I referendum in Sardegna

Il 6 maggio si voterà per dieci quesiti contro i costi della politica, dall'abolizione delle province a un nuovo statuto regionale

Domenica 6 maggio si voterà in Sardegna per una serie di referendum regionali contro i costi della politica.

I quesiti referendari sono dieci, cinque abrogativi e cinque consultivi. Sono stati promossi dal Movimento Referendario Sardo, di cui fanno parte pochi partiti o movimenti politici (tra cui l’IdV, La Base Sardegna e Riformatori Sardi, legati a Mario Segni) ma che ha il sostegno di molti amministratori locali e politici sardi, tra cui il deputato del PD Arturo Parisi. Anche il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, PdL, si è augurato il successo della consultazione referendaria, ma all’interno dei partiti, sia a destra che a sinistra, ci sono molte divisioni e posizioni differenti. Il MRS non pare avere un sito Internet, ma ha un gruppo e una pagina su Facebook.

Quattro quesiti abrogativi riguardano l’abolizione di altrettante province sarde istituite con una serie di leggi regionali a partire dal 1997 (ma diventate operative con molti ritardi): Medio Campidano, Carbonia-Iglesias, Ogliastra e Olbia-Tempio. L’ultimo quesito abrogativo riguarda l’abolizione di un articolo della legge regionale che stabilisce la competenza nella determinazione dei compensi dei consiglieri regionali e il tetto massimo.

I quesiti consultivi riguardano la cancellazione anche delle quattro province storiche della Sardegna (Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro), la stesura di un nuovo Statuto della Regione da parte di un’Assemblea Costituente “eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi”, l’abolizione dei consigli di amministrazione degli “Enti strumentali e Agenzie della Regione Autonoma”, l’istituzione per legge delle elezioni primarie per scegliere i candidati alla carica di presidente della regione (da eleggere con elezione diretta) e la riduzione da 80 a 50 dei consiglieri regionali.

Il quorum da raggiungere è un terzo dei votanti, obiettivo piuttosto difficile dato che la maggior parte dei partiti non ha preso posizioni ufficiali sui referendum e che gli stessi promotori lamentano la scarsa pubblicità che è stata data all’iniziativa da parte delle autorità e dei mezzi di comunicazione.

L’Unione Province Sarde e cinque province della Sardegna avevano presentato un ricorso al TAR perché sospendesse il referendum, in quanto avrebbe violato le disposizioni dello Statuto regionale sardo. Il TAR si è dichiarato non competente sulla questione e il ricorso è passato al tribunale civile di Cagliari, che oggi lo ha respinto.