Scalfaro, Totò e il bolerino

Con la morte di Oscar Luigi Scalfaro, assieme alle molte testimonianze e documenti sulla sua vita, alcuni siti stanno raccontando di nuovo la pittoresca polemica che lo contrappose a Totò nel 1950, e su cui ci furono versioni diverse.

Scalfaro era a pranzo “da Chiarina”, un ristorante di via della Vite a Roma. All’epoca aveva 32 anni. Con lui c’erano altri due deputati Dc, Sampietro e Titomanlio. Ma fu lui a sentirsi scosso dalla vista della signora Edith Mingoni in Toussan, una bella bionda di trent’anni, “colpevole” di essersi tolta – probabilmente per il gran caldo – un bolerino che ne metteva in risalto la scollatura.
A quel punto Scalfaro si alzò dal suo tavolo e andò direttamente a quello della signora, dove le avrebbe detto: “È uno schifo! Una cosa indegna e abominevole! Lei manca di rispetto al locale e alle persone presenti. Se è vestita a quel modo è una donna disonesta. Le ordino di rimettere il bolerino”.
Secondo altre versioni Scalfaro si limitò a chiedere al padrone del ristorante di intervenire.
Ne nacque, comunque, uno scandalo anche parlamentare.
La signora, si seppe dopo, era una militante di un partito di destra, il Movimento Sociale Italiano e prima suo padre, che era un colonnello dell’aeronautica carico di decorazioni, poi suo marito sfidarono Scalfaro a duello.
Ma l’allora giovane deputato rifiutò a battersi, spiegando che la sua fede glielo impediva.
Edith, invece, passato il clamore, si rinchiuse nel silenzio, ricordando – molti anni dopo – che quell’episodio le aveva rovinato la vita.
La storia passò alle cronache come “il caso del prendisole”.
La polemica continuò a divampare e sull’Avanti fu pubblicata anche una letterà di Totò, in cui il famoso attore criticava a “vigliaccheria” di Scalfaro.
Ecco il testo, che ricostruisce anche il clima infuocato di anni ormai lontani da noi.
“Ho appreso dai giornali che Ella ha respinto la sfida a duello inviataLe dal padre della signora Toussan, in seguito agli incidenti a Lei noti. La motivazione del rifiuto di battersi da Lei adottata, cioè quella dei princìpi cristiani, ammetterà che è speciosa e infondata.
Il sentimento cristiano, prima di essere da Lei invocato per sottrarsi a un dovere che è patrimonio comune di tutti i gentiluomini, avrebbe dovuto impedire a Lei e ai Suoi Amici di fare apprezzamenti sulla persona di una Signora rispettabilissima.
Abusi del genere comportano l’obbligo di assumerne le conseguenze, specialmente per uomini responsabili, i quali hanno la discutibile prerogativa di essere segnalati all’attenzione pubblica, per ogni loro atto.
Non si pretende da Lei, dopo il rifiuto di battersi, una maggiore sensibilità, ma si ha il diritto di esigere che in incidenti del genere, le persone alle quali il sentimento della responsabilità morale e cavalleresca è ignoto, abbiano almeno il pudore di sottrarsi al giudizio degli uomini, ai quali questi sentimenti e il coraggio civile dicono ancora qualcosa”.