Glencore non comprerà lo stabilimento di Alcoa in Sardegna

L'energia costa troppo, dice la multinazionale svizzera, non ne vale la pena: che cosa succede adesso

La multinazionale svizzera Glencore ha annunciato che non intende acquistare lo stabilimento per la produzione di alluminio di Portovesme, di proprietà di un’altra multinazionale, l’americana Alcoa. La decisione, come ampiamente annunciato, è legata al costo dell’energia, troppo alto per rendere conveniente la produzione. Il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, ha dichiarato che la trattativa non è fallita e che solo una delle aziende interessate si è ritirata dalla gara.

Per acquistare lo stabilimento Glencore aveva fatto richieste precise in materia di costo dell’energia elettrica. In particolare aveva domandato che il prezzo massimo applicato all’impianto fosse di 25 euro per megawatt/ora. Nella sua lettera, Glencore scrive che il governo non pensa di poter arrivare a far pagare meno di 35 euro per megawatt/ora: una cifra, secondo Glencore, troppo alta per garantire la continuità della produzione.

Alcoa ha deciso di vendere lo stabilimento di Portovesme per motivi simili. I governi italiani, negli anni passati, avevano tentanto di creare leggi ad hoc per permettere allo stabilimento di ottenere energia a prezzi scontati, ma queste pratiche sono sempre state condannate dalla Commissione Europea in quanto “aiuti statali”. Nella sua lettera Glencore scrive che non intende chiedere al governo di violare le decisioni della Commissione e, prendendo atto della situazione, si ritira dalla gara.

I primi operai a essere licenziati da Alcoa saranno i lavoratori interinali: 67 di loro resteranno a casa lunedì insieme ad altri 20 operai che lavorano con ditte che hanno vari servizi in appalto. Gli operai impiegati direttamente da Alcoa, circa 500, resteranno in fabbrica fino al 31 dicembre. Gli operai si raduneranno domenica sera davanti all’impianto per protestare, mentre i sindacati annunciano una settimana di manifestazioni dopo quelle che, a inizio settembre, portarono a scontri tra polizia e operai Alcoa a Roma.

(Perché i lavoratori dell’Alcoa protestano)

Il polo di Portovesme, in provincia di Carbonia-Iglesias, comprende molti altri impianti di lavorazione dei metalli, oltre alla fonderia dell’Alcoa. La sua creazione cominciò tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta e fu una decisione presa a tavolino dal governo di allora per creare le condizioni per “riassorbire” i minatori sardi, che avevano perso il lavoro in seguito alla crisi del settore minerario dell’isola.

La creazione del polo avvenne con l’investimento di capitali pubblici attraverso varie finanziarie e società, tutte a partecipazione statale. Gli impianti vennero privatizzati nel corso degli anni Novanta. La fonderia – chiamata spesso smelter – di alluminio fu comprata da Alcoa nel 1996. In tutto nel polo di Portovesme lavorano circa 3.600 persone. Nella fonderia di Alcoa, tra lavoratori diretti, interinali e ditte appaltatrici, lavorano circa 800 persone.

Foto: MARIO LAPORTA/AFP/Getty Images