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  • Venerdì 13 luglio 2012

Il colera a Cuba

Ci sono tre morti, almeno 50 persone infettate e più di 1000 ricoverate, e gli oppositori accusano il governo di nascondere i veri numeri per non danneggiare il turismo

A doctor checks a patient's blood pressure on December 22, 2010 at a hospital in Havana. AFP PHOTO/STR (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)
A doctor checks a patient's blood pressure on December 22, 2010 at a hospital in Havana. AFP PHOTO/STR (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)

Tre persone di 66, 70 e 95 anni sono morte negli ultimi giorni nella città cubana di Manzanillo, nella provincia di Granma a sud-est dell’isola, a causa del colera. Il sito della CNN riporta una nota del ministero cubano del 3 luglio, data dell’ultima comunicazione ufficiale, in cui si sostiene che i casi accertati di colera relativamente a questa epidemia sono 53. Secondo il governo «l’epidemia originatasi a Manzanillo è sotto controllo e i casi di contagio stanno diminuendo».

Funzionari della sanità cubana hanno fatto sapere che ci sono stati episodi di colera anche a Guantanamo, Santiago de Cuba, Bayamo, Santa Clara, L’Avana, Sancti Spíritus, Trinidad e Las Tunas. I membri dell’opposizione sostengono che il governo non vuole diffondere informazioni sull’epidemia perché teme una ricaduta negativa sul mercato del turismo. Anche BBC ha scritto che più di 50 persone sono state infettate e circa 1.000 sono ricoverate negli ospedali in via precauzionale.

Secondo il Boston Herald i casi accertati nella zona orientale dell’isola sono passati, in una settimana, da 30 a 85. Ana Maria Batista Gonzalez, una dottoressa esperta di epidemiologia che lavora per il governo cubano, ha detto che il numero dei casi sospetti nella provincia di Granma è salito a 346 e che le persone arrivate in ospedale con problemi all’intestino sono state 3.998.

Il ministero della Sanità cubano ha spiegato che la diffusione del colera è stata causata dall’inquinamento del sistema idrico, aggravato dalle piogge e dalle alte temperature della scorsa settimana. Alcuni medici, ha scritto il periodico Diario de Cuba, hanno ipotizzato invece che il contagio della malattia sia stato causato dai medici e dagli infermieri che hanno lavorato a Haiti per curare il colera, dopo il terremoto del gennaio 2010. Sarebbe, in questo caso, la coda di una vecchia questione: nella primavera del 2010 un’epidemia di colera ad Haiti uccise oltre 2.000 persone e si disse che il virus fu involontariamente scatenato da alcuni soldati delle Nazioni Unite, provenienti dal Nepal.

Manuel Santin Peña, direttore nazionale dell’istituto di epidemiologia di Cuba, ha detto «che non ci sono altri focolai attivi in altre province, oltre a quella di Granma». Il medico ha spiegato che il governo ha deciso di chiudere dodici pozzi d’acqua contaminati nella città di Manzanillo e che all’ingresso degli ospedali e dei palazzi governativi sono stati sistemati dei secchi di candeggina, dove le persone possono pulirsi le mani e le suole delle scarpe.

Ana Celia Rodriguez, del movimento Damas de Blanco che raggruppa le mogli e i familiari dei prigionieri politici, ha detto che le persone uccise dal colera, secondo dirigenti del ministero della Salute a Santiago, «sono 29 in tutta l’isola». Gli oppositori del governo sostengono che il ministero della Sanità abbia imposto il silenzio sul contagio, come accadde in occasione dell’epidemia di dengue del 1997.

Nella foto:L’Avana, Cuba (STR/AFP/Getty Images)