Le presunte tangenti di Finmeccanica

Il Corriere della Sera fa il punto sugli ultimi sviluppi delle indagini di Napoli, anche sui sospetti milioni di euro versati alla Lega Nord

Sul Corriere della Sera di oggi, Fiorenza Sarzanini fa il punto sugli ultimi sviluppi dell’inchiesta di Napoli su Finmeccanica, la holding specializzata nella produzione e gestione dei sistemi di difesa. Alcuni documenti di una società fiduciaria svizzera proverebbero l’esistenza di un sistema di tangenti per ottenere commesse e per finanziare la politica italiana, che potrebbe aver coinvolto anche la Lega Nord. Si parla di almeno 10 milioni di euro che secondo Lorenzo Borgogni, ex capo delle relazioni istituzionali di Finmeccanica e ora testimone nell’inchiesta, sarebbero stati anche “utilizzati per soddisfare le esigenze dei partiti e in particolare quelle del Carroccio”.

Erano in una fiduciaria svizzera i documenti che proverebbero il pagamento di tangenti da parte di Finmeccanica per ottenere commesse estere. E per finanziare la politica italiana. Milioni di euro versati dopo la sigla dell’accordo per la vendita di 12 elicotteri di Agusta Westland al governo indiano. È il sistema già accertato in altre indagini per creare «fondi neri». Denaro che in parte potrebbe essere finito nelle casse della Lega Nord. I documenti sono stati recuperati dai magistrati napoletani che indagano sugli affari della holding specializzata in sistemi di difesa. Nei loro fascicoli ci sono i verbali di due testimoni «eccellenti» come Lorenzo Borgogni – ex capo delle relazioni istituzionali – e Francesco Tuccillo, ex presidente di Finmeccanica Africa.

Sono i manager dell’era di Pierfrancesco Guarguaglini e dunque le loro dichiarazioni vanno «pesate» visto che l’attuale dirigenza li ha messi all’angolo. Ma le verifiche effettuate attraverso una rogatoria internazionale avrebbero consentito di ottenere i primi preziosi riscontri a quanto è stato raccontato. E di porre al centro della scena un consulente di Lugano specializzato nelle transazioni finanziarie con il governo di New Delhi. Si chiama Guido Ralph Haschke, è l’uomo che ha consentito all’Agusta di chiudere l’affare. Ed è proprio nella sua società – la Gadit – e in altre «controllate» che i pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio ed Henry John Woodcock avrebbero acquisito ieri gli atti che dimostrerebbero la genuinità dei racconti verbalizzati. E consentirebbero di ricostruire il percorso di almeno 10 milioni di euro «utilizzati per soddisfare le esigenze dei partiti e in particolare quelle del Carroccio», come ha sostenuto Borgogni, confortato dalle dichiarazioni di Tuccillo. Haschke è stato già indagato per corruzione internazionale e riciclaggio.

Si torna dunque a due anni fa, quando Agusta Westland, all’epoca guidata da Giuseppe Orsi (attuale amministratore delegato di Finmeccanica) chiude un contratto con il governo indiano per la fornitura di 12 elicotteri, sbaragliando la concorrenza della statunitense Sikorsky Aircraft Corporation che voleva piazzare i suoi S-92. Si tratta del modello Vip, sono i mezzi allestiti per il trasporto di personalità di governo che per l’azienda italiana sono certamente uno dei punti di forza. Il prezzo concordato sfiora il miliardo e mezzo di euro. Mediatore dell’affare è proprio Haschke. Nei suoi numerosi interrogatori Borgogni sostiene che il compenso del consulente, inizialmente fissato in 41 milioni di euro, è stato poi alzato fino a 51 milioni di euro. E spiega che questa variazione si è resa necessaria perché «Orsi aveva chiesto ad Haschke di rinunciare a 9 milioni che gli sarebbero stati erogati in seguito, ma il consulente ha rifiutato e così si è deciso di bonificare a lui i soldi che sarebbero stati poi destinati ai partiti e in particolare alla Lega, che doveva sponsorizzare la nomina di Orsi al vertice della holding , come poi effettivamente è accaduto».

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