«La Chiesa è indietro di 200 anni»

L'ultima intervista al cardinale Martini, pubblicata oggi sul Corriere della Sera, è molto severa

Italian Cardinal Carlo Maria Martini, center, walks in procession to enter the grottos containing the tomb of Pope John Paul II following a Mass in St. Peter's Basilica at the Vatican, Tuesday, April 12, 2005. On Wednesday, the public will be able to visit John Paul's simple tomb, placed in the ground and covered by a plain white marble slab etched with his name and the dates of his pontificate. (AP Photo/Peter Dejong)
Italian Cardinal Carlo Maria Martini, center, walks in procession to enter the grottos containing the tomb of Pope John Paul II following a Mass in St. Peter's Basilica at the Vatican, Tuesday, April 12, 2005. On Wednesday, the public will be able to visit John Paul's simple tomb, placed in the ground and covered by a plain white marble slab etched with his name and the dates of his pontificate. (AP Photo/Peter Dejong)

Oggi il Corriere della Sera ha pubblicato un’intervista al Cardinale Martini, morto ieri, definendola “l’ultima intervista”: le parole severe di Martini nei confronti della Chiesa sono state molto riprese sui siti italiani e internazionali.

Padre Georg Sporschill, il confratello gesuita che lo intervistò in Conversazioni notturne a Gerusalemme, e Federica Radice hanno incontrato Martini l’8 agosto: «Una sorta di testamento spirituale. Il cardinale Martini ha letto e approvato il testo».

Come vede lei la situazione della Chiesa?
«La Chiesa è stanca, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? (…) Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo sono stati il vescovo Romero e i martiri gesuiti di El Salvador. Dove sono da noi gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli dell’istituzione»

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