Tagliare le ferie non ha senso

"Il caldo è un grande alibi per tutti" scrive Dario Di Vico sul Corriere commentando l'ultima proposta del sottosegretario Polillo

Ieri il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, già noto per il suo presenzialismo televisivo e i molti incidenti diplomatici causati fin qui dalla sua incontinenza verbale, ha detto che si potrebbe rinunciare a una settimana di ferie per rilanciare il PIL del paese. Al di là delle dichiarazioni estemporanee di Polillo, il tema è discusso da anni da politici ed economisti e il governo Berlusconi a lungo ha tentato di sopprimere alcune festività per far lavorare di più gli italiani. Oggi Dario Di Vico spiega sul Corriere della Sera perché in queste condizioni economiche la proposta non ha senso. Anche Massimo Gramellini oggi sulla Stampa stronca la proposta.

Il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo è il re Mida della polemica take away. Ogni tasto che tocca fa esplodere una piccola rissa mediatica che lo ripaga della fatica di essere al governo in compagnia di colleghi di cui spesso non condivide il modo di operare. È successo anche ieri: Polillo ha proposto agli italiani di rinunciare a sette giorni in ferie perché così «avremmo un impatto immediato sul Pil di circa un punto».

I sindacati, il Pd e l’Italia dei valori sono immediatamente insorti colpiti dal segno punitivo che la proposta avrebbe nei confronti dei lavoratori. Qualcuno sull’abbrivio ha chiesto persino le dimissioni di Polillo ma il caldo è un grande alibi per tutti. La verità è che in questa fase della Grande Crisi non basta modificare le condizioni dell’offerta (ovvero decidere di lavorare di più) per creare sviluppo. Magari! Il problema sta tutto nella domanda che purtroppo non c’è e tutto ciò rende purtroppo inutile qualsiasi patto tra i produttori, anche quello taglia-ferie. Se infatti gli operai accettassero di lavorare una settimana in più a reddito invariato le loro aziende non venderebbero automaticamente di più, spalmerebbero solo su più giorni i programmi produttivi necessari a soddisfare un mercato che più pigro di così non potrebbe essere.

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