Come muore una stella

La foto della fine di una stella nana bianca sembra confermare le teorie sulle supernovae, le gigantesche esplosioni nei sistemi stellari

Una potente esplosione stellare, osservata a poche ore di distanza dall’arrivo della sua luce verso la Terra, ha permesso agli astronomi di confermare alcune importanti teorie sulle cause delle supernovae di “tipo la”. Con il termine supernova in astronomia si intende un’esplosione stellare enormemente energetica, che generalmente costituisce la fase finale dell’evoluzione delle stelle massicce o che è dovuta all’interazione tra una nana bianca e un’altra stella. L’esplosione è stata la più vicina al nostro sistema solare degli ultimi 25 anni e ha fornito molti indizi interessanti sulle supernovae che non contengono elio.

Secondo le teorie più accreditate, le supernovae di tipo la sono causate da una nana bianca – una stella di piccole dimensioni ma estremamente densa (dimensioni paragonabili a quelle della Terra, con una massa simile o superiore a quella del Sole) – che sottrae materiale da un’altra stella. La massa della nana bianca continua quindi ad aumentare fino a quando si verifica un’esplosione termonucleare che manda in frantumi la nana bianca.

L’evento osservato dalla Terra è stato chiamato SN 2011fe e si è verificato nella Galassia Girandola, una galassia a spirale nella costellazione dell’Orsa Maggiore che si trova a 21 milioni di anni luce da noi (198 miliardi di miliardi di chilometri). Il fenomeno è stato studiato lo scorso agosto e i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature. L’osservazione a poco tempo dall’esplosione ha permesso di identificare per la prima volta il tipo di stella a essere esplosa (in genere riusciamo solo a vedere le conseguenze dell’esplosione), mentre un altro team di ricerca dice di essere riuscito anche a identificare la stella compagna della nana bianca che avrebbe portato all’esplosione. (Le supernovae di tipo la si verificano nei sistemi stellari binari, dove due stelle orbitano intorno a un centro di massa comune.)

Basandosi sull’energia sprigionata dall’esplosione, il primo gruppo di astrofisici è arrivato alla conclusione che la stella originaria avesse un diametro pari a un decimo di quello del Sole. Era estremamente densa e compatta, dettaglio che sembra confermare anche nella pratica che si trattasse di una nana bianca. «Fino a ora le nane bianche erano coinvolte nelle supernovae di tipo la solo in teoria. Ora abbiamo infine qualcosa di concreto» spiega sul sito di Nature Andy Howell, uno degli astronomi che ha partecipato alle due ricerche scientifiche. Sempre studiando le immagini dell’esplosione, i ricercatori hanno identificato la composizione della nana bianca. Hanno trovato alcune tracce di carbonio e, per la prima volta, di ossigeno. Questi dati sembrano confermare che la nana bianca fosse formata principalmente dai due elementi e potrebbe offrire nuovi indizi su come si possa formare la vita nello spazio.

I risultati ottenuti dai due gruppi di ricerca sono importanti non solo per comprendere meglio il fenomeno delle supernovae di tipo la, ma anche per approfondire le nostre conoscenze su alcune dinamiche che interessano l’Universo. Le supernovae di tipo la vengono usate dagli astronomi come “candele standard”, cioè oggetti di cui si pensa di conoscere con certezza la luminosità e che possono essere quindi utilizzati per stimare le distanze nello spazio (si confronta la loro luminosità propria con quella apparente). Sulla base dei dati forniti dalla loro luminosità i ricercatori hanno elaborato in parte le teorie sull’espansione dell’Universo, dunque una loro approfondita conoscenza è essenziale per capire meglio come si stia evolvendo tutto ciò che c’è là fuori.