• Mondo
  • Domenica 4 dicembre 2011

Chi è Boris Ivanishvili

La storia del miliardario che vuole diventare presidente della Georgia, rivale del filo-occidentale Saakashvili: un uomo di cui sentiremo parlare

Boris “Bidzina” Ivanishvili è una delle duecento persone più ricche del mondo: la rivista statunitense Forbes nella sua classifica più recente lo ha messo al 185° posto, con una ricchezza stimata in 4,1 miliardi di euro. Il 5 ottobre 2011 Ivanishvili, che è georgiano, ha annunciato ufficialmente la formazione di un movimento politico e l’intenzione di concorrere alle elezioni legislative del 2012.

In questo momento sul sito personale di Ivanishvili è in bella vista una foto di Kakha Kaladze, l’ex difensore del Milan attualmente al Genoa (una celebrità in Georgia, dove è capitano della nazionale da quindici anni). Kaladze, fotografato durante una conferenza stampa del 30 novembre a Genova, indossa una felpa nera su cui campeggia il simbolo in oro di “Georgian Dream”, il movimento politico di Ivanishvili.

Chi è Bidzina Ivanishvili
Boris Ivanishvili (ma tutti lo conoscono con il soprannome “Bidzina”) ha 55 anni ed è nato in una famiglia povera di Chorvila, un villaggio della Georgia centrale. I suoi buoni risultati scolastici gli permisero di studiare ingegneria ed economia all’università statale di Tbilisi e poi, nel 1982, all’Università di Mosca di Ingegneria Ferroviaria. Per mantenersi dava lezioni di fisica, e un giorno conobbe un altro insegnante di un suo alunno, Vitalij Malkin. I due entrarono in affari insieme, nella Russia degli ultimi anni del comunismo.

Iniziarono importando materiale elettronico e nel 1990 avevano abbastanza soldi (circa 80.000 euro) da aprire una nuova banca, Rossiskij Kredit, che aveva i suoi uffici in poche stanze all’interno di un edificio che ospitava un asilo. I russi avevano un grande desiderio di convertire i loro rubli in monete occidentali più solide, dato che l’Unione Sovietica si avvicinava al collasso, e questo fece la fortuna di Ivanishvili e Malkin.

Quando iniziò la grande campagna di privatizzazioni delle società di Stato sovietiche, il comportamento di Ivanishvili e Malkin fu molto diverso da quello che avrebbe reso la maggior parte dei nuovi capitalisti d’assalto gli oligarchi della Russia di oggi. Ivanishvili cercò di rimanere il più possibile lontano dal coinvolgimento con gli apparati di sicurezza dello Stato e dagli investimenti che garantivano ritorni più immediati, ma spesso causavano gli scontri più violenti di una società in rapida trasformazione, e dove le bande armate erano troppo diffuse. Ivanishvili preferiva restare dietro le quinte, lasciando il lavoro delle pubbliche relazioni a Malkin, e investì invece nelle miniere di ferro, molto meno richieste.

Nell’arco di pochi anni allargò i suoi affari all’edilizia di Mosca (possiede due hotel a 5 stelle) e nel settore commerciale, con la catena di supermercati Doctor Stoletov. Amante della Francia e della pittura, colleziona dipinti di grandi autori del XX secolo: possiede opere di Peter Doig, Frida Kahlo e Pablo Picasso, di cui ha acquistato Dora Maar au Chat in uno degli acquisti di quadri più costosi di sempre. Nel 2010 ha ricevuto la cittadinanza francese, che ha aggiunto a quella georgiana e a quella russa, che già avevano i suoi quattro figli (suo figlio Bera è il più famoso rapper georgiano, e a lungo è stato più conosciuto in patria di suo padre).

Dopo essere diventato ricco in Russia, Malkin è tornato stabilmente a Chorvila con la famiglia intorno al 2004, impegnandosi molto attivamente nella beneficenza. L’annuncio della candidatura di Ivanishvili, ai primi di ottobre, ha cambiato improvvisamente il panorama politico del paese.

Il ritorno di Ivanishvili
Nel gennaio del 2004, Mikheil Saakashvili, il leader carismatico dell’opposizione al vecchio presidente Shevardnadze, vinse le elezioni presidenziali con il 96 per cento dei voti. Eduard Shevardnadze, ex funzionario di partito sovietico e già potente ministro degli esteri nel governo di Gorbaciov, lasciava il paese in profonde difficoltà economiche, che molti attribuivano alla corruzione e all’inefficienza del suo governo. L’opposizione aveva organizzato manifestazioni di massa, che avevano portato alla rivoluzione pacifica detta “delle rose” nel 2003 e all’inarrestabile ascesa di Saakashvili.

Quando diventò presidente, Saakashvili era il capo di stato più giovane di tutta l’Europa, a soli 36 anni. Istruito in Occidente, carismatico e brusco, avviò subito una serie di radicali riforme modernizzatrici e si scontrò duramente con la Russia per il controllo delle regioni separatiste georgiane dell’Abkhazia e dell’Ossetia del Sud. Lo scontro diventò guerra aperta nel 2008, un conflitto disastroso per la Georgia, che venne rapidamente travolta sul campo. La popolarità di Saakashvili, da allora, è crollata, ma il suo partito è rimasto saldamente aggrappato al potere, grazie al controllo totale sugli organi dello Stato, sui governi locali e sui mezzi di comunicazione.

