Un’analisi indipendente dei programmi elettorali

Il sito di Italia Futura propone di fare come in Olanda, dove un istituto pubblico indipendente si mette a disposizione dei partiti e simula gli effetti delle misure proposte in campagna elettorale

Raoul Minetti, professore di economia presso la Michigan State University, e Alessandro Giovannini, ricercatore presso il Centre of European Policy Studies (CEPS) di Bruxelles, criticano la vaghezza dei programmi dei partiti italiani sull’economia e propongono di fare come in Olanda, dove l’Istituto Olandese per l’Analisi Economica «si mette a disposizione di tutti i partiti per simulare e valutare gli effetti economici delle politiche proposte nelle loro piattaforme elettorali». Una cosa simile accade negli Stati Uniti, dove simile lavoro è svolto – solo per le proposte di membri del Congresso – da una struttura indipendente che si chiama Congressional Budget Office.

Il dibattito politico cui assisteremo nei mesi pre-elettorali sarà come sempre incentrato sull’economia, in primis come uscire dalla crisi e rilanciare la crescita economica.

Sarebbe quindi auspicabile che ogni partito esponesse chiaramente le proprie ricette economiche agli elettori, facendo tesoro dell’esempio del governo Monti, che ha innalzato il dibattito politico da lotta ideologica a confronto sui contenuti.

Allo stato attuale, le avvisaglie sono poco confortanti. Nel suo programma elettorale, al capitolo economia, il Movimento Cinque Stelle enuncia come punti cardine “Sussidio di disoccupazione garantito” e “Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari”. Come dire: tutto e niente.

Trovare il programma economico sul sito del PD non è facile poiché, al di là della nota carta d’intenti, la definizione della linea economica dipenderà dal vincitore delle primarie.

È però interessante leggere le parole del responsabile economico del PD: “E se oggi fossimo al governo faremmo due cose: ridurremmo il carico fiscale sul lavoro e sull’impresa, ovvero Irpef, Ires e Irap; e metteremmo in campo un’imposta patrimoniale ordinaria progressiva, e non una “una tantum, a partire da una soglia di 1,2 milioni di patrimonio”. Parole non corroborate da una quantificazione degli effetti e da una analisi di fattibilità.

Programma economico ancora più difficile da trovare nel caso del PDL, in cui l’ultima definizione formale di un programma economico si trova nel documento elaborato dall’ex ministro Brunetta per abbattere il debito pubblico italiano: “vendita di beni pubblici per 15-20 miliardi l’anno; tassazione ordinaria delle attività finanziarie detenute in Svizzera” e ancora “progressiva riduzione della pressione fiscale dal 45% attuale al 40% in 5 anni, di un punto percentuale l’anno, nonché al cofinanziamento degli investimenti”. Anche qui, ancora più che sopra, molto difficile valutare la fattibilità di queste proposte.

Ma è davvero impossibile per i partiti politici confrontarsi su ricette economiche precise e permettere agli elettori di valutare se si tratta di promesse realizzabili?

No. Il caso dell’Olanda dimostra che un confronto rigoroso dei programmi di politica economica prima delle elezioni è perfettamente attuabile.

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