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  • Sabato 2 luglio 2011

Domani si vota in Thailandia

Una guida per capire le elezioni di domani: si sfidano il Partito Democratico e la sorella di un imprenditore in esilio, già premier dal 2001 al 2006

Domani, domenica 3 luglio, si terranno le elezioni in Thailandia per rinnovare i 500 seggi della Camera dei Rappresentanti. Si tratta delle prime elezioni politiche nazionali dal dicembre 2007. Le previsioni danno vincente il Partito Pheu Thai di Yingluck Shinawatra, che sfida il Partito Democratico del premier uscente Abhisit Vejjajiva, ma se il PTP non dovesse raggiungere la maggioranza assoluta si aprirebbero le contrattazioni con i partiti minori, lasciando aperto qualunque scenario.

Il sistema elettorale
La maggior parte dei seggi della Camera, 375 su 500, verrà eletta in collegi uninominali, in cui sarà eletto il candidato con il maggior numero di voti (senza secondo turno, insomma). I restanti 125 seggi sono ripartiti con il sistema proporzionale tra liste di coalizione, in larghe circoscrizioni elettorali che contengono molte province.

La situazione politica
La Thailandia attraversa una crisi politica che dura dal 2006, e che ha passato fasi molto confuse. Nel paese la politica è estremamente polarizzata ed estremamente violenta, spesso dipendente da grandi movimenti di piazza e dall’intervento dei militari sui governi. L’esercito è fortemente politicizzato e si considera il garante dell’unità nazionale e il custode della monarchia, un’istituzione che ha un grande valore simbolico per i thailandesi.

Attualmente le maggiori fazioni sono due. Una è quella che sostiene ancora la figura di Thaksin Shinawatra, il vero centro polarizzante della politica del paese negli ultimi dieci anni. Shinawatra è un ricco uomo d’affari che fu primo ministro dal 2001 al 2006 con il partito Thai Rak Thai (“I thailandesi amano la Thailandia”, TRT). La sua azione di governo era improntata a un populismo che gli ha garantito un grande sostegno tra i thailandesi più poveri nel nordest del paese, grazie a un indiscutibile sostegno economico alle fasce più deboli della popolazione e a una politica di sostanziose spese pubbliche. I suoi oppositori lo accusavano di violazione dei diritti umani, autoritarismo e corruzione.
Contro Shinawatra vi furono le proteste dell'”Alleanza popolare per la democrazia”, le cosiddette “camicie gialle”: un grande movimento di piazza dai contorni poco definibili come quelli che scuotono periodicamente la politica thailandese, ma che sostanzialmente aveva una base ultranazionalista e monarchica. L’esercito intervenne nel settembre 2006, bandì il TRT, scrisse una nuova costituzione e indisse nuove elezioni nel dicembre 2007. Bisogna ricordare che l’esercito era stato un’altra forza di opposizione al governo di Thaksin Shinawatra, il quale, da parte sua, aveva avuto spesso attriti con l’esercito e con la monarchia. Nel 2006 Thaksin Shinawatra abbandonò il paese e negli ultimi anni aveva vissuto a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, paese di cui ha anche preso la cittadinanza.

L’altro blocco è quello del Partito Democratico: il più antico partito thailandese, tradizionalmente liberale, conservatore e monarchico, che ha svolto in passato il ruolo di opposizione ai regimi militari ma che dal 2001 è visto come il partito delle elite benestanti e conservatrici di Bangkok. Il suo candidato è il primo ministro uscente Abhisit Vejjajiva, che governa dal 2008 dopo una fase molto complessa seguita all’intervento dell’esercito del 2006, e che ha affrontato le proteste delle “camicie rosse”, sostenitori di Thaksin riuniti nel “Fronte unito per la democrazia contro la dittatura”. La repressione violenta delle manifestazioni ha portato a circa 90 morti lo scorso anno.
Il governo uscente è riuscito a gestire abbastanza bene la crisi economica globale, ma nei suoi provvedimenti si può vedere l’influenza degli anni di governo di Thaksin: anche il governo del Partito Democratico ha intrapreso sostanziosi programmi di spesa pubblica.

I partiti
La campagna elettorale è stata generalmente pacifica, e gran parte dell’attenzione dei candidati è stata per Bangkok: il Partito Pheu Thai è molto forte al nord e al nordest, mentre il Partito Democratico ha la sua roccaforte nelle province del sud. La differenza la farà, come anche alle scorse elezioni, il voto della capitale e della Thailandia centrale.

Pheu Thai (PTP, “Per la Thailandia”) – È l’ennesima incarnazione politica della fazione di Thaksin Shinawatra, che dopo l’esilio volontario è stato condannato a due anni di carcere in contumacia. Il Pheu Thai è guidato da Yingluck Shinawatra, 43 anni e sorella di Thaksin, che lui ha definito “il mio clone”. Yingluck si è rivelato un candidato migliore delle aspettative, dando un’immagine di sé moderna e sorridente, e i toni della sua campagna sono stati piuttosto concilianti: ha annunciato che non cerca vendette per quanto accaduto in passato e ha evitato di parlare del possibile ritorno del fratello in caso di vittoria, anche se ha annunciato un’amnistia per gli uomini politici condannati in passato.

Partito Democratico – Il Partito Democratico ha fatto campagna soprattutto su temi economici, cercando di rincorrere le promesse a volte piuttosto stravaganti dell’avversaria (come quella di tablet gratuiti per i ragazzi). Prima di indire le elezioni il governo ha aumentato la spesa, e ha promesso che in futuro aumenterà i salari minimi.

I partiti minori – Anche se la politica thailandese appare molto polarizzata dall’esterno, spesso i meccanismi di formazione dei governi dipendono dai partiti minori, che sono pronti a cambiare alleanza sulla base di accordi che hanno molto poco a che fare con l’ideologia. Si tratta spesso di partiti con un forte radicamento in alcune zone del paese e molto personalizzati. Tra questi, il maggiore è il Bhumjai Thai (bhumjai significa “orgoglio”) che controlla 32 seggi nel parlamento appena sciolto, ed è la forza politica di Newin Chidchob. Newin proviene dal nordest della Thailandia ed è diventato molto popolare negli ultimi mesi dopo che la sua squadra di calcio si è rivelata la dominatrice del campionato thailandese.

Yingluck Shinawatra al comizio conclusivo di Bangkok.
Solleva il dito indice perché il suo partito è il primo sulla scheda elettorale.
foto: Athit Perawongmetha/Getty Images