Il governo e la discarica di Corcolle

Sergio Rizzo racconta sul Corriere i problemi con la nuova discarica di Roma, prevista a due passi dal sito archeologico di Villa Adriana

Oggi Sergio Rizzo racconta sul Corriere della Sera degli scontri all’interno del governo sulla questione della discarica di Corcolle e della posizione non facile in cui si trova il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi, dopo che ieri una nota di Monti ha confermato la fiducia al commissario straordinario per l’emergenza ambientale nella provincia di Roma, Giuseppe Pecoraro. Pecoraro è favorevole alla discarica.

La storia della discarica di Corcolle, che dovrebbe accogliere i rifiuti di Roma dopo la chiusura di quella, ormai stracolma, di Malagrotta, era già stata raccontata da Filippomaria Pontani: sono anni che se ne parla, la scelta del sito è stata tutt’altro che chiara e trasparente, e soprattutto si troverebbe ad alcune centinaia di metri in linea d’aria dal complesso di Villa Adriana, a Tivoli, uno dei siti archeologici più importanti del mondo.

«Gentile signor ministro, la mancanza di una politica del governo verso la cultura già mi aveva sorpreso e deluso. Ma esistono per ciascuno di noi dei limiti di tolleranza civica e personale. Le ultime notizie sulla discarica prevista a Corcolle, straordinariamente gravi per la prossimità a Villa Adriana e alle quali non arrivo a credere, rappresentano la goccia che ha fatto traboccare il vaso…». Consigliamo a Lorenzo Ornaghi, già chiarissimo rettore della Cattolica di Milano, di rileggere con attenzione la lettera di dimissioni speditagli mercoledì dal presidente del consiglio superiore dei Beni culturali Andrea Carandini.

Davanti all’incredibile e superficiale via libera dato da palazzo Chigi al disegno di portare in una ex cava a meno di un chilometro in linea d’aria da uno dei siti archeologici più importanti del mondo la nuova discarica dei rifiuti solidi urbani della città di Roma, almeno lui ne ha tratto le dovute conseguenze. Tutto questo mentre il ministro dei Beni culturali Ornaghi affidava le proprie rimostranze alle seguenti parole di fuoco: «Rimango contrarissimo».

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foto: Marco Cantile/LaPresse

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