Mentana su Santoro e La7

La notizia della rottura delle trattative tra Michele Santoro e La7 ha dato inizio a una serie di speculazioni, suffragate dalle parole dello stesso Santoro riguardo il “gigantesco conflitto di interessi” che gli ha impedito di passare all’emittente televisiva di Telecom. Oggi sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo intervista Enrico Mentana, che a sua volta ha commentato più volte la chiusura della trattativa e dice di avere parlato col presidente esecutivo di Telecom, Franco Bernabé, e col presidente di Telecom Italia Media, Giovanni Stella.

«Mi hanno telefonato sia il presidente esecutivo di Telecom, Bernabé, sia il presidente di Telecom media, Stella. E mi hanno spiegato che è stata una loro scelta. Santoro chiedeva assoluta libertà. L’editore, accordandogliela, rivendicava il diritto di conoscere i contenuti delle trasmissioni, dovendone rispondere».

Libertà vigilata.
«Sia io, sia lei, qualsiasi giornalista non può dire o scrivere quel che gli pare. Esistono obblighi di legge».

Santoro parla di un veto di Berlusconi. Secondo lei è così?
«Ripeto: il giorno successivo a una rottura è quello delle accuse più gravi. Se non credessi alle parole che mi hanno detto oggi (ieri, ndr) Bernabé e Stella, avrei già dato le dimissioni. Se resto è perché ci credo; anche perché non stiamo parlando di Jack lo Squartatore e Arsenio Lupin. Ora diranno che Santoro non era adatto a La7, o che La7 non è libera. Non è così. E sono convinto non sia detta l’ultima parola: non rinuncio all’idea di avere sulla rete per cui lavoro trenta serate di televisione di qualità l’anno prossimo»