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  • Lunedì 4 giugno 2012

La protesta delle donne in Turchia

Le foto delle manifestazioni di ieri a Istanbul contro il governo Erdogan, che vuole cambiare la legge sull'aborto in senso molto restrittivo

Thousands of Turkish women hold placards as they protest against Turkish Prime Minister, at Kadikoy in Istanbul on June 3, 2012. Turkey's Prime Minister Recep Tayyip Erdogan said on May 25 he considered abortion as 'murder.' 'I am a prime minister who is against Caesarean births. I consider abortion as murder,' Erdogan was quoted as saying by the Anatolia news agency. In Turkey, abortion is legal during the first 10 weeks of pregrancy. The woman's consent is required but if the woman is married, the husband's consent is also required. AFP PHOTO / BULENT KILIC (Photo credit should read BULENT KILIC/AFP/GettyImages)
Thousands of Turkish women hold placards as they protest against Turkish Prime Minister, at Kadikoy in Istanbul on June 3, 2012. Turkey's Prime Minister Recep Tayyip Erdogan said on May 25 he considered abortion as 'murder.' 'I am a prime minister who is against Caesarean births. I consider abortion as murder,' Erdogan was quoted as saying by the Anatolia news agency. In Turkey, abortion is legal during the first 10 weeks of pregrancy. The woman's consent is required but if the woman is married, the husband's consent is also required. AFP PHOTO / BULENT KILIC (Photo credit should read BULENT KILIC/AFP/GettyImages)

Ieri a Istanbul migliaia di donne hanno marciato per protestare contro l’intenzione del governo turco di voler cambiare l’attuale legge sull’aborto. La manifestazione è stata organizzata dopo le recenti dichiarazioni di vari esponenti del governo di Recep Tayyip Erdoğan, leader del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (in turco Adalet ve Kalkınma Partisi, AKP), che hanno fatto intendere una futura sostanziale riforma dell’attuale legge sull’aborto in Turchia. Nel corteo di ieri si sono visti cartelli come “giù le mani dal mio corpo” e “sull’aborto non si discute”.

Oggi in Turchia l’aborto è consentito fino alla decima settimana di gravidanza. C’è ancora molta incertezza sulle future mosse del governo perché non è stato ancora presentato un disegno di legge in materia, ma il primo ministro e altri membri del governo hanno detto di volerla ridurre, forse fino a quattro settimane. Il mese scorso lo stesso Erdoğan ha detto che “non c’è differenza tra uccidere un bambino nella pancia della madre o quando è già nato” e che l’aborto, insieme ai parti cesarei, è uno dei “complotti segreti” che limitano la crescita della Turchia.

Il ministro della Salute turco, Recep Akdag, ha recentemente confermato che il governo turco presenterà nelle prossime settimane una nuova proposta di legge più restrittiva sull’aborto, che tra le altre cose dovrebbe dare proprio al governo il compito di prendersi cura delle donne rimaste incinte dopo uno stupro. Il sindaco della capitale turca Ankara, Melih Gökçek, anche lui esponente dell’AKP, ha detto recentemente in televisione che una madre che ha intenzione di abortire “farebbe meglio a uccidersi”.

Dal 1983, anno della legalizzazione dell’aborto in Turchia entro la decima settimana, il numero di interruzioni di gravidanza è sensibilmente sceso, anche per la contemporanea e sempre più ampia diffusione dei metodi contraccettivi: secondo alcuni dati dell’ONU, nel 2008 in Turchia ci sono stati circa 14,8 aborti donne su mille donne in gravidanza, una media ben inferiore a quella mondiale di 28 o alla stessa europea, di 27 aborti ogni mille donne.

Nel frattempo, però, in Turchia è cresciuto notevolmente il numero di parti cesarei: secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), nel 2009 sono stati ben il 40 per cento dei parti totali. Dei paesi dell’OCSE solo Brasile e Cina hanno percentuali più alte in questo senso. Erdoğan ha più volte criticato la pratica del parto cesareo perché limita la capacità delle donne di fare molti figli.

foto: BULENT KILIC/AFP/GettyImages