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  • Martedì 24 aprile 2012

Un ministro britannico è nei guai

Il ministro della Cultura, Jeremy Hunt, è accusato da una serie di email di aver passato informazioni riservate al gruppo di Murdoch su un affare molto grosso

Jeremy Hunt, Secretary of Sate for Culture, Olympics, Media and Sport, speaks at Britain's Conservative Party Conference, Manchester, England, Monday Oct. 3, 2011. (AP Photo/Jon Super).
Jeremy Hunt, Secretary of Sate for Culture, Olympics, Media and Sport, speaks at Britain's Conservative Party Conference, Manchester, England, Monday Oct. 3, 2011. (AP Photo/Jon Super).

Aggiornamento ore 12.30 – Adam Smith, consigliere speciale del ministro della Cultura britannico Jeremy Hunt e uno dei collaboratori che avrebbe passato informazioni riservate del ministero ai vertici del gruppo di Murdoch tramite email quasi quotidiane, si è dimesso.

Oggi il leader laburista britannico Ed Miliband ha chiesto le dimissioni di Jeremy Hunt, il ministro della Cultura del Regno Unito, a cui il premier David Cameron più di un anno fa aveva affidato il compito di decidere se approvare l’acquisizione da parte di News Corporation (il gruppo industriale di Rupert Murdoch) della tv British Sky Broadcasting (BSkyB). Secondo alcuni documenti resi pubblici oggi pomeriggio il ministro Jeremy Hunt avrebbe, tramite i suoi collaboratori, passato informazioni riservate ai vertici del gruppo di Murdoch tramite email quasi quotidiane, tenendoli aggiornati sul processo di revisione.

Le prove delle comunicazioni tra i Murdoch e chi doveva decidere della loro operazione di investimento sono state presentate all’interno dei lavori della cosiddetta commissione Leveson: nel luglio del 2011, il primo ministro David Cameron aveva annunciato che avrebbe avviato un’inchiesta indipendente sui casi di intrusione nelle segreterie telefoniche dei giornalisti del tabloid News of the World, sulle prime indagini della polizia (per non essere state condotte con il necessario rigore), sui sospetti pagamenti di denaro a funzionari di polizia da parte di giornalisti e più in generale sul comportamento professionale della stampa britannica. Il 13 luglio venne nominato a capo della commissione il giudice Brian Henry Leveson, 62 anni. Della commissione fanno parte altri sei membri: ex direttori di mezzi di informazione, un ex funzionario della polizia britannica e due membri di associazioni per i diritti umani e la libertà di stampa.

Secondo Ed Miliband il ministro Hunt lavorava più «per gli interessi dei Murdoch» che per quelli del popolo britannico. «Lo stesso Hunt aveva detto che il suo dovere era quello di essere trasparente, imparziale ed equo in merito all’acquisizione di BSkyB. Ma ora sappiamo che stava fornendo consulenze, indicazioni e informazioni privilegiate a News Corporation». Hunt ha invece fatto sapere di essere «sicuro» che quando presenterà la sua testimonianza ci si accorgerà che lui ha condotto «questo processo con scrupolosa correttezza», che oggi è stata ascoltata solo una versione della storia e che alcuni incontri e conversazioni presentate nelle prove «semplicemente non sono accaduti».

Le informazioni, secondo quanto riporta il Guardian, venivano inviate a Frederic Michel, capo dei lobbisti di News Corporation, che a sua volta informava James Murdoch. In una mail Frederic Michel faceva sapere di «essere riuscito ad avere qualche informazione» su quello che Hunt avrebbe annunciato il giorno dopo al Parlamento sul dossier, nonostante questo fosse «assolutamente illegale». Il 15 giugno del 2010 un consulente di Hunt scrisse a Michel che «non ci dovrebbe essere nessun problema sul tema della pluralità d’informazione» e che il governo avrebbe dato parere «favorevole». Oltre agli scandali che hanno coinvolto il gruppo Murdoch, era proprio la questione della pluralità a essere al centro del dibattito.

BSkyB è il maggiore gruppo televisivo della Gran Bretagna, e possiede la rete Sky nel Regno Unito: ha un fatturato nell’ultimo anno di 5,9 miliardi di sterline ed è posseduta per il 39 per cento da News Corporation di Rupert Murdoch. Quando, nell’ottobre 2010, il gruppo di Murdoch aveva presentato la propria offerta d’acquisto per BSkyB, i più grandi gruppi televisivi e i maggiori giornali britannici (BBC, Channel 4, Guardian, Telegraph, Mirror e Mail) si erano coalizzati per chiedere al governo di bloccare l’operazione, firmando una lettera indirizzata al ministro per le attività produttive, Vince Cable, e denunciando il rischio di una deriva monopolista nella gestione dell’informazione britannica. «L’acquisizione proposta avrebbe conseguenze gravi e di vasta portata per la pluralità dei media», scrivevano. News Corporation ritirò l’offerta e rinunciò all’affare la scorso estate, durante lo scandalo per le intercettazioni illegali a News of the World.

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foto: AP Photo/Jon Super