Il mercato nero dei meteoriti

Migliaia di frammenti vengono messi in vendita illegalmente online, privando i ricercatori di importanti reperti per i loro studi

Negli ultimi anni si è sviluppato online un mercato molto fecondo legato alla vendita e allo scambio di meteoriti. Oltre ai siti specializzati, le offerte finiscono spesso su eBay dove le aste per la vendita di un frammento di rocce venute dallo spazio raggiungono diverse migliaia di euro. Nella maggior parte dei casi, spiegano sul New York Times, si tratta di vendite illegali perché i paesi da cui provengono i frammenti solitamente vietano la vendita di questi reperti, tutelandone l’interesse e il valore scientifico. Nonostante i divieti posti dalle leggi, su Internet il mercato nero continua a conquistare nuovi clienti e i venditori vengono sanzionati raramente, perché è difficile provare con certezza la provenienza dei frammenti che distribuiscono sui siti web.

La scoperta di un cratere particolarmente ricco e significativo dal punto di vista storico causato da un meteorite in Egitto, a nord del confine con il Sudan, ha dimostrato l’ingordigia di chi è alla ricerca di nuovi frammenti. Quando sembrava ormai che gli scienziati fossero a un passo dallo scoprire le prove per risolvere un antico enigma, i saccheggiatori hanno depredato l’area, e il caos politico in Egitto sembra confermare che per un po’ gli scienziati non torneranno.

Alcuni antichi geroglifici egizi fanno riferimento a un “paradiso del ferro” e da tempo gli archeologi e gli egittologi si chiedono se in epoca antica le pietre fossero state utilizzate per realizzare manufatti. Le prove fino a ora più evidenti sono legate ad alcune suppellettili di metallo nelle quali c’è un’alta concentrazione di nichel, un elemento particolarmente raro sulla Terra. Ma i dubbi restano, perché altre ricerche hanno dimostrato come le popolazioni antiche avessero in effetti trovato alcuni giacimenti di nichel, mentre fino a poco tempo fa non era nota la presenza del cratere dovuto all’impatto di un meteorite in Egitto.

La scoperta è stata resa possibile da un team di ricerca guidato da due italiani nel 2009: Vincenzo de Michele, già curatore del Museo di Storia Naturale di Milano, e Mario di Martino dell’Osservatorio astronomico di Torino. Nel 2008 de Michele identificò il sito attraverso Google Earth e l’anno seguente, con una squadra di cui faceva parte anche di Martino, ha ritrovato il cratere costellato da circa cinquemila frammenti del meteorite che diede origine all’avvallamento. Il gruppo di spedizione decise di chiamare il cratere Kamil, come l’area di Gebel Kamil in cui si trova.

Trovata l’area, de Michele e colleghi scrissero una breve nota su un foglietto, la inserirono in una bottiglia e la collocarono al fondo del cratere. L’idea era quella di mantenere il segreto sulla scoperta per evitare che l’avvallamento, ampio circa 45 metri, potesse essere depredato, ma appena un anno dopo la bottiglia era scomparsa e il segreto non era più tale.

Nel giugno del 2010 i primi frammenti di Kamil finirono in vendita in una fiera a Ensisheim in Francia, nonostante le leggi egiziane vietino espressamente il commercio di questi reperti. Poi sono arrivati i siti internet. Su Star-bits.com i meno cari sono in vendita a circa 1.600 dollari, ma il prezzo dipende dalle dimensioni e dal peso dei singoli pezzi di meteorite. Eric Olson è uno dei gestori del sito e si difende dalle accuse sulla presunta vendita illegale del materiale: «Non ho comprato i frammenti dagli egiziani. Li ho comprati di seconda o di terza mano».

Di Martino e colleghi, in compenso, hanno un numero limitato di reperti provenienti dal cratere Kamil e non hanno le risorse finanziare per acquistarne altri, ovviamente sul mercato nero. La stessa cosa è successa a molti altri ricercatori e decine di altri siti colpiti dai meteoriti in epoche remote: i saccheggiatori arrivano, si impadroniscono delle rocce e le rivendono a caro prezzo, impedendo alla ricerca di studiare gli oggetti arrivati dallo spazio. Tuttavia, secondo alcuni ricercatori il mercato nero ha alcuni vantaggi perché consente di accedere a cataloghi di centinaia di meteoriti in giro per il mondo. Questo permette di venire a conoscenza di reperti di cui si ignorava l’esistenza, anche se bisogna fare attenzione ai truffatori che cercano di abbindolare i collezionisti.

Di Martino e colleghi sperano di poter tornare presto a Kamil per proseguire le loro ricerche e per datare con maggiore accuratezza il cratere, ma i fermenti degli ultimi mesi in Egitto potrebbero ritardare di molto l’avvio di una nuova missione. In un paper scientifico pubblicato a febbraio sulla rivista Geology, i ricercatori ipotizzano che il cratere possa essere il “paradiso di ferro” descritto negli antichi testi egizi e che l’impatto del meteorite sia avvenuto circa cinquemila anni or sono, tanto da essere osservato dalle popolazioni dell’epoca che vivevano lungo il Nilo.