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  • Giovedì 10 novembre 2011

Un campo profughi nel Sud Sudan è stato bombardato

Sono morte 12 persone e il governo ha detto che è stato il Sudan, accusato di preparare un'invasione

Funzionari governativi del Sud Sudan hanno detto che un aereo militare proveniente dal Sudan ha attraversato il confine tra i due stati e ha sganciato bombe su un campo profughi che ospita migliaia di persone. Almeno 12 persone sono morte e venti sono rimaste ferite. Il bombardamento è avvenuto intorno all’una del pomeriggio di oggi, ora italiana.

Il campo profughi di Yida, nel governatorato dell’Alto Nilo, si trova a pochi chilometri dal confine con il Sudan. Ci vivono circa 15.000 profughi, che nel corso del tempo hanno dovuto abbandonare le zone contese a causa degli scontri. Salva Kiir, il presidente del Sud Sudan, ha dichiarato oggi che teme che il governo del Sudan intenda invadere presto il paese confinante. Da parte sua, il Sudan ha rifiutato le accuse.

Le tensioni tra i due paesi
Le tribù africane dell’allora zona meridionale del Sudan hanno combattuto contro il governo del nord, in maggioranza arabo, una guerra civile più che ventennale, che si è conclusa solo nel 2005 con un accordo di pace e la decisione di tenere un referendum per decidere dell’indipendenza del sud del paese. Il referendum si è tenuto a gennaio del 2011, e ha visto la vittoria dei favorevoli all’indipendenza con una percentuale superiore al 90 per cento. Il 9 luglio del 2011 il Sud Sudan è diventato quindi il più giovane paese del mondo.

Ma le tensioni con il nord sono continuate per dispute territoriali e per la gestione delle risorse petrolifere. Il Sudan ha accusato il Sud Sudan di sostenere i gruppi armati che operano negli stati sudanesi del Nilo Azzurro e del Kordofan Meridionale, e ha dichiarato di aver presentato una denuncia ufficiale al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

I ribelli che operano nei due stati sudanesi sono parte delle forze in passato riunite sotto il Movimento di Liberazione del Popolo Meridionale (Southern People’s Liberation Movement, SPLM), che attualmente è la forza di governo in Sud Sudan: il presidente Kiir ha detto però che ogni relazione con i ribelli oltre confine è terminata con l’indipendenza. Nella regione di confine di Abyei, contesa tra i due stati, si trova una forza di peacekeeping etiope.

L’altra questione centrale è quella del petrolio. Nel territorio del Sud Sudan si trovano i tre quarti delle riserve di petrolio del Sudan prima della secessione, ma tutto il petrolio deve essere trasportato attraverso oleodotti che attraversano il vicino settentrionale. Il Sudan, che dopo la perdita dei territori meridionali ha subito una grave crisi economica e un grande aumento dell’inflazione (stimata intorno al 21% in ottobre), intende ottenere una parte maggiore dei profitti del petrolio rispetto a quanto il Sud Sudan sembra disposto a concedergli. Le entrate derivanti dal petrolio contano per il 98% delle entrate del nuovo stato, ma la mancanza di lavoratori qualificati e l’instabilità delle regioni di confine hanno portato a un calo della produzione del 25% nei quattro mesi di vita del nuovo stato.

Il ministro della difesa del Sud Sudan, John Kong
foto: ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images