Guida alle elezioni in Tunisia
Il 23 ottobre si vota per eleggere l'Assemblea costituente: in campo un grosso partito di ispirazione islamica e molti più piccoli partiti laici
In Tunisia è iniziata la campagna elettorale per le prime elezioni dopo la caduta del regime di Zine El Abidine Ben Ali, avvenuta il 14 gennaio scorso dopo 23 anni di dittatura. Il 23 ottobre oltre 7 milioni di tunisini sceglieranno tra 80 partiti e centinaia di candidati indipendenti i 217 membri dell’Assemblea Costituente, che avrà il compito di stilare la nuova Costituzione. Inizialmente le elezioni dovevano tenersi a luglio ma sono state posticipate su richiesta della Commissione elettorale per ragioni logistiche. L’Unione europea manderà 150 osservatori per controllare la regolarità del voto.
La maggioranza dei partiti è alle prese con la sua prima elezione: molti si sono appena formati, altri erano banditi dal governo e operavano all’estero. La principale sfida è quella tra i partiti di ispirazione islamica, che chiedono una maggiore influenza della religione nella sfera pubblica, e quelli laici, che vogliono mantenere una separazione tra precetti religiosi e leggi dello Stato. Al Jazeera ha compilato un elenco dei principali partiti candidati alle elezioni.
Al-Nahda
Il Movimento della Rinascita, chiamato anche Ennahda, è stato fondato nel 1981 ed è al primo posto negli ultimi sondaggi, con il 25 per cento delle preferenze delle persone intervistate. Nelle elezioni del 1989 era stato il secondo partito più votato dopo il Raggruppamento Costituzionale Democratico di Ben Ali. Poco dopo è stato messo al bando e il suo leader Rached Ghannouchi è stato costretto a rifugiarsi nel Regno Unito. Ennahda è nato come un partito fondamentalista, ma negli anni successivi ha ammorbidito le sue posizioni. Ghannouchi, che dopo la caduta di Ben Ali è tornato in Tunisia e in passato ha inneggiato alla violenza per rovesciare i governi occidentali. Ora sta cercando di rassicurare l’elettorato, tra qualche accusa di ambiguità: promette pari diritti a uomini e donne e spiega di essere contrario all’imposizione del velo nel nome dell’Islam e del suo divieto in nome del secolarismo. Sostiene la democrazia, il pluralismo ed è disposto a leggere aperture a Occidente. Il partito poggia il suo consenso soprattutto nelle zone rurali della Tunisia.
Il Partito democratico progressista
È stato fondato nel 1983 da un avvocato, Ahmed Najib Chebbi, ed è uno dei pochi partiti ammessi dal regime di Ben Ali. È laico e considera al-Nahda il suo principale rivale. Nel 2006 Maya Jribi è diventata segretario generale del partito, la prima donna a ricoprire questo ruolo in Tunisia. Il Partito democratico progressista propone l’aumento del salario minimo e una serie di facilitazioni per incrementare gli investimenti stranieri in Tunisia. I sondaggi lo danno al 16 per cento.
Ettakatol
Conosciuto anche come il Forum Democratico per il Lavoro e la Libertà, secondo i sondaggi si contende il ruolo di seconda forza con il Partito democratico progressista. È un partito di centrosinistra, è stato fondato nel 1994 e legalizzato nel 2002, e sottolinea l’importanza della trasparenza e della lotta alla corruzione. A settembre ha pubblicato il suo bilancio e altre informazioni sui suoi membri. Secondo Tunisia Live – il primo sito tunisino di notizie in inglese – Ettakatol guadagna 20.000 nuovi iscritti ogni settimana ed è uno dei pochi partiti tunisini che chiede leggi eque sull’eredità tra uomini e donne e la condanna delle violenze sessuali dei mariti sulle mogli. Nessuna delle liste del partito però è guidata da una donna.
Congresso per la Repubblica
È un partito laico di centrosinistra. È stato fondato nel 2001 e messo al bando dal regime l’anno successivo. Il suo fondatore si chiama Moncef Marzouki, è un attivista per i diritti umani e durante il regime si è rifugiato in Francia, da dove ha guidato il partito prima di ritornare in Tunisia in seguito alla rivoluzione. Il programma del Congresso per la Repubblica è incentrato sulle libertà civili, come l’abolizione della polizia politica e della censura e l’approvazione di una Costituzione rispettosa della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. I sondaggi lo danno all’8 per cento.
L’Unione patriottica e libera
Secondo Al Jazeera è il più interessante e controverso tra i partiti politici fondati dopo la caduta del regime. Il suo leader è Slim Riahi, un uomo d’affari di 39 anni che è cresciuto in esilio e ha fatto fortuna in Libia. Riahi è tornato in Tunisia dopo la caduta del regime, definisce il suo un partito centrista, a favore dell’economia di mercato e dei valori occidentali, e considera al-Nahda il suo rivale principale. In realtà secondo i sondaggi le persone che hanno intenzione di votarlo sono pochissime. Ad agosto Riahi ha detto di voler comprare il 20 per cento delle quote di Dar Assabah, un importante giornale pubblico tunisino, e per questo molti blogger lo hanno definito una specie di «Berlusconi tunisino», anche se non è candidato per nessuna carica personale.
Il Partito comunista dei lavoratori tunisini
È un partito di ispirazione marxista leninista, fondato nel 1986 e dichiarato illegale dal regime. Gran parte dei suoi candidati proviene dalle regioni costiere del Paese. È ben organizzato e molto conosciuto tra gli studenti. Il partito è guidato da Hamma Hammami, che in passato è stato imprigionato, torturato e minacciato di morte per la sua attività politica.
Polo democratico per la modernità
È nato a maggio dall’alleanza di quattro partiti di centrosinistra ed è l’unico partito importante le cui liste sono guidate per metà da donne. Nelle sue liste c’è anche il candidato più giovane: Amal Nasser, uno studente di 24 anni. Il Polo democratico per la modernità chiede l’abolizione della pena di morte – che però non viene impiegata da 20 anni – e delle leggi sull’eredità che discriminano i cittadini in base al genere.
Gli altri
Ci sono poi sette partiti sono stati fondati da membri del Raggruppamento Costituzionale Democratico, il partito di Ben Ali che dissolto dopo la caduta del regime. Infine, anche in Tunisia c’è il Partito Pirata: è diventato famoso a gennaio quando alcuni suoi membri sono stati arrestati dal regime per aver partecipato alle proteste anti-governative. Slim Amamou, uno dei membri del partito, è stato imprigionato e torturato: dopo la caduta di Ben Ali è diventato ministro per i Giovani e lo Sport del governo di transizione. Si è dimesso a maggio dopo che il governo aveva deciso di bloccare alcuni siti Internet.
foto: AP Photo/Amine Landoulsi