Fino a pochi mesi fa, nessuno in Georgia immaginava che Ivanishvili avesse ambizioni presidenziali. Negli ultimi dieci anni ha finanziato la costruzione della chiesa di Sameba, la più grande della capitale, e ha eretto un gigantesco palazzo in cemento e vetro che guarda Tbilisi da un’altura vicina, ma la sua persona è sempre rimasta protetta dalla più stretta riservatezza: Ivanishvili non ha cercato per anni nessuna pubblicità per le sue molte opere di beneficenza (cliniche, strade, parchi), e si è guadagnato il soprannome di “Conte di Montecristo”. Ivanishvili non parlava mai con i giornalisti e aveva rilasciato una sola intervista, nel 2005, a un quotidiano economico russo. Sull’origine della sua fortuna e sulla sua persona, a Tbilisi, circolavano le storie più diverse, che parlavano di zebre e di figli albini, di guadagni favolosi che venivano da una miniera d’oro o dalla vendita di cuscini in Turchia. Si diceva che mantenesse personalmente decine di artisti e intellettuali.

Nella sua unica intervista prima delle ultime settimane, Ivanishvili diceva di sé: “Non mi è mai piaciuto incontrare i giornalisti, andare alle feste, essere il centro dell’attenzione. Non faccio feste neppure per il mio compleanno.”

Un lungo articolo del luglio 2010 sul mensile britannico Prospect racconta che a Sachkhere, la cittadina vicino al suo villaggio natale, Ivanishvili ha finanziato la costruzione di una nuova stazione di polizia, la caserma locale dell’esercito, una biblioteca, uno stadio, una stazione dei pompieri, una ventina di scuole nella zona, la strada principale per Gomi, un depuratore e un cinema, che finora è inutilizzato perché l’amministrazione locale non si può permettere il noleggio delle pellicole da proiettare.

A Chorvila ogni famiglia riceve da Ivanishvili circa 100 euro (con un contributo di 1500 euro per ogni matrimonio o funerale), le bollette del gas e dell’elettricità sono pagate da lui e ogni casa ha avuto in regalo un frigorifero e un televisore. Quasi tutti lavorano nelle sue imprese. Ivanishvili pagava mensilmente anche dottori (ha ristrutturato l’ospedale) e insegnanti, la sanità era gratuita per chiunque avesse una carta di identità di Sachkhere. Fino ai primi mesi del 2009 Ivanishvili pagava le bollette non solo di Chorvila, ma di altre 60.000 persone nella regione: dovette smettere dopo che nelle case le luci restavano accese 24 ore su 24.

Ivanishvili contro Saakashvili
Il governo di Saakashvili non ha reagito bene all’annuncio della candidatura di Ivanishvili. L’11 ottobre il ministro della Giustizia gli ha revocato la cittadinanza georgiana, dato che la doppia cittadinanza è permessa nel paese solamente attraverso un decreto personale del presidente della Repubblica. Ivanishvili non lo aveva richiesto, ma aveva promesso di rinunciare alla cittadinanza francese e a quella russa, così come di vendere tutte le sue attività economiche nel paese confinante (da cui, ha dichiarato, programma di guadagnare un miliardo e mezzo di euro). Secondo la legge georgiana chi non è cittadino del paese non può fondare un partito né partecipare in alcun modo alla vita politica. Ma Ivanishvili ha ricevuto il sostegno del patriarca della Chiesa Ortodossa Georgiana in persona, che in un sermone domenicale ha dichiarato che un “patriota” come Ivanishvili merita di riavere indietro la cittadinanza.

Il 19 ottobre, la polizia sequestrò “diversi milioni di dollari e di euro” da un convoglio armato della Cartu Bank, di proprietà di Ivanishvili, e arrestò sei persone. Come riportò Bloomberg, i correntisti iniziarono a ritirare i loro risparmi dalla banca, ma nell’arco di pochi giorni vennero aperti fino a 2.000 nuovi conti per sostenere la proprietà di Ivanishvili.

In una intervista recente a Foreign Policy, Ivanishvili ha spiegato a lungo il perché della sua candidatura. In passato ha sostenuto il governo Saakashvili, che ha incontrato personalmente molte volte prima del 2008, ma si è allontanato dall’attuale presidente dopo le presidenziali del 2008, che reputa truccate, e ha iniziato a “studiare” l’opposizione. Quando ha concluso che questa, da sola, non sarebbe mai stata in grado di sconfiggere il presidente in carica, ha deciso di impegnarsi personalmente. Le riforme modernizzatrici di Saakashvili, dice, “sono uno shock per la gente. Oggi riforma, ogni suo passo mette in crisi la gente. Il governo ha creato un’economia di facciata, una facciata per tutto il paese”.

Ivanishvili è sicuro che vincerà alle prossime legislative e presidenziali, che sono in programma rispettivamente per ottobre 2012 e ottobre 2013. Si è alleato con due piccoli partiti dell’opposizione con un solido passato e una reputazione di indipendenza, tra cui quello del filo-occidentale Irakli Alasania, ex ambasciatore georgiano all’ONU, ma è sicuro di guadagnare gran parte dei voti da solo. Rigetta come “assurde” le accuse di essere un agente degli interessi russi, e promette che riaprirà un canale di dialogo con la Russia per uscire dall’attuale “stagnazione” dei rapporti tra i due stati. Promette che non intende rimanere al potere più dello stretto necessario: “cambierò la Georgia, e poi semplicemente me ne andrò”.

Ma come ricorda Tengiz Ablotia su Osservatorio Balcani e Caucaso, l’attuale sistema elettorale georgiano favorisce il partito in carica, il Movimento Unito Nazionale del presidente Saakashvili. Metà dei seggi è eletta con il proporzionale, dove Ivanishvili potrebbe ottenere un grande risultato, ma l’altra metà con un maggioritario a turno unico, dove il candidato con il maggior numero di voti in ciascuna circoscrizione elettorale guadagna il seggio. Nel maggioritario, il controllo dei mezzi di comunicazione e le risorse del partito di governo saranno probabilmente decisive.

foto: VANO SHLAMOV/AFP/Getty Images