Joe Biden e Paul Ryan, rispettivamente vicepresidente degli Stati Uniti e candidato vicepresidente per il partito repubblicano, si sono sfidati ieri sera – stanotte in Italia – in un confronto televisivo, il secondo di questa campagna elettorale, il primo e unico tra candidati alla vicepresidenza. È stato un dibattito molto intenso, specie nella prima ora, e i sondaggi sul gradimento degli elettori sono abbastanza equilibrati, anche se la maggior parte degli osservatori ha dato la vittoria a Biden, ai punti.
1. La prima domanda
La moderatrice, Martha Raddatz, ha aperto il dibattito con una domanda su quanto accaduto l’11 settembre a Bengasi, in Libia, chiedendo ai candidati di commentare l’attacco che ha ucciso l’ambasciatore Stevens e l’efficacia delle procedure di sicurezza e intelligence. Politica estera, quindi terreno di Biden, ma tema delicato per l’amministrazione Obama. Ryan ha attaccato la Casa Bianca per aver dato la colpa al film anti-Maometto quando era chiaro che si fosse in presenza di un attentato terroristico, Biden ha dato dell’opportunista a Mitt Romney per la sua improvvisata conferenza stampa.
Poco dopo Biden ha definito «a bunch of malarkey», «un pugno di sciocchezze», le cose dette da Ryan sulla presunta debolezza dell’amministrazione Obama.
2. Iran e Israele
Con le risposte successive su Iran e Israele, Joe Biden ha segnato il ritmo e il tono del dibattito. Davanti a Ryan che accusava la Casa Bianca di essere debole con l’Iran, il vicepresidente ha difeso le azioni prese fin qui:
«Quelle contro l’Iran sono le più dure sanzioni di sempre, le più dure, punto. Volete andare in guerra? È questo che volete?»
Biden ha poi rassicurato riguardo la vicinanza tra gli Stati Uniti e Israele, tra l’altro chiamando più volte per nome Netanyahu, «Bibi», probabilmente per enfatizzare la sua familiarità con la politica estera e l’inesperienza del suo avversario. In questo passaggio, così come in quello sull’Afghanistan, è emersa una certa debolezza programmatica dei repubblicani, che su questi temi criticano la Casa Bianca senza avere – e senza potersi permettere – posizioni radicalmente diverse da quella della Casa Bianca.
3. Il video sul 47 per cento
Al contrario di quanto aveva fatto Obama, Biden ha citato più volte la contestata frase di Romney sul 47 per cento degli americani che si sentono vittime e non fanno niente per migliorare le loro condizioni. Lo ha fatto alla prima risposta sull’economia, lo ha fatto un’altra volta nella fase centrale del dibattito e lo ha fatto durante il suo accorato closing argument, l’appello finale agli elettori. Ryan gli ha risposto così, a un certo punto, alludendo ai frequenti incidenti verbali di Biden: «Penso che il vicepresidente sappia bene che a volte le parole non vengono fuori nel modo giusto». Biden ha sorriso e ha detto: «Sì, ma io dico sempre quello che penso. E pure Romney».
4. «Ah, e tu saresti Jack Kennedy?»
A un certo punto Biden ha fatto esplicito riferimento, con una battuta, a uno dei momenti più celebri nella storia dei dibattiti tra i candidati alla vicepresidenza. Era il 1988 e Dan Quayle, candidato repubblicano, si difese dalle accuse di inesperienza sostenendo di essere come John Fitzgerald Kennedy quando diventò presidente. Il suo avversario, il democratico Bentsen, gli disse con fermezza di darsi una calmata coi paragoni: «Senatore, lei non è Jack Kennedy». Ieri sera, quando Ryan sosteneva che fosse possibile tagliare le tasse del 20 per cento, Biden lo ha interrotto dicendo: «Matematicamente impossibile». Ryan ha proseguito dicendo che è stato fatto un paio di volte in passato, e ha citato Kennedy e Reagan. Biden ha replicato: «Ah, e tu saresti Jack Kennedy?»
5. Recessione e stimulus
Biden ha infilato un paio di buone battute anche sul tema più facile per i repubblicani, cioè la crisi economica. Parlando della recessione, Biden ha detto agitando le braccia al cielo:
«Loro si comportano come se la grande recessione fosse piovuta dall’alto, così, un giorno. Invece sapete perché è arrivata? Perché lui ha votato per mettere due guerre sulla nostra carta di credito, per esempio!».