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  • Giovedì 12 gennaio 2012

Le foto della petroliera Renda, in Alaska

Le spettacolari immagini dal Mare di Bering della nave diretta a rifornire di carburante la città di Nome

The 420-foot Coast Guard Cutter Healy breaks ice in the Bering Sea to assist the tanker Renda make way toward approximately 165 miles from Nome, Alaska, Sunday Jan. 8, 2012. The Coast Guard icebreaker is cutting a path through icy seas for a Russian tanker carrying much-needed fuel for the iced-in Alaska city of Nome. (AP Photo/U.S. Coast Guard/Petty Officer 3rd Class Jonathan Lally)
The 420-foot Coast Guard Cutter Healy breaks ice in the Bering Sea to assist the tanker Renda make way toward approximately 165 miles from Nome, Alaska, Sunday Jan. 8, 2012. The Coast Guard icebreaker is cutting a path through icy seas for a Russian tanker carrying much-needed fuel for the iced-in Alaska city of Nome. (AP Photo/U.S. Coast Guard/Petty Officer 3rd Class Jonathan Lally)

La petroliera russa Renda sta avanzando lentamente nel ghiaccio del Mare di Bering per rifornire di diesel e benzina la città di Nome, nell’Alaska occidentale, in cui vivono circa 3.500 persone. La città non era riuscita a rifornirsi adeguatamente di carburante per affrontare l’inverno a causa del maltempo e delle tempeste e ora rischia di restare senza scorte prima del prossimo rifornimento, previsto in primavera.

(La spedizione verso Nome, Alaska)

La Renda – che è lunga 110 metri – trasporta circa 30.900 barili tra diesel e benzina e al momento si trova a circa 160 chilometri di distanza dalla città. L’avanzamento procede molto lentamente a causa del ghiaccio – spesso fino a tre metri – e delle correnti, nonostante l’assistenza del rompighiaccio della guardia costiera americana Healy. A causa delle temperature il ghiaccio si ricompatta in brevissimo tempo e spesso la rompighiaccio è costretto a ripetere l’operazione rallentando di molto gli spostamenti. Per lo stesso motivo le imbarcazioni sono costrette a procedere vicine, rischiando di scontrarsi. Martedì sono avanzate di 90 chilometri mentre mercoledì di soli 15 metri. Gli spostamenti sono monitorati da un drone che sorvola la zona da un’altezza variabile da tre a quasi cento metri. Il drone raccoglie informazioni e immagini che invia ai ricercatori dell’Università dell’Alaska di Fairbanks, che si trovano sulla terraferma. A quel punto i ricercatori elaborano le informazioni e cercano di studiare la rotta più rapida e sicura.

Una volta arrivata a Nome la petroliera dovrà affrontare un crinale di ghiaccio di 7,5 metri che ostruisce il porto. Secondo i ricercatori non riuscirà ad attraccare e dovrà scaricare il carburante attraverso un tubo lungo 1,5 chilometri, di cui è attrezzata. In caso di successo, sarebbe la prima volta che l’Alaska occidentale riceverebbe un rifornimento di carburante via mare in inverno.