesse cose anche alla polizia, quando, dopo il suo arresto da parte dell’FBI il 7 giugno 2011, iniziò a collaborare con le autorità federali.

Il caso che sta coinvolgendo Keys, a suo modo, è unico: «È il primo caso di nostra conoscenza in cui qualcuno passa al gruppo Anonymous alcune informazioni per danneggiare un sito, piuttosto che danneggiarlo lui stesso», ha detto Clifford Neuman, il direttore della University of Southern California Center for Computer Systems Security. Giovedì 14 marzo Keys ha spiegato su Twitter come è venuto a conoscenza delle accuse contro di lui: “Sto bene. L’ho scoperto come molti di voi: su Twitter. Stasera mi prendo una pausa. Domani tutto come sempre”.

Alcuni esperti di sicurezza informatica hanno in realtà ridimensionato l’attacco, che sarebbe finito all’attenzione delle autorità solo per la popolarità del gruppo Anonymous. La Reuters ha sospeso Matthew Keys e un portavoce ha sottolineato che le accuse a Keys fanno riferimento a fatti successi quando ancora non lavorava per l’agenzia. Il portavoce del LA Times si è rifiutato di commentare la notizia.